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 2010  febbraio 06 Sabato calendario

LA FIDUCIA NELL’ORO SI INCRINATA

La settimana nera delle commodities non ha risparmiato l’oro. A Londra il fixing
di ieri mattina ha consegnato ai grafici dei prezzi la cifra più bassa degli ultimi tre mesi, 1.052,25 dollari per oncia.
Modesto il recupero pomeridiano, quando il metallo è stato fissato a 1.058 $, e inconsistente anche quello serale negli Usa, dove il future per scadenza ravvicinata ha chiuso la sessione a 1.053 dollari.
Nell’intero 2009 l’oro aveva recuperato il 28%, ma in questo scorcio di 2010 ha già lasciato sul terreno il 5,7%. Le variazioni percentuali tuttavia sono assai più moderate di quelle che stanno registrando altri metalli. Lo scorso anno l’argento ha guadagnato il 55%, il rame il 143%, lo zinco il 111%. Dall’inizio del 2010 hanno perso rispettivamente l’11,6%, il 16,4% e il 23,1 per cento.
Nelle charts delle quotazioni, l’oro oggi appare vulnerabile e le indicazioni tecniche non escludono una discesa sotto i mille dollari. Il rafforzamento del biglietto verde, ai massimi dal maggio 2009 nei confronti dell’euro,ha fatto da grimaldello all’Orso e rischia di infrangere anche il supporto individuato a quota 1.050. «La prossima soglia da osservare è 1.020 dollari – dice Daniel Smith, di Standard Chartered – cioé la media mobile degli ultimi 200 giorni».
Nel medio termine le considerazioni rialziste sono considerate ancora ben motivate, ma nei prossimi giorni solo un rimbalzo consistente potrà ridare fiducia agli investitori.
In realtà chi ha creduto nell’oro si attendeva, dopo il
fixing storico di 1.218,25 $ raggiunto il 3 dicembre, un assestamento imminente. Il fatto che si sia verificato (unito al timore che non si sia ancora concluso) ha però contribuito a disilludere chi credeva in una maggior solidità delle quotazioni e, quindi, della scelta dell’oro come rifugio sicuro.
Alcuni dei fattori che avevano alimentato la corsa dei prezzi si sono appannati, come il riacquisto di vendite di
hedging, la crisi economica, gli acquisti delle banche centrali. Un test importante verrà dai prossimi movimenti del Fondo monetario internazionale, che ha ceduto a India, Mauritius e Sri Lanka 212 tonnellate, ma ne ha disponibili alla vendita altre 191,3 la cui destinazione sarà oggetto di particolare attenzione.
Gli ottimisti a oltranza comunque non mancano. «L’oro risorgerà, mentre il dollaro tornerà a scendere», dice Jeffrey Nichols, di American Precious Metals Advisors, che per quest’anno pronostica traguardi a 1.500 dollari per l’oro e a 25 dollari pe l’argento.