Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 05 Venerdì calendario

IL VATICANO TIRI FUORI LE CARTE SU BOFFO"

Io chiedo che la Chiesa renda finalmente pubblici gli atti del processo di Terni in cui è stato condannato Dino Boffo. Lo faccia, per mettere fine a questo stillicidio di voci, di insinuazioni, di sospetti. Così sapremo di che stiamo parlando: se di qualcosa di grave, o di una debolezza, o di un gesto di carità mal interpretato. Perché sono mesi che stiamo discutendo sul nulla, cioè di una condanna che non sappiamo ancora perché è stata inflitta».
L’uomo che chiede non è uno qualunque. Vittorio Messori non è soltanto lo scrittore cattolico italiano più letto e più tradotto. anche l’uomo che non a caso gli ultimi due papi - Ratzinger quand’era ancora cardinale, e Wojtyla quand’era già Giovanni Paolo II - hanno scelto per due libri-intervista divenuti bestseller mondiali. Questo tormentone su Boffo lo annoia, ci confida nell’abbazia di Maguzzano (comune di Lonato, provincia di Brescia) che ormai è diventata la sua seconda casa. «Sì, mi annoiano tremendamente queste polemiche e questi presunti complotti vaticani», ci dice, e non potrebbe essere altrimenti: Messori la sua vita l’ha spesa per cercare le ragioni della fede, non per indagare sulle beghe clericali. Del «palazzo-Chiesa» gli interessano le fondamenta, non gli appartamenti vaticani.
Logico quindi che le nostre povere vicende umane - nelle quali, sia detto senza offesa, rientra un cambio di direzione ad Avvenire - gli paiano insignificanti frammenti affogati nell’eterno. Però guai ai cristiani che danno scandalo, ammonisce il Vangelo, e la Chiesa in questa occasione sta dando, se non scandalo, un esempio non proprio edificante. Proviamo a riassumere. L’estate scorsa il Giornale di Vittorio Feltri pubblica una notizia: il direttore di Avvenire, Dino Boffo, è stato condannato a Terni per molestie e secondo un’informativa anonima si tratta di molestie omosessuali. Boffo annuncia querela, la Chiesa lo difende a spada tratta. Ma dopo pochi giorni succede qualcosa e Boffo si dimette. Intanto gli atti del processo di Terni rimangono misteriosamente secretati.
Passa qualche mese e Feltri scrive: la condanna è vera e certa, ma l’informativa sull’omosessualità era una bufala. Una parziale riabilitazione per Boffo, il quale nei giorni scorsi incontra Feltri in un ristorante di Milano. Che si dicono i due? Boh. Mistero anche questo. Però sui giornali esce una mezza bomba, anzi una bomba intera: dal colloquio sarebbe emerso che a dare il «pacco» (questo sì mezzo, perché la condanna è vera ma l’informativa no) a Feltri sarebbe stato nientemeno che il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, e nientemeno che su mandato del segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. Feltri smentisce, e scrive che non ha mai incontrato né Vian né Bertone; dice solo che la notizia gli fu passata da una persona «istituzionalmente affidabile, non estranea alla Chiesa cattolica». Qualcuno nella Chiesa ha dunque accoltellato Boffo alla schiena? Di fronte a sì grave accusa, oltre Tevere fanno scena muta.
«Il Vaticano tace perché è a disagio», dice Messori. «E lo è perché ha peccato due volte. La prima contro la virtù della prudenza, quando ha lasciato al suo posto Boffo benché tutti sapessero da anni - lo sapevo perfino io - che sul suo capo pendeva un possibile scandalo, cioè quella condanna per molestie. E questa è responsabilità del cardinal Ruini e del suo successore, Bagnasco. La seconda volta ha peccato contro la verità, perché la trasparenza è un aspetto della verità e il Vaticano non è stato trasparente: ha reagito in modo grottesco parlando di un inesistente ”attacco alla Chiesa”, ma non ha voluto mostrare i documenti del processo, che per legge dovrebbero essere pubblici e che invece sono stati secretati».
Silenzio allora, silenzio oggi su un sospetto ancora più grave: quello di un complotto vaticano per far fuori Boffo. «Non mi scandalizzo che accadano cose del genere. Dio ha voluto affidare la sua Chiesa agli uomini, e gli uomini hanno i loro limiti, le loro debolezze, le loro miserie. Divisioni nel clero ci sono sempre state. ingenua la pretesa di chi vorrebbe la Chiesa migliore delle altre istituzioni umane». Però il desiderio di sapere che cosa è successo è legittimo. E invece la Chiesa tace.
«C’è disagio e confusione, è vero. Credo che in Vaticano tutti aspettino che intervenga il Papa, il quale mi risulta essere molto seccato». Ma un direttore dell’Osservatore Romano e un segretario di Stato non hanno il dovere di fare chiarezza? «Ripeto: il primo silenzio è quello del Papa. Sbaglia chi vede, in alcune sue frasi di questi giorni, allusioni al caso Boffo: i suoi discorsi sono preparati da mesi. Aspettiamo dunque le sue mosse. Ma insisto: la prima cosa da fare è rendere pubblici gli atti del processo di Terni, perché tutto è partito da lì. Lo faccia, la Chiesa: altrimenti, oltre che contro la verità, peccherebbe di nuovo anche contro la prudenza. Perché quei documenti, se non li consegna il Vaticano ai giornali spiegando tutto, prima o poi finiscono su Internet o in qualche altro letamaio».