Michele Masneri, il Riformista 31/1/2010, 31 gennaio 2010
MANUELA "MANOVELLA". DA CISTERNA CON CLAMORE
Ci sono personaggi che possono legarsi soltanto a una città, e Manuela Arcuri non potrebbe relazionarsi che con Roma. Qui è la culla della sua celebrità, e come la città è tanto generosa, ha tanto ”core”; appena esce dall’agro romano, mal glie ne incoglie. Come la squadra della capitale, più che per i suoi successi è conosciuta per i suoi spasimanti, arabi in primis.
In realtà poi M.A. romana lo è solo per adozione, essendo nata – come Cesare Romiti – a Cisterna di Latina, l’8 gennaio 1977, amena località da dove è partita giovanissima per dare l’assalto allo show business. Show business che non l’ha mai granché ricompensata di tutte le energie dedicate: a partire dall’Accademia Silvio d’Amico, mai terminata, fino all’invisibilità che la tocca in tutte le prove professionali: dai film come L’Ultimo concerto (1995), di Francesco Laudadio o i telefilm come Disokkupati (1997), Anni Sessanta (1999), Con le unghie e con i denti (2004) e Imperia la grande cortigiana (2005), opere queste ultime del suo mentore Pierfrancesco Pingitore. E poi ancora l’insussistenza delle fiction Madame (2004), L’onore e il rispetto (2006), Regina di fiori (2005), storia di una rustica fioraia di Campo de’ Fiori che sposerà un conte.
Non mancano anche le pièce teatrali come A pretty story of a woman e Liolà, che rimarranno le sue uniche fatiche sul palcoscenico. Tenta l’avventura internazionale con la pellicola finto-storica Giovanna la Pazza (2001) di Vicente Aranda, con Daniele Liotti e Giuliano Gemma, dove riveste il ruolo di una cortigiana. Trasvola l’oceano per girare il video Somewhere here on Earth di Prince, che cercava «una bella ciociara». E l’ha trovata, ma l’avventura americana non avrà seguito. Dopo Prince viene notata però da Gigi D’Alessio, che la vuole nel video L’amore che non c’è.
Più fortunato di quello musicale è il côté benemerita: nel 2002 indossa i panni (per la prima volta, direbbero i maligni) di una frizzante marescialla in Carabinieri, poi trasposto cinematograficamente nell’inquietante pellicola Sotto copertura (2005). Nel frattempo non trascura gli studi: si iscrive alla triennale in sociologia ma subito perde esami e inizia a fare i calendari nuda, nudissima: uno per Gente Viaggi (2000), uno per Panorama (2001), che le danno grande notorietà, tanto che nel 2003 partecipa pure a un Sanremo baudiano. Tra il 2001 e il 2003 è il biennio d’oro di «manovella» (copyright Dagospia), celebrità suggellata dalla pregevole iniziativa del sindaco di Porto San Cesareo, nel Salento, che fa costruire una gigantesca statua sul lungomare dedicata al genius loci della «moglie del pescatore», con fattezze arcuriane. Segue polemica: l’Associazione Mogli di pescatori scrive una piccata missiva all’Amministrazione comunale. «Come farà la moglie di un pescatore a spiegare ai propri figli che quelle forme perfette stanno lì per simboleggiare le notti vissute all’insegna della preoccupazione quando il papà era in mare col cattivo tempo, la gioia nel vederlo tornare a casa dal lavoro, la dedizione nel preparare il pranzo che lo avrebbe ripagato dalla fatica, dalla salsedine che ha logorato le sue mani?».
