Ennio Caretto, Corriere della Sera 08/02/2010, 8 febbraio 2010
«AMERICA ED EUROPA SONO RASSEGNATE: TEHERAN OTTERRA’ LA BOMBA ATOMICA»
Secondo Marvin Cetron, l’autore del «Rapporto 2000» sul terrorismo per la Cia e l’Fbi, il servizio segreto e la polizia federale americani, è troppo tardi per evitare che l’Iran produca armi atomiche. «Entro tre o quattro anni, nel migliore dei casi poco di più’ dichiara’ gli ayatollah disporranno delle prime armi nucleari operative, a meno che Israele non ne distrugga gli impianti». Cetron, reduce da un lungo viaggio nel Golfo persico, aggiunge che «America ed Europa si sono rassegnate a fare i conti nel prossimo futuro con un Iran diventato potenza nucleare». L’esperto di antiterrorismo sostiene che alla Nato si stia discutendo un contingency plan, un piano d’emergenza, per isolare e contenere il regime degli ayatollah, come l’Urss durante la guerra fredda.
Lei esclude che la diplomazia e le sanzioni possano fermare Teheran e che l’America la bombardi?
«Con un regime che reprime i cittadini e sfida il mondo la diplomazia e le sanzioni non otterranno alcun effetto. Non credo che la Nato abbia lo stomaco per un bombardamento preventivo dell’Iran, anche se protesterebbe solo pro forma se Israele ne eseguisse uno. Al contrario, a me risulta che il Pentagono stia allestendo contro gli ayatollah – che vogliono missili di media e lunga gittata capaci di colpire Israele e l’Europa – le difese antimissilistiche più efficaci oggi esistenti. Ritengo che siano stati già ammoniti che, se mai usassero armi atomiche, parte dell’Iran scomparirebbe dalla faccia della terra».
Ma alla «resa» della Nato, di cui lei parla, non potrebbe subentrare il ricorso alla forza in caso di crisi?
«Qualsiasi strategia può cambiare. Ma l’Occidente deve badare a non alienarsi ulteriormente il mondo islamico, a non innescare conflitti’ sarebbe esagerato immaginare una terza guerra mondiale – che non sarebbe in grado di sedare. Sospetto che soprattutto i leader europei preferiscano negoziare con un Iran con le armi nucleari, come negoziarono con l’Urss, che non esporre il mondo a sussulti incontrollabili. E che abbiano dalla loro la maggioranza dell’opinione pubblica».
A suo parere Israele potrebbe intervenire senza tenere conto dell’opinione pubblica internazionale?
«Se ne avesse tenuto conto in passato oggi non esisterebbe. Israele farà ciò che è necessario alla sua sicurezza, come ha sempre fatto contro il terrorismo. Non escludo che abbia già uomini in Iran pronti a fare saltare gli impianti del nemico e so che dispone di missili e bombe per penetrare a grandi profondità nei bunker atomici. In caso estremo, attaccherebbe da terra e dal cielo. L’unica alternativa possibile è un rovesciamento del regime a Teheran, l’avvento di una democrazia. Ma al momento non mi sembra molto realistica: gli oppositori vengono assassinati».
Non è possibile che il mondo islamico, la Russia, la Cina cerchino di dissuadere l’Iran?
«Anche se tentassero, non otterrebbero nulla. Temo che alla Russia e alla Cina facciano comodo un’America e una Europa in difficoltà, e il mondo islamico è diviso, molti sono segretamente schierati per l’Iran. I paesi del Golfo persico no, sono spaventati, e l’America ha promesso di proteggerli con uno scudo antimissilistico. possibile invece che qualcuno di loro voglia procurarsi armi nucleari scatenando una corsa al riarmo. L’Arabia Saudita a esempio potrebbe chiederle al Pakistan o alla Corea del Nord, ha i soldi per pagarle».
Ennio Caretto