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 2010  febbraio 09 Martedì calendario

Monego Giulia

• Venezia 23 giugno 1981. Sciatrice. Maestra di sci estremo a Verbier, in Svizzera, campionessa del mondo di ”freeride” • «[...] famosa come la campionessa del mondo di questo sciare giù per ripidi fianchi delle montagne, senza un tracciato, senza pali, senza cronometri. Vince chi segue la linea più bella e pericolosa e chi lo fa con maggiore eleganza. [...] insegna anche agli uomini, a buttarsi giù nei fuoripista; non fra boschi o accanto ai piloni di una funivia, ma per 400 metri di pendii fino a 50 gradi di pendenza. [...] ”Il mondo del freeride è l’alpinismo all’incontrario, lo scopo è scendere dalle montagne, non salire”. Ha conquistato il suo alloro mondiale su una guglia che si chiama Bec des Rosses, 600 metri di parete fino a 48 gradi di pendenza. L’anno prima aveva vinto sul Mont Ros, lì vicino. Dice di lei: ”Sono un maschiaccio”. Poi però racconta così le sue discese estreme: ”Cerco fluidità, eleganza”. E pensare che aveva cominciato a sciare piagnucolando a nemmeno tre anni insieme con mamma e papà a Cortina d’Ampezzo. E qualche anno dopo, seguendo il maestro ”Tino” Zardini, s’innamora della velocità. Passa da uno sci club a un altro, diventa agonista, divora pali da slalom in allenamento e in gara. Arriva l’anno della squadra juniores e finisce sul secondo e terzo gradino del podio ai campionati italiani. Poi in un gigante di allenamento una torsione le fa saltare un ginocchio. Un anno ferma. Continua per un po’, poi dice basta: ”Troppo stress, sempre quei cronometri”. E c’è la scuola, il liceo scientifico, l’università a Milano in Scienze turistiche. Troppo stress Scopre con un gruppo di amici il telemark, la prima tecnica, stramba e elegante: si allunga uno sci per curvare nella neve fresca e si piega il ginocchio fino al legno, leggera torsione e il gioco (si fa per dire) è fatto. ”Mi si è aperto un mondo, quello della montagna”. Giulia diventa maestra di sci in Friuli. Vuole insegnare ”ma non con clienti fissi che mi avrebbero obbligato a stare bloccata in un posto”. Telefona a Chamonix: Monte Bianco e discese da sogno nei fuoripista. Sta per firmare l’ultimo modulo di adesione quando le telefona da Verbier un suo amico, il ”re” del telemark John Falkiner, guida alpina australiana: ”Chamonix? Ma vieni da noi. tutto vicino, gli impianti e la montagna”. Addio laguna veneziana. Verbier e freeride. [...]» (Enrico Martinet, ”La Stampa” 7/2/2007).