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 2010  febbraio 08 Lunedì calendario

IL REGIME PUNTA AL NAZIONALISMO PER SCONFIGGERE GLI OPPOSITORI INTERNI - IL REGIME

iraniano si prepara per il prossimo giovedì alla «festa solenne», non soltanto per celebrare l’11 febbraio l’anniversario della vittoria della rivoluzione khomeinista del 1979, ma innanzitutto per festeggiare la sconfitta subita dal "Fetnè", cioè dal "nefasto complotto" camuffatosi con il colore verde della protesta e che per otto mesi ha ingannato il popolo. Questo sembra perlomeno il fine che gli uomini di Ahmadinejade del leader supremo Ali Khamenei covano da tempo e che la stampa controllata dall’alto amplifica con articoli in cui si dà per scontato il flop del movimento verde indicato ormai come ridotto allo stato comatoso.

Intanto, la coincidenza della nuova fase del conflitto con l’Occidente sul dossier nucleare iraniano con le celebrazioni dell’anniversario della rivoluzione islamica non sembra una concomitanza casuale, ma qualcosa di studiato a tavolino per accentuare le tensioni dentro e fuori del paese, per sottolineare il pericolo dell’accerchiamento e dell’emergenza in cui vive la Repubblica islamica. Un primo saggio di ciò che Ahmadinead dirà l’11 febbraio agli iraniani si è avuto ieri, quando il presidente iraniano ha annunciato la capacità dell’Iran di arricchire fino del 20 per cento le proprie riserve di uranio: simboloe sintomo di uno scatto d’orgoglio nazionalistico che dovrà funzionare come tema ricorrente durante i festeggiamenti per la vittoria della rivoluzione, ma anche come la conferma della stabilità della leadership al potere.

L’ostentazione della forza cozza tuttavia con la molteplicità delle notizie che filtrano in queste ore dall’Iran e dalle indiscrezioni sulle preoccupazioni del regime per ciò che potrà accadere l’11 febbraio.

La stampa ufficiale parla di decine e decine di nuovi arresti (il sito Peiknet sostiene che il numero degli arresti in tutto il paese supera 10 mila), tra cui molta gente comune, coloro che semplicemente aveva accennato nei mesi scorsi della presenza di proteste nelle piazze nelle loro email e Sms e che ora deve essere intimidito. C’è stata ieri persino una protesta da parte della Commissione di Giustizia del Majlis, il Parlamento, sulla legittimità di tale provvedimento, per chiedere se è legale trattenere queste persone oltre le 24 ore previste dalla legge.

Nel corso di una riunione tra Ahmadinejad, capi Pasradran, ministri della Difesa e degli Interni, sarebbero stati predisposti il presidio completo di tutte le vie d’ingresso alla Piazza Azadi e all’Avenue Enghelab, dove sono previsti i raduni dei manifestanti pro-regime. Il ministro degli Interni ha organizzato anche «corsi di addestramento per la repressione della rivolta», corsi fin qui eseguiti in 18 regioni, mentre si svolgeranno in altre 11 nei prossimi giorni. Gira voce anche dell’acquisto di migliaia di metri di stoffa verde per preparare striscioni con la scritta «il verde è solo il colore di Ali» e «Morte ai nemici di Velayat-faghih» da esibire durante le celebrazioni, riappropriandosi del colore verde fin qui riservato all’opposizione. L’incubo del regime sembra quello di scoprire l’11 febbraio che due terzi dei manifestanti presenti nella Piazza Azadi siano in realtà gente chiamata da Moussavi, da Karrubi e da Khatami, i tre leader dell’opposizione, che insistentemente continuano a invitare i loro sostenitori a partecipare alle celebrazioni. I tre raccomandano di non farsi sorprendere dai provocatori e dagli estremisti con gli slogan contro Khamenei, contro Khomeini e contro la rivoluzione. «Dobbiamo pretendere il ritorno alla prima fase della rivoluzione», ha detto Khatami, mentre Moussavi e Karrubi hanno dettato gli slogan da portare nella piazza per la rivendicazione della Costituzione, della libertà di stampa e della liberazione dei prigionieri politici.

Il tam-tam dell’opposizione annuncia nel frattempo che la protesta comincerà durante la notte, con milioni di persone che dai tetti grideranno «Alla-o-Akbar». Un gruppo di 70 giornalisti iraniani costretti all’esilio ha chiesto ai loro colleghi della stampa internazionale invitata a coprire la celebrazione di «non restare soltanto nella Piazza Azadi, ma di spostarsi verso la parte orientale della città, nella Piazza Imam Hussein, percorrendo la zona che conduce verso la parte occidentale». lì che ci sarà la vera capitale, la Teheran dell’autentico movimento verde.