Giorgio De Rienzo, Corriere della Sera 06/02/2010, 6 febbraio 2010
QUELLA STRADA SGHEMBA CON I BUGIGATTOLI A TRAPEZIO
Torino ha l’impianto urbanistico del «castrum» romano: vie e quartieri, viali e corsi costituiscono un insieme di vie parallele tra di loro e di traverse perpendicolari. l’immagine simbolica di una città, quadrata e razionale, che rispecchia una mentalità tipica dei torinesi: uomini dall’idee chiare tutte votate al fare che hanno il bisogno di orientarsi bene. Ma se osservate dall’alto la città in questa perfetta quadratura c’è un’anomalia singolare. Tra tante vie rette ce n’è una, via Po, che unisce piazza Castello alla Gran Madre al di là del fiume, la quale va inaspettatamente in diagonale. E’ una delle strade più note di Torino, quella dello «struscio» ottocentesco, che nel periodo risorgimentale era popolata di giovani volontari che arrivavano da tutta Italia per arruolarsi nell’esercito sabaudo. Due sono le particolarità di questa via. La prima è quella tipica di tutti i palazzi torinesi ottocenteschi che permettevano una convivenza quasi armoniosa nello stesso stabile di classi sociali differenti. Al piano terra i commercianti, al primo piano i nobili (o i benestanti), al secondo piano la media borghesia degli impiegati, poi più su la piccola borghesia e nelle soffitte gli operai. L’altra particolarità è l’ingegnosità con cui gli architetti seppero riportare questa via sghemba alla rigida quadratura tipica della città. Se entrate in una qualsiasi delle case di via Po, troverete cortili quadrati perfetti, ma se andate a curiosare negli angoli dei palazzi, scoprirete, spazi chiusi da muri o da bugigattoli trapezoidali. Via Po così diventa un simbolo dell’ordine esteriore della città, ma anche della sua follia ossessiva, che vuole fare apparire quadrato anche ciò che non lo è.
Giorgio De Rienzo