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 2010  febbraio 06 Sabato calendario

QUELLI CHE VIVONO COME NEGLI ANNI ”40

Ascoltano Cab Calloway e l’orchestra Angelini. Fischiettano le canzoni di Natalino Otto e del Trio Lescano. Conoscono a memoria i musical di Bubsy Berkeley. E battono mercatini, negozi di modernariato e fiere del vintage per aggiudicarsi pezzi rari’ rigorosamente originali’ con cui arricchire la casa, o personalizzare ancor di più la propria immagine se l’oggetto del desiderio è un capo d’abbigliamento o un accessorio. Sono i signori del Forties Life Style, ovvero gli appassionati (meglio sarebbe dire «devoti») dello stile anni Quaranta, cui si ispirano in tutto, dalla casa al modo di vestire, dalla pettinatura all’automobile alle tazzine da caffè. Sono tanti, in Italia e all’estero – Inghilterra in testa – e stanno diventando sempre più numerosi. Escono dalla nicchia per (ri) portare nel nuovo millennio una ventata di boogie woogie e Futurismo, di autarchia e Signorine Boccasile. Merito anche di un revival musicale che ha rispolverato le grandi orchestre americane stile Benny Goodman e Glenn Miller da una parte e dall’altra le canzoni italiane rese popolari dalle voci dell’Eiar – il recente festival Roma SaySwing dedicato ai balli dell’epoca è stato un successo, così come gli spettacoli dell’Orchestra Maniscalchi e delle Sorelle Marinetti stanno richiamando sempre più estimatori intorno ai classici di Mario Consiglio, Rodolfo De Angelis e Gino Filippini. Merito, soprattutto, del fascino che quel periodo continua a suscitare. Un periodo che, al di là delle ombre che lo hanno oscurato, rimane per molti simbolo di eleganza e raffinatezza, di feste e saloni da ballo, di spensieratezza e creatività.
«Fino a qualche anno fa recuperare un vestito, una cornice di vetro rosa, una radio con piatto per dischi a 78 giri non era impresa facile», confessa Ombretta Maganza, 38 anni, direttrice marketing, che insieme con il marito Mauro Taramino, 42, professione chef, sono uno degli esempi più rigorosi (oltre che dei precursori in Italia) di questa tendenza. «Oggi, grazie a Internet, l’offerta si è moltiplicata, e così giorno dopo giorno, anno dopo anno abbiamo potuto ricostruire intorno a noi quel mondo nel quale ci rispecchiamo e a cui sentiamo di appartenere sempre di più».
Lo si capisce entrando nelle case (in edifici d’epoca) degli amanti del Forties Life Style. come sedersi su una macchina del tempo e venir catapultati negli anni d’oro di radio e radica. Dall’appartamento, con pavimenti, infissi e disposizione originali, all’arredamento, nulla tradisce l’anno riportato dal giornale dimenticato su una sedia. A parte la tv, non ci sono segni di modernità (i computer sono occultati, l’iPod nascosto in una radio della nonna), e ovunque lo sguardo si posi trova una testimonianza degli anni Trenta e Quaranta. Dalle foto, esclusivamente in bianco e nero, mischiate a quelle di Jean Harlow e Clark Gable, ai soprammobili in ceramica, dal divano futurista all’abbigliamento dei padroni di casa. Che, tra la curiosità e l’ammirazione di chi li incrocia, vestono così ogni giorno: giacche doppio petto con grandi revers, ascot al collo e pantaloni larghi per lui, vestitino al polpaccio o al ginocchio (mai sopra!), calze con la riga e scarpe bicolore per lei. Molti di loro non entrano in un «normale» negozio di abbigliamento da anni. «Il bello – puntualizza Cristina Carrossino, 34 anni, di Genova, che con il suo compagno Massimo Panciapichi, 35, cavalca da tempo questa tendenza – è che non c’è omologazione: chiunque può vivere i propri anni Quaranta, già così diversi, per esempio, tra Italia e America».
Tutti sempre a caccia di capi originali, solo eccezionalmente chiedono al sarto di copiare modelli rubati da riviste d’epoca come Mani di fata o da classici del cinema come My favorite Brunette con Bob Hope. Senza dimenticare che c’è anche chi, come le tre stiliste dell’Atelier Lou22 a Milano, quello stile reinterpretano, confezionando oggi abiti con il sapore di allora, lo stesso sapore di quelli indossati a teatro da Le signorine di Wilco (in scena in questi giorni a Bologna).
Capita così che quando si ritrovano per un week end in stile 40’ il prossimo sarà a giugno a Davos in Svizzera ( www.damesdontcare.net) in un albergo decò con gli arredamenti originali, altre date a Praga e Bergun’ è un colpo d’occhio vederli arrivare a bordo d’auto e moto d’epoca, da cui scaricano borse e valigie di pergamena, cappelli e cappelliere. Per due giorni danno sfogo alla passione.
Attenzione, avvertono però: questo revival non ha nulla di politico.«Ciò che mi ha sempre affascinato di quel periodo – spiega Emanuele Brandoli, 38 anni, impiegato, che a Udine condivide questa passione con la moglie Samantha Asquini, 37 – è la galanteria, l’eleganza degli uomini nel presentarsi e nel trattare gli altri, donne in testa. La mia è una febbre che è salita negli anni e non accenna a scendere». Una febbre, neanche a dirlo, a 40.
Lorenzo Viganò