DARIA GALATERIA, la Repubblica 5/2/2010, 5 febbraio 2010
LA STELLA LUCENTE DEL GENIO JOHN KEATS
Fu che non hai forse passato sei mesi di fila con le ali ripiegate», scrivevaa Shelley John Keats; passeggiavano per Hampstead, il bel baronetto e "l’adolescente poeta" figlio di uno stalliere, conversando per ore di poesia. In Keats, più ancora che per i suoi amici, la poesia «faceva nodo con la sua esistenza», scriveva già Nadia Fusini, che prepara entro l’anno l’edizione delle Opere presso i Meridiani Mondadori. «La vita di un uomo che valga qualcosa è una continua allegoria», pensava Keats, che nelle lettere raccontava le sue giornate con toni domestici e colloquiali, tessendo «l’ordito ideale di simboli come il ragno la sua tela».
Jane Campion ora restaura, nel film Bright star («Stella lucente, foss’io come te costante / ...insonne eremita della natura»), Keats e il Romanticismo, per dare calore alla nostra epoca "povera" in cerca delle sue più splendide radici. Ma vivere nell’intimità di un genio è un più grande privilegio; è a questa festa che ci convoca Elido Fazi, raccontando tre anni, tra il 1816 e il 1819, della vita del poeta (l’epilogo porta fino a Piazza di Spagna 26, dove Keats muore di tisi nel 1821, a venticinque anni: «Ho quasi fatto l’amore con la facile morte...»). Bright star, la vita autentica di John Keats (pagg. 256, euro 14, Fazi editore) scompagina le tessere della storia, seminando in apertura gli indizi di un’affascinante rilettura, insieme devota e ridente, e carica, come un giallo, di sensi e di sintomi. Si riporta subito ad esempio la stroncatura del critico Lockhart, "allarmato" dall’"idiozia di Endimione"; Keats è rinviato alla carriera di medico: «E per carità, sia più spartano, nella sua professione, con i sedativi e i sonniferi». Duecento pagine dopo, Shelley crea la leggenda che le stroncature abbiano causato la morte di Keats.
Nel finale, Fazi così liquida il critico: «Sposò la figlia di Walter Scott. Ancora oggi è ricordato per la stroncatura a Keats». La prima, e l’ultima pagina del romanzo sono poi un omaggio all’editore John Taylor, che riconobbe e sostenne e finanziò Keats, e morì «senza aver davvero raggiunto il successo e la fama che sperava». Il mondo contemporaneo dell’editoria percorre implicito le pagine di Fazi, scrittore ed editore. Ma l’irrisione è leggera; la venerazione è asciugata in una scrittura trasparente, che si sposta veloce di quadro; il tessuto continuo delle citazioni di Keats fa rifluire l’aria tersa del poeta, e gli avvenimenti sono semplici e profondi come apologhi.
il ritratto anche di una generazione eccellente, e di antichi vizi letterari.
Keats non conosceva ancora il grande Wordsworth, che già era ritratto insieme a lui e a altri letterati in un enorme quadro allegorico, L’entrata di Cristo in Gerusalemme, del pittore Haydon.
«Questo ragazzo», disse un amico presentando Keats a Wordswoth, «ha scritto un poema mitologico che è una delle più belle cose che abbia letto negli ultimi tempi, Endimione ». «Complimenti», aveva risposto Wordsworth, «anch’io ho scritto un componimento sullo stesso tema». Sfortunatamente, Keats non lo aveva letto. Forse neanche la moglie di Wordsworth. Aveva infatti invitato comunque Keats a cena, e a tavola la signora si era fatta riassumere la trama di Endimione - «ma caro Keats», commentò, «come le è venuto in mente di raccontare una storia simile?». (Nell’epilogo, Fazi specifica che il pittore lavorò per anni al quadro; esposto al British Museum nel 1820, «l’elemento che raggiunse il maggior successo fu l’asinello al centro del dipinto»).
in una notte di gelo e brandy, sul divano di Hunt - il poeta incarcerato per versi irrispettosi della Corona - che Keats decide di abbandonare la medicina e dedicarsi alla poesia. Ma la prima raccolta «sarebbe stata notata di più se fosse comparsa a Timbuctù», commentò un amico; alcuni acquirenti pretendevano indignati un rimborso. «Il mondo intero si inchinerà davanti al suo Genio», prevedeva comunque Hunt: «Ci ha soltanto preceduti». Keats scriveva A thing of beauty is a joy forever, e mangiava insalata per controllare, con una dieta spartana, gli accessi di gelosia per Fanny - che invece, dopo la sua morte, impiegò dodici anni a dimenticarlo.