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 2010  febbraio 02 Martedì calendario

GRAZIE A DIO VENERDI’, SI VA A ZAPPARE


Il piacere di coltivare la terra. Ce l’avevano davvero i nonni e i bisnonni (autenticamente) contadini? Chi (come noi) vanta questo genere di avi non trova nella memoria i loro racconti edificanti. Piuttosto litanie sulle fatiche, il duro lavoro, gli scarsi guadagni. Anche se il cibo quotidiano non mancava e le nevrosi da stress erano sconosciute. Anche se accadevano episodi (veri) e teneri che, a dirli, sembrano leggende: il viandante, avvolto nel tabarro marrone scuro, spuntato da chissà dove in cerca un tetto provvisorio, messo quindi a dormire sul pagliericcio della stalla e nutrito con polenta e latte fino alla sua «scomparsa» nella nebbia mattutina, un paio di settimane dopo. (Accadeva in Brianza, un nostro zio battezzò quel viandante «l’inquilino»).

Ma ora siamo nel Terzo millennio e la musica è un’altra. Oggi in Italia i contadini e le aziende agricole diminuiscono notevolmente (400.000 unità in meno, dal 1990 al 2.000); in compenso, si va consolidando una nuova categoria di campagnoli che, con un briciolo di ironia, potremmo definire gli «zappatori da weekend». Il termine esatto, ormai pomposamente codificato, è hobby farmer. Cioè contadino per diletto. E poiché siamo nell’era del web, questa passione si è trasferita sulla rete, sotto forma di gioco, che va fortissimo: FarmerVille. In maniera del tutto virtuale, i giocatori piantano alberi, li fanno crescere, seminano, raccolgono il grano, allevano gli animali, coltivano le verdure dell’orto, hanno il frutteto. solo il primo livello: FarmerVille ha diramazioni di ogni genere da far perdere la testa. Almeno a chi non è sufficientemente fidelizzato.

Nella realtà, l’hobby farming è un fenomeno interessante e perfino studiato. Così, Nomisma, in collaborazione con «Veronafiere» e il mensile «Vita in Campagna» (da 25 anni nel mercato editoriale), ha prodotto un dossier rivelatore: le aree rurali italiane’ in sintesi’ pullulano di persone che vivono questi spazi con consapevolezza e impegno dedicandosi nel tempo libero ad attività tipicamente contadine, tra cui primeggia la coltivazione di un piccolo fondo agricolo. In media, poco più di un ettaro. Come tale, non risulta nei dati dei Censimenti Generali dell’Agricoltura (CGA).



La metodologia della ricerca ha puntato su un questionario diffuso tra i lettori de «La Vita in Campagna», a cui hanno risposto in 4.000. I risultati dell’indagine, dunque, hanno evidenziato la presenza di molti soggetti differenziati per ceto e ruolo sociale (pensionati, impiegati, operai, dipendenti pubblici, liberi professionisti e lavoratori autonomi) e, tuttavia, molto simili negli obiettivi dell’agricoltura amatoriale. In primis, lo scopo «extramercantile» (non c’è volontà di ricavare reddito) e ancora: Una doppia vita in chiave bucolica che attira soprattutto gli intellettuali. Una fattoria virtuale, ( www.farmville. com), un mondo ignoto (con mucche renne, mongolfiere e trattori) e un po’ paradossale. Zappare la terra è anche rilassante. E gli amici agricoltori sono solidali e partecipi. (m.p.) motivi legati alla possibilità di stare all’aria aperta, al risparmio sul budget per gli acquisti alimentari, al consumo di prodotti sani e genuini, alla valorizzazione di un terreno ereditato o acquistato.

Di più: questa «nuova figura» non va confusa con l’agricoltore part-time che, comunque, trae ricavi economici ed è periodicamente monitorato dall’Istat (nel 2005, il 70% degli agricoltori svolgeva l’attività a mezzo servizio).

Per inciso, non risulta che la crisi economica abbia incrementato il numero degli zappatori da weekend. In altre parole, coltivare l’orto è un passatempo e resta tale anche nei momenti neri. (Lo hanno dichiarato 88 su 100 degli intervistati per una seconda ricerca Nomisma/Demetra). Ma quali sono le coltivazioni preferite dagli hobby farmer? Ortaggi, frutta, vite, olivo, utili a preparare confetture e conserve; a fare vino e olio, per l’autoconsumo.

Una parte del campione indagato (37%) racconta anche di dedicarsi a piccole forme di allevamento. Infine: lo sfruttamento dei terreni attuato dai nuovi contadini è realizzato mediante l’utilizzo di prodotti e pratiche a basso impatto ambientale. Conclusione? Gli hobby farmer italiani (circa 1 milione) danno un contributo all’attività agricola con buone pratiche di conservazione degli spazi rurali. Che giovano a tutti.