Massimiliano Lussana, il Giornale 7/2/2010, pagina 29, 7 febbraio 2010
STRANA RADIOUNO, PRENDE DELL’ARTI E LO METTE DA PARTE
Premetto che Giorgio Dell’Arti non sempre fa parte dei miei beni culturali. Ricordo, ad esempio, quando sul Venerdì di Repubblica attaccò duramente Antonello Piroso. Che non si meritava in alcun modo quell’attacco,poi finito in tribunale; ma che da quell’attacco, risorgendo, ha costruito la sua seconda vita e una carriera che l’ha trasformato forse nel migliore intervistatore della televisione italiana. Anches e, sinceramente, darne il merito diretto a Dell’Arti mi sembra esagerato. Così come non mi fa impazzire una certa tendenza di Dell’Arti a vampirizzare articoli e interviste altrui, a stiparle nel suo ondamentale archivio e ad estrarne nuovi contenuti, in una specie di legge di Lavoisier dei giornali in cui nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. La sua rubrica televisiva sulla Stampa, ad esempio, era gradevolissima, ma qualche citazione in più dei colleghi che erano le fonti inconsapevoli della stessa non avrebbe sfigurato. O, ancora, Ultime da Babele, la trasmissione che conduceva su Radiouno. Non si poteva definire un programma vicino al centrodestra. E, secondo una serie di segnalazioni che erano arrivate proprio a questa rubrica, talvolta ha esagerato con un eccesso di laicità ai confini del laicismo. Insomma, mi sembra chiaro: non sono iscritto al Giorgio Dell’Arti fanclub. Eppure, pare giusto dedicare l’appuntamento di oggi di Sulla cresta dell’onda alla sparizione di Dell’Arti da Radiouno. E, paradossalmente, questo articolo nasce proprio dalla circostanza precedente: che non sono un fan sfegatato di Giorgio Dell’Arti, non sono uno dei settecento iscritti ai gruppi di Facebook per salvare Ultime da Babele, né sono uno dei novantasei firmatari che hanno scritto ai vertici della Rai e della radiofonia per far tornare in onda la trasmissione. Peraltro, senza ricevere alcuna risposta, neppure negativa (e questo mi pare vergognosetto anzichenò. Credo che i dirigenti delle emittenti di Stato abbiano il dovere di colloquiare con i propri ascoltatori). Ma, proprio perquesto, proprioperché non spasimo per Dell’Arti, penso che una radio pubblica senza Dell’Arti sia una radio più povera. Anche perché, a dirla tutta, i programmi che hanno sostituito Ultime da Babele non sembrano destinati a passare alla storia della radiofonia. Soprattutto, penso che Ultime da Babele- in mezzoa tanta radio mattutina fatta di cazzeggio e poco altro – costituisse la prova che è possibile fare trasmissioni di approfondimento senza essere pesanti e contemporaneamente alleggerire l’informazione senza rischiare la vaporizzazione del pensiero. Soprattutto, credo che Ultime da Babele costituisse un ottimo esempio di radio pubblica. In cui non si partiva da idee filoberlusconiane, tutt’altro. Ma in cui tutte le idee, anche quelle filoberlusconiane, avevano diritto di cittadinanza. Insomma, un bell’esempio. Cancellato.
Massimiliano Lussana