Roberto Bagnoli, Corriere della Sera 08/02/2010, 8 febbraio 2010
LA FEDERCONSORZI, 19 ANNI DOPO. UN CAVILLO PER FARLA RINASCERE
Ritorna dopo vent’anni il fantasma della Federconsorzi, il primo grande crac finanziario del Dopoguerra, chiuso con un buco di 4.500 miliardi di lire (pari a circa 2,3 miliardi di euro) e 17 mila creditori. Domani mattina alla commissione Bilancio del Senato, dovrebbe essere presentato per l’ennesima volta un emendamento al decreto Milleproroghe firmato da una pattuglia di undici senatori del Pdl guidati dal presidente della commissione Agricoltura di Palazzo Madama Paolo Scarpa Bonazza Buora.
Il breve testo di sette righe in sostanza propone di abrogare l’articolo 5 della legge sulla riforma dei consorzi agrari (legge 410 del 1999) nel quale si stabilisce che la «Federconsorzi è sciolta». In secondo luogo vuol prorogare a fine anno il termine per la presentazione del rendiconto della «gestione di ammasso», un termine tecnico dietro il quale si cela un contenzioso ancora in essere tra i Consorzi Agrari e la stessa Federconsorzi del valore di circa 400 milioni di euro buona parte in immobili. Tra questi la sontuosa Villa York, vicino a Villa Doria Pamphili, che nel 1804 venne acquistata dal duca di York rilevandola al principe Benedetto Giustiniani. Inoltre l’emendamento prevede la convocazione di una assemblea dei soci per la nomina del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale che conferma il disegno di ricostituire una nuova Fedit. A dire la verità questo emendamento finora non ha avuto fortuna, ed è stato più volte giudicato «inammissibile» dalla commissione Bilanci. Ma vista la caratura dei proponenti, tutti della commissione Agricoltura tra i quali anche Romano Comincioli (ex compagno di scuola del premier Silvio Berlusconi e amico di Flavio Carboni) e quel Giacomo Santini che la settimana scorsa è stato il co-autore dell’emendamento che ha introdotto il tetto agli stipendi dei manager e bloccato le stock option dei banchieri, non sono escluse sorprese. Del resto la ricomparsa delle Federconsorzi si è già parzialmente palesata nell’ottobre scorso quando a Cernobbio la Coldiretti guidata da Sergio Marini e da Vincenzo Gesmundo, ha dato vita alla holding Consorzi agrari d’Italia, un gigante con 23 consorzi, quasi 3miliardi di euro di fatturato, 1.300 punti di vendita e 300 mila imprese agricole associate. Operazione svolta con la consulenza di Ezio Castiglione, direttore dell’Ismea, ente controllato dal ministero dell’Agricoltura, ed ex capo di gabinetto dell’ex ministro Gianni Alemanno. Intorno al mondo agricolo si sta registrando un attivismo senza precedenti. Mentre la cordata Scarpa Bonazza sta giocando quasi ufficialmente la carta Federconsorzi, il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura Antonio Buonfiglio (anche lui Pdl)è riuscito far passare nel decreto Sviluppo (sul quale è stata posta la fiducia) un emendamento che toglie il vincolo del 51% sulla «mutualità prevalente» ai consorzi agrari. Che significa? D’ora in poi i consorzi agrari che svolgono anche parzialmente (cioè sotto il 51% del fatturato) il ruolo di cooperative potranno godere lo stesso delle agevolazioni fiscali e societarie previste per il mondo ”coop” anche dall’ultima riforma del diritto societario. La mossa peraltro ha già fatto discutere e la Confcommercio ha inoltrato un esposto a Bruxelles per lesione della concorrenza.
I bene informati degli intrighi di Palazzo leggono in queste ultime vicende anche una sorta di corsa alla poltrona del ministro dell’Agricoltura Luca Zaia, candidato Pdl e Lega alla carica di governatore del Veneto. Chi più si mette in mostra con la Coldiretti, la più forte organizzazione agricola italiana, ha maggiori chance di essere sostenuto nella successione a guidare il potente dicastero di via XX Settembre. Il disegno di ridare vita, anche sotto altre spoglie, alla Federconsorzi, non è vista bene dagli altri protagonisti del mondo agricolo. « un obiettivo di parte – sostiene Giuseppe Politi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori (864 mila persone rappresentate) – un disegno politico sponsorizzato dalla Coldiretti al fine di ricostruire la Federconsorzi, dentro la cui cassaforte ci sono crediti che fanno gola a molti».
Roberto Bagnoli