Barbara Romano, Libero 7/2/2010, 7 febbraio 2010
«I VERI NO GLOBAL SONO I LEGHISTI PRENDER VOTI PURE A SINISTRA»
Supertelelucazaia. Dopo aver arruolato gli asini taglia erbe nelle aiuole di Treviso e aver piantato semi di radicchio trevigiano nello spazio, il ministro leghista dell’Agricoltura lanciato da Umberto Bossi nella corsa delle Regionali in Veneto ha brevettato il teletrasporto elettorale. Tramite l’antenna centrale di Padova lui è in grado di materializzarsi da una tv locale a una rete nazionale nel giro di un nanosecondo, inanellando un telecomizio dopo l’altro. Con buona pace di chi è dotato solo di taccuino. Quest’intervista itinerante inizia nella sede di Telepadova, in via Venezuela, e finisce agli antipodi della città, nel quartier generale veneto della Lega, situato nella zona industriale.
Zaia il vichingo calato sul ”Galan grande”.
«Mi riempie di responsabilità la sfida del Veneto, sapendo quanto il mio partito abbia sperato di avere un governatore nel Nord. Non è mica una cosa da poco».
Fatto sta che per una parte del PdL lei è il barbaro usurpatore della poltrona del ”doge”. Non teme che qualcuno dei suoi alleati possa boicottare le elezioni?
«Potrà esserci qualche tentativo isolato, ma questa campagna elettorale è molto partecipata dal popolo. Sarà un fiume in piena che nessuno potrà arrestare». I galaniani ce la stanno mettendo tutta. Il loro piano sarebbe far votare Pdl e far mettere la croce su uno dei candidati avversari.
«Trovo ragionevole che ci sia stata una difesa del presidio da parte degli esponenti del PdL. la dimostrazione della lealtà che hanno nei confronti del loro presidente. Ma penso che alla fine non ci sarà alcun boicottaggio».
Lei ha minacciato di far «pagare dazio» a chi non sarà leale, quindi il rischio l’ha fiutato. «Se avrò nome e cognome farò pagare dazio, ovvio. Questo è un lavoro di squadra che si basa sulla lealtà. Lo dice uno che è stato allineato e coperto, perché sono stato vice di Galan in Regione».
Com’erano i vostri rapporti?
«Non abbiamo mai scazzato. Io sono una persona che rispetta le gerarchie, ho veramente fatto il vice. Avevamo rapporti tendenti allo zero, non ci frequentavamo, non siamo mai andati a cena assieme, ma nel totale rispetto reciproco».
Galan la snobbava al punto da dirottarla puntualmente sulla sua segretaria. «Lui era molto impegnato». In Lega raccontano che lei sia diventato ministro grazie a Galan e al patto che lui avrebbe fatto nel 2008 con Berlusconi: ”Non faccio casino come Formigoni, basta che mi togli dalle scatole Zaia”.
«Può darsi anche che volesse liberarsi di me, ma non credo di essere diventato ministro per questo». Come ha governato Galan? «Bene. Ha fatto grandi cose come il passante di Mestre, il rigassificatore e la pedemontana veneta. Ma vorrei ricordare che la Lega era al governo assieme a
lui a fare queste cose».
Se dovesse vincere, dopo il radicchio spaziale e gli asini taglia erbe, in Veneto che s’inventerà? «Questa Regione ha una grande sfida: si candida ad essere il laboratorio per testare federalismo fiscale a autonomia».
Non starà pensando di staccare il Veneto dall’Italia...
«Il modello della geometria variabile, dove ogni Regione andrà a negoziare la sua dose di autonomia sarà fondamentale. Faremo come Madrid, che dà l’autonomia alla Catalogna e non a Siviglia che vuole rimanere legata allo Stato centrale».
A proposito di autonomia: tra le Regioni del Sud che impediscono l’istallazione degli impianti nucleari e il governo che impugna le leggi regionali dinanzi alla Corte costituzionale in nome del decreto che anche lei ha votato in Consiglio dei ministri, da che parte sta?
«Io rivoterei il decreto sul nucleare. Quanto alle Regioni che hanno fatto quella delibera, se fossero così efficienti anche a togliere la spazzatura per le strade sarebbe meglio».
E se il governo scegliesse il Veneto come sito nucleare, da governatore lei direbbe sì alle centrali? «Il Veneto è antropizzato senza precedenti, le uniche parti non popolate sono aree ad alto valore ambientale, tanto che questa Regione viene descritta come la Los Angeles dell’Italia. Mi sembra improbabile». Insomma, il solito discorso: ”Ovunque purché non nel mio giardino”.
