Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 6/2/2010;, 6 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 6 FEBBRAIO
Quasi una serenata d’amore. Dedicata a Milano da Alberto Savinio, scrittore, musicista, pittore. Surrealista fuori dal coro e Grande Dilettante, come amava definirsi con civetteria, negli anni della prima avanguardia novecentesca. Viaggiatore di luoghi e di parole, errante per vocazione, intrigato dal ”fascino di passeggiare per le città”. Come in quel piccolo, grande capolavoro che è ”Ascolto il tuo cuore, città”, pubblicato da Bompiani nel febbraio ”44 in cui, tra sottili frammenti autobiografici, ci accompagna tra le macerie di una Milano ferita dalla guerra, ”c osì spettrale eppure così fiduciosa ”. ”Giro tra le rovine… dovrei essere triste e invece sono formicolante di gioia… ”. Ed ecco Savinio, mobile e paziente, vagabondare alla scoperta di Milano ”tutta pietra in apparenza e dura, ma in realtà morbida di giardini c onchiusi”, ”dotta e meditativa… la più romantica delle città italiane… ”. Ammirare ”il liberty nevoso” del vecchio albergo Corso, sostare al Caffè Cova, poggiare il suo sguardo amoroso su portoni e cortili. E addirittura, sfidando il futuro, esortare a ”respirare a pieni polmoni l’odore della città, ch’è l’odore di legno bruciato esalato dai camini e custodito dalla nebbia”.