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 2010  febbraio 09 Martedì calendario

Da: Alberto Pozzebon [mailto:apozzeb@tin.it] Inviato: martedì 9 febbraio 2010 12.25 A: Redazione Primapagina Oggetto: Lavoro e famiglia Egregio Dottor Dell’Arti, nella puntata odierna di prima pagina, in risposta ad un ascoltatore, ha riportato l’ esempio del congedo per maternità in Italia confrontandolo con quanto avviene negli USA quale esempio della scarsa flessibilità nel mondo del lavoro

Da: Alberto Pozzebon [mailto:apozzeb@tin.it] Inviato: martedì 9 febbraio 2010 12.25 A: Redazione Primapagina Oggetto: Lavoro e famiglia Egregio Dottor Dell’Arti, nella puntata odierna di prima pagina, in risposta ad un ascoltatore, ha riportato l’ esempio del congedo per maternità in Italia confrontandolo con quanto avviene negli USA quale esempio della scarsa flessibilità nel mondo del lavoro. Se non sbaglio, lei ha definito le mamme italiane iper-garantite rispetto agli USA. E’ vero che in Italia le madri hanno una maggiore protezione rispetto agli US, tuttavia se confrontiamo questo parametro con altri paesi OCSE (http://www.oecd.org/dataoecd/45/26/37864482.pdf), la situazione Italiana si trova poco sopra la media con 21 settimane di ”Maternity leave” (media OCSE-30, 19 settimane), mentre negli US si hanno 12 settimane. Tuttavia, la invito a considerare la durata del congedo complessivo ”Maximum length of leaves for women” (Table PF7.1), che in Italia ammonta a 47 settimane, e confrontarlo con Paesi caratterizzati da una struttura socio-economico e del mercato del lavoro più simile alla nostra, quali Germania, e Francia; la durata del congedo complessivo è rispettivamente di 159 e 162 settimane. Alla luce di questo mi sembra che la definizione che le mamme italiane sono iper-garantite è più un luogo comune che un dato di fatto. Dai dati OCSE risulta che l’Italia e uno dei paesi con i più bassi tassi di occupazione femminile e di fertilità (http://www.oecd.org/dataoecd/29/61/38752721.pdf e http://www.oecd.org/dataoecd/20/23/39696356.pdf ). La differenza tra tasso di occupazione femminile e tasso di occupazione delle mamme in Italia è simile a quello che c’è in altri paesi come US, Francia e Germania. Non è vero che le donne non lavorano per fare figli, invece è vero il contrario, ci sono meno figli perché il tasso di occupazione femminile è basso. Un altro aspetto riguarda anche la conciliazione tra lavoro e famiglia. In Italia il livello di flessibilità dell’orario del lavoro o la possibilità del lavoro da casa è tra i più bassi (Family - friendly workplace practices: http://www.oecd.org/dataoecd/1/52/43199600.pdf ). E’ basso anche il sostegno alla maternità mediante forme di childcare nei primi anni di vita (http://www.oecd.org/dataoecd/45/27/37864512.pdf ). Tutto questo discorso poi si inserisce in un contesto più ampio delle politiche famigliari. A tal proposito la invito a leggere il documento ”Public spending on family benefits” (http://www.oecd.org/dataoecd/45/46/37864391.pdf ) dove emerge tutta la desolazione della situazione italiana. Nel 2005 (ma la situazione non mi pare migliorata) si è investito in politiche famigliari l’1,3 % del PIL contro il 2,3 % della media OCSE-26. Credo che il problema della conciliazione tra lavoro e famiglia sia un punto fondamentale della crescita civile di un Paese. Vi sono sicuramente aspetti culturali che in Italia incidono sia sulla capacità delle mamme (ma anche dei papà !!) di coniugare i tempi della cura dei figli con il lavoro, sia sulla apertura e flessibilità da parte dei datori di lavoro nei confronti dei dipendenti. L’aspetto più grave è la totale mancanza di una prospettiva politica di sostegno alla famiglia, sebbene a ogni elezione vi sia una dichiarazione sulla centralità della famiglia, questa rimane costantemente disattesa. Non bastano le promesse di riduzione di tasse (quoziente famigliare), occorre una reale politica di sostegno mediante servizi, aiuti diretti e anche quoziente famigliare. Qualcosa è stato fatto, l’articolo 9 della legge 53 del 2000, prevede contributi a fondo perduto per le imprese che presentino progetti per l’introduzione di forme di flessibilità lavorativa al fine di facilitare la conciliazione lavoro-famiglia. Poi però, come spesso accade in Italia, le cose si sono complicate e quest’articolo da Lavoce.info http://www.lavoce.info/articoli/-famiglia/pagina1001519.html descrive bene la situazione. La ringrazio se vorrà esprimere una sua opinione e complimenti per la trasmissione. Distinti saluti. Alberto Pozzebon