Arianna Dagnino, La Stampa 7/2/2010, pagina 17, 7 febbraio 2010
IL MIO TRISNONNO DARWIN ERA UN AFRICANO
Un africano. Anche lui, Charles Darwin, il padre della teoria dell’evoluzione per selezione naturale. Lo studio condotto con le ultime tecnologie sul Dna prelevato dalla saliva del pronipote Chris rivela proprio questo: gli antenati del naturalista inglese che con il suo saggio «L’Origine delle Specie» rivoluzionò il mondo della scienza, lasciarono le coste dell’Africa 45 mila anni fa.
«Non vedevo l’ora di scoprire quali fossero le radici più profonde della mia famiglia», ha commentato Chris Darwin, figlio di George (conosciuto come Erasmus), nipote di William (Billy) e pronipote di George, uno dei dieci figli che Charles Darwin ebbe con Emma Wedgwood. Avventuriero e guida per trekking nelle Blue Mountains in Australia, dove si è trasferito dall’Inghilterra nel 1986, il 48enne Chris ha fornito il fluido organico che ha consentito ai ricercatori di risalire all’indietro per quasi 60 mila anni lungo l’albero genealogico dei Darwin.
A scoprire - a duecento anni dalla sua nascita - le origini ancestrali dello scienziato che, primo fra tutti, osò ipotizzare che gli esseri umani si fossero evoluti, come gli animali, da un manipolo di antenati comuni, sono stati gli scienziati del Genographic Project, il progetto di ricerca - lanciato congiuntamente da National Geographic e da IBM con il supporto sul campo della «Waitt Family Foundation» - per lo studio delle migrazioni nella storia dell’uomo. Naturalmente queste ricostruzioni non hanno nulla a che vedere con la genealogia convenzionale. I risultati non offrono nomi da appendere al proprio albero genealogico né dicono dove vivessero nonni, bisnonni o arci-avi. Si limitano a indicare i marcatori genetici materni o paterni che i nostri più antichi antenati ci hanno trasmesso e la storia che si accompagna a questi marcatori.
Per poter ricostruire la storia migratoria della famiglia Darwin, i ricercatori hanno concentrato la loro attenzione sul cromosoma Y, scoprendo così che Chris - e di conseguenza l’esimio trisavolo per parte paterna - appartiene all’aplogruppo R1b, uno dei rami dell’albero genetico del cromosoma Y più comuni nella linea evolutiva dei maschi europei. «Circa il 70 percento degli uomini che oggi vivono nel Sud dell’Inghilterra appartiene a questo ramo genetico, mentre in Irlanda e in Spagna la percentuale supera addirittura il 90 percento», ha sottolineato Spencer Wells, direttore del Genographic Project, durante la conferenza stampa di presentazione dei primi risultati, che si è tenuta nei giorni scorsi a Sydney.
Secondo le più moderne teorie evolutive, questi appartenenti maschili all’aplogruppo Rb1 sarebbero i discendenti diretti dell’Uomo di Cro-Magnon, che circa 30 mila anni fa si espanse in Europa decretando la fine dell’uomo di Neanderthal, l’Homo sapiens neanderthalensis, protagonista indiscusso del Paleolitico medio europeo (120-35.000 anni fa). I test genetici dimostrano che questi ominidi non sono gli antenati dell’uomo, ma un ramo evolutivo morto. I discendenti dell’homo identificato con il marcatore genetico M173 erano evidentemente più abili a sfruttare le poche risorse disponibili nell’era glaciale. Fu per il freddo che scesero al Sud, verso la Spagna, l’Italia, i Balcani. E quando i ghiacci si ritirarono, si espansero verso Nord.
«Immagino che la maggior parte delle persone sarebbe affascinata dalla storia ancestrale della propria famiglia, se la potesse conoscere - ha detto Chris Darwin, visibilmente emozionato dai risultati dello studio -. D’altronde, come potremmo capire chi siamo veramente, se non sappiamo da dove veniamo?». Quello che stanno facendo i ricercatori del Genographic Project è di estrema importanza, ha poi continuato: «Ci mostrano la vera storia dell’umanità, come siamo migrati attraverso il globo e quanto comuni siano le nostre origini».
Il progetto è peraltro aperto al pubblico, anonimo e non-profit. «Il nostro archivio scientifico conta già 265 mila partecipanti da tutto il mondo» ha detto Ajay Royyuru, a capo del team di biologi di IBM impegnati nel Genographic Project. Un’ottima formula per contrastare ogni forma di razzismo, secondo Chris Darwin: «Se guardo indietro da dove vengo, scopro di essere nero. Come sarebbe allora possibile denigrare qualcuno perché è nero o, viceversa, perché non lo è? Le differenze genetiche tra le varie popolazioni del globo sono talmente minime che potremmo quasi dire di essere tutti uguali. Riconoscere questo ci aiuterebbe non poco, se vogliamo andare d’accordo su questo pianeta».
Il «Genographic Project» è una ricerca genetica che intende ricostruire la storia delle migrazioni dell’uomo negli ultimi 60 mila anni. E’ stato calcolato che occorrono oltre 200 mila persone: chiunque può partecipare acquistando sul sito www.nationalgeographic.com/genographic il «Partecipation Kit» a 99,95 dollari e inviando un tampone prelevato dall’interno della propria guancia. In cambio, potrà seguire l’avanzamento della ricerca e conoscere la propria storia migratoria. I risultati personali saranno memorizzati in maniera anonima e protetta. Una fondazione privata finanzia i prelievi tra le popolazioni indigene, il cui Dna è particolarmente interessante perché, contenendo marcatori genetici rimasti inalterati per centinaia di generazioni, è un indicatore affidabile dei flussi migratori avvenuti nei tempi antichi. Il ricavato della vendita dei Kit aiuterà invece a coprire i costi del prossimo progetto antropologico del National Geographic: la salvaguardia delle specificità culturali dei gruppi indigeni partecipanti.
Arianna Dagnino