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 2010  febbraio 09 Martedì calendario

Murray Conrad

• St. Andrews (Grenada) 19 febbraio 1953. Medico. Cardiologo di Michael Jackson (pagato 100mila euro al mese), accusato di omicidio per avergli somministrato il 25 giugno 2009 una dose eccessiva di Propofol— un farmaco utilizzato per addormentare i pazienti in sala operatoria — provocando un arresto cardiaco e quindi la morte dell’artista. Nel novembre 2011 fu condannato al massimo della pena, quattro anni di reclusione per omicidio colposo da scontare nel penitenziario della Contea di Los Angeles • «[...] Murray, come sonnifero, somministrava abitualmente a Jackson [...] il Propofol. Così fa anche la mattina del 25 giugno 2009. Il cantante, con l’ago della flebo infilato nel braccio, perde immediatamente conoscenza nel letto della sua villa di Holmby Hills, Los Angeles, 70mila euro di affitto al mese. Il medico lascia la camera da letto dove ci sono soltanto tre bombole d’ossigeno ma nessun infermiere, né strumenti per il monitoraggio del battito cardiaco. Manca un ossimetro, essenziale per controllare l’ossigenazione del sangue. Non c’è neanche un semplice defibrillatore. Così il respiro di Jackson diventa sempre più flebile, il battito del cuore sempre meno frequente — l’effetto dell’anestetico sul sistema nervoso centrale. E il blocco respiratorio. [...] Succede tutto mentre il medico dorme in un’altra camera della villa [...] a pochi metri di distanza dalla popstar morente. Il medico si sveglia, e intorno a mezzogiorno [...] trova Jackson privo di conoscenza e dà l’allarme. Cerca di rianimare la popstar — sul letto, senza spostarlo sul pavimento, cosa che faciliterebbe di molto il massaggio cardiaco — sotto gli occhi terrorizzati di uno dei figli, Pa ris. Ma Murray per qualche motivo aspetta a lungo — quasi trenta minuti — prima di permettere a uno degli inservienti della villa di chiamare il pronto intervento, il 911. E quando, dopo tre minuti e diciassette secondi dalla telefonata (una reazione da medaglia), arrivano i paramedici al numero 100 di N. Carolwood Drive, provano a rianimarlo a lungo, questa volta correttamente, sul pavimento, fino all’una e 13 [...] Quando suggeriscono di dichiarare morto il paziente. Ma l’unico medico in quella stanza è il dottor Murray, che contesta la decisione. Impone di continuare i tentativi di rianimazione, e di trasportare Jackson al pronto soccorso. La popstar, intubata, su una barella, viene portata fuori dalla villa già circondata da paparazzi e furgoni delle tv. Viene scattata la foto che fa il giro del mondo. Al pronto soccorso del Ronald Reagan Medical Center, università Ucla, i tentativi di rianimazione della salma di Jackson continuano, contro la logica, per un’ora. Finché alle 14.25 ora locale [...] Jackson viene dichiarato morto. [...]» (Matteo Persivale, “Corriere della Sera” 29/7/2009).