Francesco Manacorda, La Stampa 6/2/2010, pagina 3, 6 febbraio 2010
INCUBO MADRID. DAL MIRACOLO ALLA RECESSIONE
Zapatero grida al complotto per l’attacco sui mercati; l’opinione pubblica grida allo scandalo per i compensi dei banchieri; la Banca di Spagna non grida ma si limita a certificare: per il settimo trimestre consecutivo Madrid è in recessione. Un record negativo che stacca la Spagna dal resto d’Europa.
Il giorno dopo il grande attacco dei mercati la Borsa madrilena tira un mezzo sospiro di sollievo per le perdite tutto sommato limitate - ha perso l’1,35%, meglio di piazza Affari - ma il Paese non può nascondersi di essere a uno snodo cruciale. Con le riforme del mercato del lavoro e delle pensioni sempre meno derogabili, il governo di José Luis Zapatero ha una strada stretta da percorrere per arrivare a un riequilibrio dei conti pubblici - l’impegno è di portare il rapporto deficit/Pil dall’11,4% attuale all’ortodosso 3% nel 2013 - senza giocarsi il consenso sociale. La proposta di alzare l’età pensionabile da 65 a 67 anni ha suscitato le ire dei sindacati, ma degli stessi sindacati il governo ha bisogno per varare la riforma del mercato del lavoro. Anche perché quella riforma - è il mantra che circola - è uno dei pochi mezzi per ridurre il tasso di disoccupazione, un altro poco invidiabile primato di Madrid che quest’anno dovrebbe sfiorare il 20% doppiando praticamente il dato europeo. Il rieletto - nel 2008 - Zapatero ci si gioca la faccia e non solo. Un sondaggio del giornale «Publico» mostra che il leader del Partido Popular, Mariano Rajoy, ormai lo supera nei consensi degli elettori.
Assieme alle riforme, però, si pone con urgenza il problema di come uscire dalla recessione. Il Pil spagnolo, dice ieri il bollettino della Banca centrale, è sceso anche nell’ultimo trimestre del 2009, calando dello 0,1%. In un anno la caduta è del 3,6%, ma soprattutto sono quasi due anni - manca solo un trimestre per completarli - che l’economia va verso il basso senza vedere il fondo. E non è che il 2010 si annunci molto migliore. Il governo stima una riduzione del Pil pari allo 0,3%, ma già il Fondo monetario internazionale scommette su una frenata di entità doppia, lo 0,6%, mentre la zona euro nel suo complesso potrebbe arrivare a una crescita dell’1%.
Da Washington, Zapatero lancia messaggi tranquillizzanti: «La Spagna ha un sistema finanziario solido», spiega. Per il premier - lo ha detto a Davos - è decisamente inaccettabile che Usa e Gran Bretagna, con le loro istituzioni finanziarie, si scatenino contro la Spagna, ossia uno dei pochi Paesi che è uscito dalla crisi finanziaria senza praticamente sussidiare il suo sistema creditizio. E anche sui dati della Banca centrale, il premier spagnolo puntualizza che la decrescita sta calando, che la luce in fondo al tunnel si vede già. I mercati, però, corrono già ai ripari: anche ieri il costo dei Credit Default Swap, in pratica i certificati di assicurazione anti-fallimento, sul debito pubblico spagnolo hanno aumentato il loro prezzo a 170 punti, dai 120 della scorsa settimana. Adesso assicurare 10 milioni di euro di debito pubblico spagnolo costa 170 mila euro l’anno. E lo stesso avviene con i rendimenti, primo indicatore di rischi: i titoli di debito pubblico spagnolo a dieci anni hanno toccato ieri un massimo di 102 punti base, rispetto al Bund tedesco di equivalente durata.
Il compito di difendere il modello spagnolo è affidata anche a un altro campione nazionale come Cesar Alierta, il presidente della Telefonica assai noto anche in Italia per la sua partecipazione in Telecom: «Tutti gli speculatori al ribasso si sono concentrati sulla Spagna, vendendo a breve senza ragioni fondamentali». E’ una mezza verità, quella di Alierta, perché se non c’è dubbio che la speculazione ribassista internazionale martella adesso più sulla penisola iberica mentre sta dando un attimo di respiro alla Grecia, sul fatto che lo faccia senza «ragioni fondamentali» è lecito avere qualche dubbio. Proprio la decrescita economica, ad esempio, rende decisamente difficile l’ambizioso piano di rientro del deficit pubblico. Nei piani di «consolidamento fiscale» presentati la settimana scorsa ci sono ipotesi tutte da dimostrare, ad esempio quella che nel 2012 la crescita del Pil arrivi a un vigoroso 3%.
Se lo spagnolo medio sa che deve stringere la cinghia dopo i fantastici anni del boom, così non è per tutti. Siti web dei giornali traboccanti di messaggi indignati, ieri, per la notizia che Francisco González, presidente del colosso bancario Bbva ha appena maturato, con il compimento dei 65 anni, una pensione di non disprezzabile entità: 79,7 milioni di euro. Si tratta di un assegno per la maggior parte maturato negli esercizi passati - precisa pudica la banca - e non verrà pagato finché González non lascerà il suo ruolo esecutivo. Ma sono consolazioni che nella Spagna della crescita all’incontrario accontentano pochi.
Francesco Manacorda