La Stampa 7/2/2010, pagina 26, 7 febbraio 2010
VEDOVI, INNAMORATI, MAI SOLI TRA AVI E EREDI
(lettera + risposta di Gramellini) -
Ho 56 anni, da due sono vedova, ho un figlio di 30 anni che vive ancora con me: lavora con un contratto di apprendistato, e per comodità e innegabili problematiche economiche dice che se ne andrà a vivere per conto suo soltanto quando il suo contratto sarà confermato. Sono impiegata, ho un discreto stipendio e, alla scomparsa di mio marito, avevo in mente una vita tranquilla in solitudine da dedicare ai miei hobby (i viaggi, la lettura, le lingue straniere).
Certamente il ritrovarmi vedova a 54 anni non rientrava nei miei programmi, ma il matrimonio (dopo 33 anni) era in crisi e prima della malattia (il destino spesso decide per noi) si parlava seriamente di separazione. Dopo qualche mese di elaborazione del lutto, passato a supportare mio figlio per il quale la perdita del padre era stata un trauma, ho deciso che non mi piaceva la vita che mi si prospettava. Mi sentivo ancora piena di energie e sentivo crescere in me un insopprimibile bisogno di dare e ricevere amore. L’amore coniugale si era sopito e poi spento anni prima, ed essendomi sposata giovanissima mi era sempre mancato quel tipo d’amore che noi donne sogniamo di incontrare una volta nella vita, ben sapendo che rimarrà un sogno: un amore vero, dove coesistano attrazione, tenerezza, condivisione, complicità, confidenza, comuni radici socio-culturali.
Decido di iscrivermi a un sito di incontri on line, mi descrivo in poche righe, pubblico la foto migliore che ho, e dichiaro anche sei anni in meno… La mia intenzione era di ampliare la mia cerchia di amicizie, essendo piuttosto riservata ed esigente nei rapporti con gli altri. Un giorno sono colpita dall’annuncio di un uomo, che si definisce «un po’ orso», proprio come me, e che centellina le parole e proprio per questo scatena la mia curiosità. quel misto di sfuggente, timido e intrigante che noi donne adoriamo, sportivo, di bell’aspetto, scrive meravigliosamente bene (mai avrei contattato un uomo che non sapesse usare i congiuntivi o gli accenti). Gli scrivo e inizia la solita «trafila»: scambi di mail, dapprima indagatrici, poi sempre più spontanee, telefonate che ci danno modo di «raccontarci» e conoscerci meglio. Vedovo da poco anche lui, è mio coetaneo (aveva creduto alla mia bugia sull’età), ha un figlio universitario che vive quasi sempre con i nonni. Decidiamo di incontrarci. Siamo entrambi emozionati e imbarazzati, lui (me lo dirà dopo) rimane subito colpito da me anche a livello estetico. Anch’io da lui: colto, intelligente, mai banale, non gli manca l’autoironia e sotto l’aria distaccata si nasconde un uomo con un gran bisogno di rimettersi in gioco, proprio come me.
Al secondo appuntamento andiamo al cinema e, sotto casa, mi dà il primo bacio. Nessuno mi aveva mai baciata così. Sono passati sedici mesi da quel giorno e posso dire di aver trovato l’uomo che esisteva solo nei miei sogni.
Ma questa situazione ci sta stretta. Lui vive a 25 km da me, ha una casa (di proprietà), nella quale vive anche sua madre ultraottantenne che, anche se gode di ottima salute, conta sull’appoggio dell’unico figlio. Anch’io ho una madre della stessa età, che vive praticamente con me (in un alloggio diviso a metà, anni fa). Io e il mio amore ci vediamo due volte la settimana: facciamo la spesa, andiamo al ristorante, organizziamo le ferie insieme, passiamo meravigliose notti a casa sua e poi l’indomani ognuno ritorna alla propria vita.
Ma vorremmo sentirci «coppia» a tutti gli effetti. Questa vita da fidanzatini sta diventando problematica e ci fa spesso entrare in crisi (io molto più di lui). Ma né io né lui possiamo «cacciare» di casa figli e madri, e tutto questo rasenta il ridicolo. Non abbiamo diritto a una vita nostra, non abbiamo ancora dato abbastanza?
Vorrei che questa lettera facesse riflettere quelli che ritengono che, passata la soglia dei 50, non sia più possibile ritrovare (o trovare per la prima volta, come nel mio caso) quella voglia irresistibile di amare e di essere amati, incondizionatamente, con l’impeto e la voglia di progettualità dei 20 anni.
MELORY 1952
Una coppia di adulti che si conosce sul web come i ragazzini, e come i ragazzini si innamora. Vedovi, ma non soli: stritolati fra il ruolo di genitori e quello di figli. Questo è l’altro aspetto assolutamente moderno della vostra storia.
L’estate scorsa ho intercettato in spiaggia un dialogo surreale fra due anziani che tenevano a bada i nipotini e intanto si scambiavano informazioni sullo stato di salute delle rispettive madri, immagino ultracentenarie.
Il prolungamento della vita media e le difficoltà economiche stanno creando la famiglia infinita: tutti sotto lo stesso tetto, ma a differenza di quanto accadeva nel modello patriarcale, oggi il peso grava molto spesso sulle spalle di una persona sola.
I giovani non se ne vanno, i vecchi neppure e la generazione di mezzo si ritrova a doversi occupare di avi ed eredi in contemporanea. Non è ancora chiaro dove ci porterà questa rivoluzione. Come capita ai pionieri, vi tocca l’onere di sperimentarla per primi, sacrificando una parte dei vostri sogni sull’altare del dovere.
Ma l’amore, quando è autentico, ha questo di meraviglioso: che si esalta davanti agli ostacoli, perché è costantemente proiettato oltre i limiti del presente, verso il futuro.
Massimo Gramellini