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 2010  gennaio 31 Domenica calendario

IL CASO BOFFO NON FINITO - SOSPETTI NELLA CHIESA FINO AI MASSIMI VERTICI


Il caso Boffo non si chiude: dietro le dimissioni dell’ex direttore di Avvenire infatti, continuano a spuntare i profili di due illustri cardinali, quello del Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e quello di Camillo Ruini, fino a non molto tempo fa eminenza di rango che tirava le fila dell’episcopato e spesso anche della politica italiana. A chiamarli in causa sono stati due giornali, Il Foglio e Libero, con una serie di articoli nei quali si fa riferimento, in modo più o meno esplicito, al ruolo che avrebbe giocato il direttore dell’Osservatore romano, Gian Maria Vian, nel caso Boffo. L’accusa è grave: Vian, direttamente o per via di qualche intermediario, avrebbe fatto recapitare al direttore del Giornale, Vittorio Feltri, la famosa velina nella quale si circostanziavano le accuse a Boffo poi rivelatesi false.
Cosa hanno affermato i due giornali? Intanto che lo stesso cardinale Ruini avrebbe di recente informato il Papa sul ruolo di Vian e forse della Segreteria di Stato, nel ”complotto” all’origine delle dimissioni di Boffo. Viene chiamata inoltre in causa una lobby cattolico-laica e post-femminista, con un centro operativo identificato in alcuni nomi di prestigio del Corriere della Sera e dello stesso giornale vaticano: da Ernesto Galli della Loggia a Paolo Mieli a Lucetta Scaraffia; un gruppo che avrebbe ispirato la mossa fatale della velina giudiziaria falsa. Poi è arrivata l’intervista di Feltri rilasciata al Foglio due giorni fa, nella quale il direttore del Giornale evocava una provenienza ”istituzionale” , cioè vaticana, della carta fasulla che incriminava l’ex direttore di Avvenire. Va detto che già nel settembre scorso Feltri provò a coinvolgere ambienti ecclesiali (i «servizi segreti vaticani») nella vicenda, ricevendo una dura replica del direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale affermò: «Smentisco nel modo più categorico questa infondata affermazione. Viene il sospetto che vi sia una intenzione di fomentare confusione diffondendo false accuse». Quando poi Feltri ammise la bufala, tornò sul tema dell’origine assolutamente «insospettabile» della velina.
Ma perché dalla Segreteria di Stato avrebbero agito in tal senso? I ruiniani non hanno dubbi: «Per colpire la linea Boffo-Avvenire-Ruini» spiega Sandro Magister, vaticanista che non ha mai nascosto le proprie simpatie per il cardinal sottile. «Quella su Boffo è un operazione nata dentro la Chiesa e la mia è una interpretazione che mette fuori gioco l’idea proposta anche dal Foglio dell’azione promossa della lobby Vian-Mieli-Scaraffia-della Loggia, questo è solo il ”paesaggio”, escluderei la lobby post-femminsita». Magister fra l’altro conferma la propria tesi secondo cui un articolo apparso sul Giornale a firma Diana Alfieri, sul caso Boffo, sarebbe in realtà opera dello stesso Vian. «La verifica l’ho avuta in modo inoppugnabile» dice, e aggiunge: «Anche alla presidenza della Cei e ad Avvenire si arrivò alle stesse conclusioni». Accuse pesanti, alle quali a suo tempo il direttore dell’Osservatore romano rispose bollandole come «menzogne».
Fonti autorevoli vicine allo stesso Boffo - il quale preferisce non parlare di una vicenda che in ogni caso lo ha colpito duramente - accreditano una versione a metà fra le due: la lobby laico-cattolica ha agito in quanto l’ex direttore di Avvenire, uomo di fiducia di Ruini, aveva un preciso ruolo politico: tenere la Chiesa italiana posizionata sul centrodestra attraverso il collante della bioetica, contribuendo così a bloccare il quadro politico nazionale. Il caso Eluana Englaro avrebbe fatto poi da detonatore, la posizione intransigente interpretata da Boffo veniva giudicata un errore dalla famosa lobby. In questa lettura Boffo sarebbe stato anche l’uomo che garantiva il collegamento fra la gestione Ruini e quella Bagnasco; tuttavia accanto a ciò non sarebbe secondario l’elemento della lotta di potere all’interno delle stesse alte gerarchie. L’attacco di Feltri è invece, si fa notare, un’azione vendicativa a nome di Berlusconi per le critiche mosse al premier dallo stesso Boffo. Fantapolitica o meno, se le cose stessero così anche solo in minima parte, l’errore dell’entourage berlusconiano sarebbe stato clamoroso.
Sullo sfondo c’è poi, come è ormai noto, il caso dell’Istituto Toniolo, il comitato dell’Università Cattolica che gestisce ingenti risorse finanziarie, una delle casseforti della Chiesa italiana. La velina, che è poi la vera protagonista di questa storia, sarebbe stata elaborata - secondo alcune fonti - negli ambienti della Cattolica e poi diffusa nei sacri palazzi e a diversi professori dell’ateneo milanese con l’obiettivo di screditare Boffo e costringerlo a dimettersi dal comitato. Colpendo indirettamente in questo modo anche il rettore dell’ateneo, anch’egli classificato come ”ruiniano”, Lorenzo Ornaghi.
Le voci si rincorrono e la vicenda s’ingarbuglia, in un susseguirsi di ipotesi e di illazioni. Di certo in Vaticano non apprezzano, cercano - per ora - di non rispondere alle accuse, e parlano di «telenovela», confermano poi che il pensiero dominante dietro gli attacchi di questi giorni, è quello che vede l’esclusione di Ruini da responsabilità di primo piano nella Chiesa come una sorta di reato di lesa maestà. Inoltre Oltretevere si respingono tutte le accuse e si passa al contrattacco spiegando come forse qualcuno «non ha mandato giù la riconferma di Bertone» firmata da Benedetto XVI solo qualche giorno fa.
Quancuno vede anche uno sfondo politico della vicenda. Ne sarebbe riprova la campagna condotta da Giuliano Ferrara contro Emma Bonino proprio in nome del valore della vita; Ferrara ha criticato la Cei per non avere denunciato con forza e pubblicamente l’inconcilibilità della candidata del centrosinistra nel Lazio con il voto cattolico, poi il direttore del Foglio ha chiamato in causa il suo omologo di Avvenire - Marco Tarquinio, il successore di Boffo - per aver pubblicato un articolo contro la Bonino firmato da Mimmo Delle Foglie, altro ruiniano doc, solo nelle pagine interne del giornale anziché come editoriale. Resta il fatto che la linea messa in campo dalla Chiesa italiana in modo sempre più articolato a partire dal settembre scorso, è quella di una presa di distanza dai partiti, nessun fiancheggiamento pubblico. Non ci deve essere contrapposizione fra temi bioetici e solidarietà, hanno detto appena venerdì i vescovi; ed è appunto in questo quadro che Bagnasco auspica una «nuova generazione di politici cattolici» per il futuro del Paese. In Vaticano si fa poi notare, con un’ultima puntura di spillo, come la mossa di Ruini di far sapere all’opinione pubblica del proprio incontro con Berlusconi sia in fondo stato un errore; lo stesso Bagnasco ha ritenuto poi, due giorni fa, di diffondere la notizia del lungo colloquio avuto con il presidente Napolitano al termine della visita alla mostra ”Il Potere e la Grazia” a Palazzo Venezia.