Paolo Salom, Corriere della Sera 07/02/2010, 7 febbraio 2010
«SKRUNDA -1» E’ STATA VENDUTA ALL’ASTA
Non è il West. Non quello americano almeno. E non ci sono miniere abbandonate vicino alla città fantasma di Skrunda-1, in Lettonia: per la verità, a parte l’omonimo villaggio «originale», cinque chilometri più a sud, intorno a quella che per decenni è stata una super segreta base militare sovietica non c’è assolutamente nulla, se non pianure imbiancate dalla neve e foreste immobili per il gelo. La primavera è ancora lontana e non si potrebbe immaginare un luogo più desolato. Eppure Skrunda-1, disabitata sin dal crollo dell’Unione Sovietica, ha trovato un proprietario. A Riga, capitale della Repubblica baltica controllata da Mosca fino al 1991, una società russa ha vinto venerdì un’asta e si è aggiudicata il lotto unico «Skrunda-1», con annessi e connessi, per l’equivalente di 3,1 milioni di dollari.
In pratica: il prezzo di un appartamento neanche troppo lussuoso a Manhattan. Che in questo caso comprende 70 edifici, tra cui blocchi residenziali, una scuola, un hotel e un ospedale a soli 150 chilometri da Riga. Certo, la gran parte delle strutture sono in cattive condizioni, ma non potrebbe essere diversamente. Parte di una rete di immense basi militari costruite intorno a radar o installazioni missilistiche, Skrunda-1, come le «consorelle», non era segnata sulle mappe e obbediva ai criteri spartani con cui i sovietici allestivano i loro avamposti. bastato abbandonare gli edifici per condannarli a un’immediata desolazione: muri scrostati, facciate cadenti. Soltanto alcuni murales hanno resistito al tempo relativamente breve dal ritiro. Erano la testimonianza visiva delle magnifiche sorti e progressive del comunismo: Ma è anche qualcosa di più. Invisibile alle mappe geografiche (ma non ai satelliti spia americani), assente dalle conversazioni della gente comune che lì intorno transitava, è finita nel dimenticatoio non appena l’impero che l’aveva generata si è dissolto. Per riemergere, un po’ a sorpresa, quando poche settimane fa il governo della Lettonia ha deciso che era venuto il momento di vendere i 45 ettari di strade e case. Per farne che? Non è ancora chiaro, come non è comparso in pubblico l’uomo che ha deciso di investire nel passato: Anete FridensteinaBridina, portavoce dell’Agenzia per le privatizzazioni, ha rivelato solo che la società vincitrice dell’asta è la russa Aleksejevskoje-Serviss. «Si sono aggiudicati Skrunda-1 per un prezzo 10 volte superiore alla base di partenza’ ha detto soddisfatta Anete ”. Finalmente quel luogo tornerà a vivere». Che stia per nascere una città dei divertimenti? Un parco sul tema «Ai tempi dell’Impero sovietico » ? Un po’ come accade in Stalker, il film capolavoro di Tarkovskij, che racconta il viaggio onirico di uno scrittore, uno scienziato e un «esploratore» (lo stalker del titolo) all’interno di una zona chiusa dai militari sovietici dopo una catastrofe non meglio definita (la caduta di un meteorite? l’arrivo di un’astronave aliena?). La meta del trio è una «stanza dei desideri» capace di esaudire le volontà inconfessate di chi ha il coraggio di varcarne la soglia. Solo che i due viaggiatori, dopo tanta fatica, rifiutano di entrare, lasciando infuriato e esterrefatto lo stalker.
Sarà così anche per Skrunda-1? Per ora, una persona felice che l’asta non sia andata deserta c’è. Si chiama Sarmite Stradniece, ed è una residente della Skrunda «vera», il villaggio lettone che ha dato il nome alla base militare. «Era ora – ha detto ”. Era ora che in quelle case tornasse qualcuno».
Paolo Salom