Marzio Breda, Corriere della Sera 07/02/2010, 7 febbraio 2010
IL QUIRINALE TAGLIA I COSTI. E TORNA AD ASSUMERE
Un esempio per tutta l’amministrazione pubblica. Ma anche una prova di sensibilità sociale che, in un periodo di crisi così grave, non poteva essere elusa. La politica di «contenimento, riforma e razionalizzazione della spesa» inaugurata al Quirinale più di tre anni fa da Giorgio Napolitano è progressivamente entrata a regime e ormai moltiplica i propri effetti. Tanto che «per la prima volta si consegue una riduzione in valore assoluto dell’ammontare della dotazione» da assegnare al Palazzo «rispetto a quella dell’anno precedente di 3.217.000 euro».
Una cifra’ rivendica la nota illustrativa firmata ieri dal segretario generale Donato Marra - che va «ben al di là dell’impegno assunto in sede di predisposizione del bilancio pluriennale dello Stato per il 2009-2011, di mantenere fermo l’ammontare della dotazione per l’intero triennio al livello del 2009». Traducendo, ciò significa che il Colle, per far funzionare la propria macchina in questo 2010, ha chiesto che fosse inserita nella finanziaria una cifra pari a 228 milioni di euro (con un ritocco al ribasso dell’ analoga richiesta presentata dodici mesi fa, che era di 231.217 milioni, mentre il raffronto con il dato assestato del bilancio 2007 fa emergere un calo di 4,7 milioni di euro).
Un taglio cui si aggiunge l’annuncio di non voler procedere, di qui al 2012, «ad alcun adeguamento della dotazione al tasso d’inflazione programmato», il che consentirà di mantenere fino al 2012 la dotazione «sostanzialmente al medesimo livello del 2008». Il risparmio finale complessivo sarà dunque «di circa sei milioni e mezzo di euro rispetto agli stanziamenti a suo tempo stabiliti dal bilancio pluriennale dello Stato».
Certo: un simile trend di riduzione – strutturale e non una tantum – delle spese non può protrarsi all’infinito, sottolinea il testo pubblicato sul sito ufficiale a firma di Donato Marra. Pena la stessa funzionalità di alcuni settori cruciali della presidenza della Repubblica. Insomma, dopo che attraverso il mantenimento del blocco del turn over le forbici avevano colpito soprattutto il personale (una pianta organica di 879 unità «di ruolo» alla quale si sommano i 97 «distaccati, comandati e a contratto» che si è «ridotta rispetto al 31 dicembre 2006 di ben 302 unità»), ora il Quirinale dovrà per forza avviare alcune assunzioni.
Per cui «si procederà nel corso del 2010 ad un’attenta verifica dei fabbisogni, che verranno coperti attraverso un limitato emirato programma di concorsi pubblici». Vale a dire che per colmare i posti vacanti non si ricorrerà alla prassi delle chiamate dirette e magari ad personam, com’è avvenuto per molto tempo e tranne il recente caso dell’Archivio storico, ma «nel pieno rispetto dell’articolo 97 della Costituzione». Con la trasparenza del metodo dei concorsi, appunto.
«In termini di riduzione della spesa sono stati adempiuti tutti i più significativi impegni assunti all’inizio del settennato», spiega con un cenno d’orgoglio la nota del Colle. E dedica un intero paragrafo a precisare che una voce pesante e mai abbastanza rimarcata del rendiconto totale, è legata alla spesa pensionistica. Un costo che per gli organi costituzionali (Parlamento, palazzo Chigi, Corte costituzionale, ecc.) rimane «a carico dei rispettivi bilanci». E che, «per la naturale dinamica dei pensionamenti», al Quirinale è cresciuto in un anno da 81,8 a 83 milioni di euro. Una zavorra che supera «un terzo della spesa complessiva», nella strada per il risanamento.
Marzio Breda