Varie, 8 febbraio 2010
Tags : O Alla Voce Legge basaglia
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "LEGGE BASAGLIA" O ALLA VOCE
"LEGGE180"
Oggi, a 25 anni dalla legge Basaglia, la famosa ”180”, i presupposti nei confronti dei malati di mente sono cambiati in maniera radicale. «Prima della legge si parlava di ”pericolosità a sé e agli altri”: il ricovero in manicomio avveniva in base a un giudizio di presunta insicurezza pubblica. Oggi invece l’orizzonte è mutato e le coazioni hanno finalità terapeutiche: ci sono anche strutture residenziali gestite da medici, dove i disabili scoprono di avere potenzialità di varia natura e iniziano il cammino per una guarigione sociale della loro patologia, qualora anche non fosse possibile una guarigione tradizionale in senso clinico».
Alessandro Calderoni Macchina del Tempo, luglio 2003 (n.7)
Gigi Proietti, prossimamente in tv nei panni di un barbone per la fiction ”Veterinario”, dice che ne ha conosciuto qualcuno quando con la legge Basaglia molti malati di mente, chiusi i manicomi, finirono per strada:
Dal punto di vista sanitario, lo studio si chiede perché a trent´anni dalla legge Basaglia siano ancora aperti molti manicomi giudiziari (Aversa, Napoli, Pozzo di Gotto, Reggio Emilia e altri) e non si siano trasferite le competenze alle Asl.
Eugenio Occorsio, la Repubblica 31/12/2007
[Rosanna Brichetti, moglie di Vittorio Messori] " la difficoltà di tutti: Cristo ti apre il cuore, ma la morale cattolica ti spaventa, ti chiude in gabbia. E quando poi mi sono riavvicinata alla fede sull’onda degli entusiasmi postconciliari, ho rischiato di diventare una cosiddetta cristiana adulta. Niente di più facile per una ragazza specializzata in sociologia con una tesi sul femminismo, che aveva lavorato al Censis col professor Giuseppe De Rita e girato l’Italia a raccogliere pareri sulla legge Basaglia e la chiusura dei manicomi per conto dell’Istituto per gli studi sui servizi sociali. stato Vittorio a farmi riscoprire la bellezza della tradizione".
Il Giornale 27/05/2007, Stefano Lorenzetto
Non bisogna nemmeno pensare che la legge Basaglia, varata giusto trent’anni fa, sia stata di per sé taumaturgica. Come già allora sosteneva Mario Tobino, scrittore, medico, direttore di un ospedale psichiatrico, i malati mentali vanno curati e insieme amati, perché riteneva, come gli antichi, che la pazzia fosse una manifestazione del divino.
Aldo Grasso, Corriere della Sera 5/12/2008
Infine l’Italia del Sessantotto e dintorni, dove la spinta dei "movimenti" produsse una critica integrale dell’istituzione manicomiale: sino alla cosiddetta «legge Basaglia» del 1978, che smantellò il principio stesso della pericolosità sociale dei malati di mente. […] La storia successiva è più nota della precedente, così che non serve rievocarla qui: è la storia di un’anti-psichiatria che nell’Italia dei "movimenti" arrivò a coinvolgere l’opinione pubblica sino a farsi cultura diffusa, e che nel 1978 sboccò sull’approvazione, a stragrande maggioranza parlamentare, della legge 180, la famosa «legge Basaglia». Una normativa di cui oggi – trent’anni dopo – si vedono tutti i limiti, nella misura in cui la decisione di chiudere i manicomi non venne sostenuta da politiche adeguate di accompagnamento terapeutico sul territorio. Ma una normativa che le società odierne, minacciate dalla crescita del disagio psichico, possono riconoscere tanto più corretta nella sua filosofia di fondo: perché in quanto individuo esposto all’umana sofferenza, ognuno di noi può diventare "matto" da un momento all’altro.
Sergio Luzzatto, Il Sole-24 Ore 10/1/2010;
Lo psichiatra-scrittore sta dalla parte dei manicomi «affettuosi» e avversa con tutte le sue forze la legge 180 del «liberi tutti»: «Quanti ne sono morti! Per esempio, i malinconici amavano la morte e si uccidevano (…). E poi, le famiglie quanto hanno sofferto! Quando un malato veniva dimesso, rimandato a casa, mica stava solo. Aveva intorno bambini, vecchi che dovevano vivere in casa con lui. Non era mica facile». Atroce il caso di una professoressa che ogni tanto veniva presa da periodi di malinconia. «Un giorno’ era già in vigore la 180 – bussò al reparto, ma trovò chiuso (...). Successe che quella donna si allontanò e senza essere vista si sdraiò in un boschetto appena fuori dal manicomio, così, per terra. A poco a poco smise di parlare, divenne autistica». Dopo due o tre giorni fu trovata da un cacciatore «sdraiata per terra al freddo, morta, con i topi che le stavano mangiando i piedi. Ecco cosa succedeva con la 180». Si sentì solo quando attaccò pubblicamente la Legge Basaglia? «Mah, oggi forse direbbero di no, ma allora... è che tutti mi guardavano un po’ così, ma non osavano affrontarmi. Io avevo fatto la guerra, e poi il partigiano, e però alla fine passavo per retrogrado, un reazionario».
Paolo di Stefano, Corriere della Sera 11/1/2010
Mario Tobino compirebbe cent’anni in questi giorni. E ricordarlo è cosa necessaria. Famoso e molto letto fino a tutti gli anni Ottanta (morì nel 1991), è un autore da qualche tempo in ribasso, nonostante il Meridiano Mondadori con le Opere scelte del 2007. Si è parlato molto, e si continua a parlare anche oggi, della sua avversione alla famosa-famigerata «legge 180», la legge Basaglia che nel 1978 iniziò a smantellare i manicomi. Tobino la contestò, anche duramente, sia in pubblico che in privato. Lui che con i malati di mente ci conviveva - «Dopo numerosi anni che frequento la pazzia mi sembrò di conoscerla, di poterla umanamente dire», spiegava raccontando il motivo che lo spinse a scrivere Le libere donne di Magliano, del ”53 - e sapeva i rischi che avrebbero corso una volta lasciati ”liberi”: Tobino non voleva un carcere-manicomio, voleva un ambiente protetto per chi, strappato all’unico mondo conosciuto, avrebbe sfogato contro altri o contro se stesso le proprie paure, le paranoie, la violenza. I benpensanti progressisti, miopi, lo esposero alla gogna mediatica. Il tempo gli ha dato più di una ragione.
Luigi Mascheroni, il Giornale 13/1/2010