Fosca Binker, Libero 6/2/2010, 6 febbraio 2010
DI PIETRO HA UN TESORO
Antonio Di Pietro ha incassato negli ultimi tre anni quasi 56 milioni di euro. Otto li ha spesi per fare le sue campagne elettorali. Quasi 50 restano ancora in mano al leader dell’Italia dei valori, denaro che fino al primo dicembre scorso controllavano solo in tre rappresentanti dell’associazione Idv:oltre
che è riuscito fra i pochi a trasformare in business la legge sui rimborsi elettorali. E ora si prepara a fare bingo con i rimborsiperleprossimeelezioniregionali, visto che gran parte della spesa la sosterrà il suo alleato Pd. Un fiume di a Di Pietro il tesoriere, Stefania Mura e Claudio Belotti, che della Mura è anche consorte. Dopo accese polemiche lo statuto del partito è cambiato da un paio di mesi. Un po’ grazie al Pd, un po’ grazie alle ospitate tv, Di Pietro non ha dovuto buttare via soldi in propaganda elettorale. Nelle due ultime elezioni politiche ha speso 5,6 milioni di euro, nelle europee circa 3 milioni. In tutto meno di 9 milioni, a fronte dei quali ha già incassato dallo Stato quasi 22 milioni di euro oltre al diritto di aggiungerne altri 33,6 (anticipabili dalle banche). Grazie alla legge sui
rimborsi che lui non ha voluto mai votare (tanto sapeva che si approvava), Di Pietro insomma ha fatto Bingo.
Sulle spese ha avuto qualcosa da ridire la Corte dei Conti, che sia nel 2006 che nel 2008 ha contestato i rendiconti del leader Idv.Forse lui si vergognava di vivere troppo sulle spalle dello Stato, e aveva gonfiato i costi. Nel 2006 aveva dichiarato spese elettorali per 2,8 milioni di euro. La Corte dei Conti ha guardato le ricevute e rifatto i calcoli: quelle reali sono state 2,2 milioni di euro. Inventati quindi 600 mila euro. Stesso copione dopo le politiche del 2008; conti ancora più gonfiati. Di Pietro ha dichiarato 4,4 milioni di euro di spese. I magistrati contabili hanno spulciato la documentazione e rifatto i calcoli: erano solo 3,4 milioni di euro. Si sapeva da tempo che Di Pietro con l’italiano ci azzecca poco. Ora grazie alla Corte dei Conti sappiamo che ci azzecca poco anche con la matematica.
Sono invece assai pochi i contributi privati ufficialmente dichiarati con firma congiunta del donante e del ricevente come vuole la legge alla tesoreria delle Camere. Dal 2000 ad oggi ammontano in tutto a 358 mila euro, e in gran parte vengono da contributi e prestiti offerti al partito da parte di dirigenti ed eletti a livello nazionale e locale. Il contributo più significativo, di 50 mila euro, è arrivato nel 2008 da una emittente privata milanese: Sei tv srl. L’anno prima c’è stato un finanziamento minore da parte di un’altra azienda del settore comunicazione: la Medio Cisco srl di Roma, che ha versato 15 mila euro. Spiccano non per quantità, ma per qualità, i tre contributi oscillanti fra i 7 e gli 8 mila euro ricevuti in Puglia nel 2006. Li hanno versati al partito tre aziende specializzate nella produzione e commercializzazione di protesi:la Ortopuglia di Bari, la Promedicare srl d Mesagne, provincia di Brindisi e il Centro ortopedia tecnica di Latino, sempre in provincia di Brindisi. Aziende piccole, ma tutte e tre con una caratteristica: erano concorrenti dirette del gruppo guidato da Giampaolo Tarantini, al centro di molte inchieste scottanti a Bari.
Anche se non manca la liquidità, l’Italia dei Valori preferisce tenerla sotto il materasso. Il partito infatti non risulta intestatario né di partecipazioni mobiliari né di partecipazioni immobiliari. Le due sedi più importanti sono infatti in affitto. Quella di Roma presso Inarcassa. Quella di Milano paga la pigione al padrone di casa che è anche padrone dello stesso partito: Antonio Di Pietro, proprietario dell’immobile di via Casati attraverso una società da lui interamente controllata: la Antocri srl.
Fosca Binker, Libero 6/2/2010