Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 08 Lunedì calendario

PI INGLESE E TECNOLOGIA NELLA NUOVA SCUOLA

La scommessa è semplice (da enunciare): con una struttura alleggerita, rimodernare l’offerta formativa puntando soprattutto sull’asse matematicascienze, sulla lingua straniera e sui contatti con tutto ciò che viene dopo la scuola, cioè l’università e il mondo del lavoro. Confidando che i singoli istituti facciano di necessità virtù, e utilizzino al meglio gli spazi di autonomia ( a costo zero) che la riforma concede.
Le 540mila famiglie che in queste settimane ragionano a cena sul futuro scolastico del proprio figlio che sta per chiudere l’esperienza delle medie devono sapere prima di tutto due cose: la foresta rigogliosa ma disordinata degli oltre 600 percorsi istituzionali o sperimentali attivi tra licei e istituti tecnici, senza contare i professionali, confluisce tutta nei 19 indirizzi illustrati nei grafici qui sotto. Per capire bene che cosa c’è dentro questi contenitori, nel caso di istituti tecnici e professionali, è bene ragionare a moduli: ogni «settore» è caratterizzato da una base comune di materie, ognuna delle aree in cui sono articolati prevede un «secondo strato » di insegnamenti, e un’ulteriore specializzazione arriva con le quote di autonomia (in media il 20% dell’orario) che le scuole possono attivare.
Gli istituti tecnici
La rassegna delle novità deve partire da qui perché i tecnici,oltre a essere l’ordine di scuola più profondamente riformato, sono anche quello più "strategico" per gli esiti della riforma.
L’idea, sulla base anche delle sperimentazioni migliori di questi anni, è di offrire una formazione professionalizzante ma "alta", che stia al passo del mercato di lavoro che cambia ma apra davvero anche la strada all’università. La famiglia dei tecnici si divide in due settori, quello «economico» che rappresenta l’evoluzione degli istituti di ragioneria, perito industriale e turistico, e quello «tecnologico» che eredita il campo d’azione degli istituti tecnici industriali, per geometri, agrari e le diverse sperimentazione. Ma andiamo "per strati", come suggerito prima, e scopriamo prima di tutto che entrambi i settori hanno una solida base comune, che al primo anno copre 20 delle 32 ore settimanali con italiano, inglese, storia, matematica e scienze. All’inizio alle specificità di settore (più economia nella prima area, più meccanica, disegno e tecnologie nella seconda) viene lasciato poco più di un terzo dell’orario: niente paura, insomma, se all’inizio non si azzecca la scelta non è poi così difficile cambiare strada.
Negli insegnamenti specifici per i vari indirizzi si incontrano le parole d’ordine citate all’inizio: in «amministrazione, finanza e marketing » si parte ad esempio con due lingue straniere, e nel caso di «relazioni internazionali » le lingue sono tre (dal terzo anno). Più articolato il ventaglio dei tecnologici, dove le materie tecniche seguono le specificità di settore. Molto poi dipende dalle ore autonome (20% nel primo biennio, 30% nel secondo e 35% al quinto anno) che gli istituti potranno costruire insieme alle imprese e alle professioni del territorio. Per una questione di gerarchia delle fonti (un regolamento non può cambiare una legge), il «comitato tecnicoscientifico » composto da docenti e imprenditori non sarà obbligatorio, ma rimane una carta vincente e molto consigliata per costruire al meglio l’offerta di insegnamenti, laboratori e stage.
Licei
Nel gruppo dei sei licei, la novità è il liceo musicale e coreutico, che nasce per coniugare in una forma inedita la conoscenza culturale e quella «tecnicopratica » su musica e danza. Sarà l’unica scuola superiore a cui si accederà dopo aver superato un esame per accertare le conoscenze di base in ambito musicale. Il liceo delle scienze umane, invece,fa entrare nell’area liceale i vecchi percorsi magistrali quinquennali. Tornando alle parole d’ordine generali della riforma, la lingua straniera potenzia la propria presenza al classico (come anche la matematica) estendendosi ai cinque anni; interessante, poi, la possibilità in tutti i licei di insegnare in lingua straniera una disciplina non linguistica, opzione che diventa un obbligo al linguistico (una materia in lingua dal terzo anno, e un’altra in una seconda lingua al quinto). Per costruire la quota autonoma dell’offerta formativa, i licei potranno poi stabilire accordi con le università e gli istituti di alta formazione.
Istituti professionali
Anche in questo settore la riforma prova a mettere ordine in una crescita di curricula piuttosto disordinata; il panorama, ora interamente composto da corsi di cinque anni che portano al diploma, si divide in due settori, dedicati all’industria il primo e ai servizi il secondo.
Come accade nei tecnici, quasi due terzi delle ore al primo biennio sono comuni ai due settori e abbracciano italiano, inglese, storia, matematica, diritto e scienze,con un’impalcatura di base che è in tutto e per tutto analoga a quella degli istituti tecnici: una scelta modulare, che può facilitare il passaggio fra i due ordini.