Elena Lisa, La Stampa 6/2/2010, pagina 21, 6 febbraio 2010
UNA DISPUTA?
Il significato non lo sanno. E il sinonimo più semplice non gli viene. I ragazzi, almeno quelli scelti a caso davanti ai cancelli di alcune scuole di Torino, parlano per metafore, usano giri di parole, tirano a indovinare. «Sapete che vuol dire disputa?». La risposta più rapida, davanti all’istituto tecnico «Avogadro», è un’altra domanda: «Ha a che fare con la saliva?», prova Gianluca, 17 anni, imbacuccato fino al naso. Alle spalle una sapientona, Simona, un anno in meno e cappuccio in testa che le incornicia il viso: «Asino, non è di-spùta - scandisce - ma dìsputa, tutto attaccato. Significa gara, scontro». E Gianluca un po’ offeso: «Ho capito: vuol dire due che fanno a botte oppure che è scoppiata una rissa». Già.
All’uscita dell’istituto tecnico professionale «Gobetti» cambiano i visi, i nomi e le battute degli studenti. Qualcuno, non ha voglia di essere ”interrogato” e scappa zaino in spalla: «bastaaaa». Altri si fermano e affrontano il rischio. «Sapete che i linguisti sostengono che usate così poche parole al punto da paragonare il vostro modo di parlare a quello dei pastori sardi degli anni Trenta?». «Ou, io arrivo dalla Sardegna» dice Marco, 17 anni, che si rasserena solo quando gli spieghi che la similitudine di quelli della Zingarelli riguarda la quantità di parole usate e non la qualità del linguaggio. E allora soddisfatto, e un po’ spavaldo, come fosse un quiz, ordina: «Forza, fammi una domanda». «Quando parli con gli amici le hai mai usate le parole ”indole” e ”venale”?».
Il ragazzo risponde di sì e per essere più convincente tenta di spiegarne il senso. Abbozza una risposta, ma incomincia a balbettare: «Mi pareva di averle già sentite. Dunque, ”non sei indole a fare qualcosa” e poi, se non sbaglio, si dice ”per le vie venali”...ma mi pare però. Non sono sicurissimo». I compagni attorno scoppiano a ridere e allora si arrende e come fosse in tivù chiede: «Posso avere l’aiuto del pubblico?».
Quelli del liceo Classico «Alfieri» sono più sereni, la lingua italiana, in fondo, è pane per i loro denti. Perciò se la cavano con il significato di alcune parole, ma ammettono di non usarle mai: «Repentino?». Risponde Camilla, alta, bruna, slanciata e bella come una modella: «Una roba rapida, veloce». «Forbito?» A rubarle la parola Andrea: «Una cosa colta». ora di rendere il test più difficile: «E cavillo e ghiribizzo?». Andrea e Camilla si guardano prima stupiti e poi scoppiano a ridere: «Eh, no, però così non è giusto, non valgono trappole. La prova va fatta solo con le parole che esistono per davvero».
Elena Lisa