Bellezza statuaria per definizione, quindi, Manuela da Cisterna è forse conscia che il suo potenziale risiede più nelle misure (92-63-96) che non nella verve recitativa. E agisce di conseguenza. Secondo il sito MyMovies «è l’ideale erede italiana di Jayne Mansfield. Bellissimo corpo giunonico, mostrato nudo a destra e a manca, e poca vena recitativa». Secondo Enrico Lucherini, «nel cinema ci sono attrici che vanno avanti per la faccia e altre per il culo. Manuela non per la faccia». Nel frattempo comincia ad affastellare una serie di accompagnatori veri o presunti impressionante per qualità e quantità: dal principe Wazee Panah, cugino dell’ex re d’Afghanistan Zahir Shah, agli sportivi tra cui il Capitano Francesco Totti, lo spadaccino Aldo Montano e il calciatore poi sospettato di gaie avventure in alto mare Francesco Coco. E poi ancora Eros Ramazzotti, l’imprenditore romano Gianni Malagò, il figlio del senatore Dell’Utri, il playboy Tommaso Buti. E proprio con quest’ultimo, collezionista di bellezze italiche tra cui Anna Falchi, Luisa Corna e Beatrice Borromeo, «Manovella» è tornata alla ribalta nelle ultime settimane, perché secondo le defatiganti dichiarazioni rese dal paparazzo Francesco ”Bicio” Pensa al pm di Potenza Woodcock, il fidanzamento mensile con Buti sarebbe costato all’opulento imprenditore «40-50mila euro». Mentre sedersi vicino al ristorante con Manovella costerebbe «solo 5mila euro». Voci veramente brutte, che M.A. ha smentito indignata.
E tuttavia l’attrice cistercense non è nuova agli scandali: primo fra tutti quello delle turbocene a Palazzo Grazioli, dove ella partecipava. Almeno a quella del 2 dicembre 2008, quando Manuela – che, si dice, sia l’attrice italica favorita del premier – si presentò insieme a Tarantini ma soprattutto alla di lei amica Francesca Lana, soubrette in cerca di collocazione, ex «ragazza Billionaire» e già protagonista degli scatti bollenti dell’estate 2008, quando le due amiche inseparabili impressionarono pellicola e italiani con foto lesbo molto disinvolte,in una masseria naturalmente in Puglia, ormai Tavoliere del peccato. «Il mondo dello spettacolo è pericoloso. Le malelingue insinuano che tra noi ci sia una storia. Anzi, una relazione pericolosa. Noi lasciamo parlare e guardiamo oltre. Siamo e rimarremo due corpi e un’anima. In tre anni mai un vero litigio tra noi. Siamo una coppia ben consolidata, in sintonia su tutto» ebbe a dichiarare la ragazza Billionaire. E, per rincarare la dose: «quando siamo da sole Manu mi chiama ”Piccola Candy”, perché sono bionda e riccia e le ricordo la protagonista del cartone animato. Sua madre Nella, invece, ci chiama Paola e Chiara. Ci siamo conosciute nel 2005 e da allora non ci siamo mai separate». Piccola Candy dirà anche, intercettata dalla Finanza: «Quelli di Bari danno la droga a tutti, stanno riempiendo di coca mezza Sardegna. Lo sanno tutti».
Per uscire da tutto questo polverone e salvare se stessa (oltre che l’onore delle mogli dei Pescatori del Salento) Manovella dichiarerà al Giornale: «Tutte queste storie mettono in pericolo la stabilità del governo» (3 luglio 2009); e «Adesso al cinema vorrei interpretare una santa» (5 maggio 2009). Santa o profana, è probabile che se sopravviverà anche a Vallettopoli-II, Manuela rientrerà ancora una volta nei ranghi local di una dimensione più accogliente e meno distruttiva della ribalta nazionale. Una romanità come quella narrata dalla mitica Gabriella Sassone del Tempo, o dal concorrente Salvatore Taverna del Messaggero, generosi di cronache come: «Di chi erano le 100 rose rosse senza bigliettino che Manuela Arcuri ha trovato al suo arrivo al ”Target” di Paolo Marteletti dove venerdì sera ha festeggiato il compleanno?» e ancora: «Al seguito di Manu, la mamma Nella, il fratello attore Sergio e l’amica del cuore Veronica Maya (è stata la Arcuri a presentarle l’attuale marito, l’ex corteggiatore di ”Uomini e Donne” Aldo Bergamaschi)!». E poi: «Poteva rimanere sola a lungo Manuela Arcuri dopo la storia col bulletto Matteo Guerra? No, è infatti eccola paparazzata con Marco Manu. I due sono stati fotografati a Grottaferrata a caccia di un ristorantino isolato». Grottaferrata, Cisterna, tronisti in disarmo: e il ricordo di quel compleanno malaugurante festeggiato otto anni fa al Casino di Macchia Madama, dove erano presenti (sempre secondo il Messaggero) «cinquanta invitatissimi e duecento fans a pagamento. Ottantamila lire a testa seduti. Al bar, quarantamila».