«Non vedo il Veneto come una possibile sede ospitante. Io lo conosco da cittadino veneto e vorrei capire dov’è questo sito. A spanne io non vedo spazi, quindi sono contrario, perché il Veneto ha già dato. Ma su una questione come il nucleare io affiderei la decisione ai cittadini, con un referendum».
Ha inaugurato il suo comitato elettorale a Marghera, nel quartier generale di Luca Casarini. Punta a fare incetta di voti tra i no global? «Molti della sinistra mi voteranno, come mi hanno votato in passato. Del resto, uno che sta per pubblicare un libro con Mondadori che si chiama ”Adottare la terra” e dice no agli ogm...».
Lei, infatti, sugli ogm sta con i no global contro il PdL.
« suicida per l’Italia la posizione del PdL favorevole agli ogm». Non solo gli scienziati, ma neanche i contadini le danno ragione.
«Il tempo mi darà ragione. Gli Usa con Obama stanno rivedendo la loro politica sugli ogm. Però una cosa su Casarini voglio dirla». Prego.
«Quello di Casarini è un mondo dove c’è un’idea, che si può condividere o no. Il mondo va a rotoli quando non ci sono idee». Ha ragione il sindaco di Treviso, Giampaolo Gobbo, a dire che siete voi leghisti i nuovi ”no global”.
« vero. Il McItaly è un’operazione ”glocal”. Abbiamo portato un panino identitario in una multinazionale che vorrebbe far mangiare lo stesso hamburger anonimo e senza storia in tutto il mondo. Noi abbiamo detto: no, lo fai con pancetta della Val Venosta,
Asiago dop, bresaola della Valtellina Igp». Il Guardian ha scritto che il McItaly fa schifo. «Per forza, è un giornale di sinistra! Quella è ideologia pura».
Ha rotto le scatole pure ai cinesi chiedendo loro cosa c’è negli involtini primavera. Non starà pensando di imporre ai musi gialli gli Italinvoltini... «E che non c’ho pensato... L’agricoltura italiana è in grado di colonizzare tutte le cucine e battere anche l’involtino globale».
Insomma, non spazzerà i centri sociali via dal Veneto come farebbe un leghista duro e puro. «Noi spazzeremo via tutto quello che è illegalità e rende difficile la vita ai veneti».
Tipo i rom.
«In Veneto è la Regione modello d’integrazione in Italia per chi ha voglia di lavorare, rispetta le leggi e ha un progetto di vita. Se vieni qui a riempire le carceri, torni a casa tua».
Le piace l’idea del soggiorno a punti?
«Sì, perché condivido l’idea della semplificazione. Ma continuo a ritenere la clandestinità un reato che va punito con fermezza, perché è ora che questo Stato sia dia una dignità. Il controllo dei confini non può essere un’utopia. Non può più passare l’idea che chiunque varchi i confini dell’Italia non debba essere messo in discussione». In Veneto lei prenderà le impronte agli extracomunitari? «Non ci trovo nulla di scandaloso. Anzi, io lo farei per tutti. Noi veneti andremmo subito a dare le nostre impronte, io le ho già date da militare. Un delinquente deve essere identificato, che sia rom, veneto o immigrato. Ti rifiuti di farti identificare? Allora non hai diritto di stare nel mio territorio». E se un imam volesse costruire una moschea? « un tema di competenza del Comune, non della Regione». Cioè applicherà la politica di Ponzio Pilato. «Gli islamici prima di chiedere le moschee dovrebbero pensare ad adempiere ai propri doveri. I centri islamici spesso sono stati fucina di delinquenza. Il sermone degli imam non è la semplice lettura del Corano, ma una predica politica che spesso incita alla violenza sulle donne. Sono stato io a lanciare l’idea di far recitare i sermoni islamici in italiano e la rivendico con forza». Introdurrà il dialetto veneto nelle scuole? «Il dialetto nelle scuole c’è già perché sette persone su dieci parlano e pensano in veneto». Anche lei? «Certo. La difficoltà che ho nel parlare in italiano dipende dal fatto che faccio la tradizione simultanea in italiano di ciò che sto pensando. Mille anni di Repubblica veneta non si possono liquidare in una facciata del libro di storia scritto da chi ha vinto la guerra. previsto un venti per cento di autonomia scolastica? Bene, invece di insegnare gli astri, pensiamo a rilanciare la cultura e identità veneta».