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 2010  febbraio 02 Martedì calendario

VIAGGIO NEL CUORE FERITO DELLA TOYOTA

TOKYO Il crollo è cominciato con quattro persone incolpevoli su una Lexus, morte su una strada della California perché il pedale dell’acceleratore non è tornato indietro e quello del freno non è riuscito a bloccare la macchina.

Una tragedia tra le tante che accadono ogni giorno sulle strade, con la differenza che questa volta non è stato l’uomo a sbagliare ma la macchina.

Succede. Questa volta è successo a un padre, una madre, una figlia e un cognato che viaggiavano sulla macchina "più perfetta del mondo". Lexus è il marchio di lusso del gruppo Toyota, il numero uno mondiale dell’automobile, l’azienda che ha trasformato l’industria manifatturiera mondiale con il "controllo totale di qualità" e il cui obiettivo conclamato è l’auto con "zero difetti".

Otto milioni di veicoli da ritirare per un difetto ai freni. Un danno economico e d’immagine. Che fa vacillare il colosso giapponese dell’auto «Per i giapponesi è un trauma - d i c e S e a n Yokota, economista alla sede di Tokyo della Ubs - il fallimento della Japan Air Lines è stato già digerito. La Toyota è un’altra cosa, è il simbolo della qualità giapponese». C’è spazio solo per questo nei pensieri di manager e broker che escono dagli uffici di Marunouchi, la city nipponica, nel freddo della sera di Tokyo. A preoccupare, insomma, più che l’orgoglio nazionale è il crollo del titolo della prima azienda del Paese: meno 23% negli ultimi quindici giorni, 30 miliardi di dollari di capitalizzazione bruciati. «Il titolo Toyota ha perso quasi un quarto del suo valore, ma al momento non c’è contagio né con le altre industrie del settore né con il sistema in generale - spiega Shogo Maeda, responsabile per il mercato azionario di Schroders - Un rischio però c’è: le imprese giapponesi hanno costi elevati di produzione ma contano su un mercato mondiale perché garantiscono una qualità elevata dei loro prodotti.

Questa immagine può essere danneggiata». Se nel mondo dell’auto Rolls Royce è sinonimo di lusso e Ferrari di velocità, Toyota è stato per decenni sinonimo di qualità. E’ la filosofia dell’azienda da sempre, da quando il suo fondatore che allora non produceva auto ma telai inventò un sistema che bloccava il telaio quando nel processo di tessitura si creava un difetto. E’ la filosofia del prodotto perfetto. Gli ingegneri della Toyota su questa filosofia hanno costruito un intero sistema, il Toyota Production System, che fatto scuola nel mondo. La Toyota era all’avanguardia e per decenni nelle classifiche americane sull’affidabilità delle auto, i modelli ai primi posti avevano i suoi marchi. Con un contrappasso che più classico non si può, nell’autunno del 2009 la Toyota si è scoperta imperfetta. Negli Stati Uniti si moltiplicano le denunce di auto Lexus e Toyota il cui acceleratore, come nel caso della tragedia in California, una volta pigiato non torna indietro, condannando l’auto ad una corsa senza controllo. Sembra che sia un problema di tappetino, quello su cui il guidatore poggia i piedi, che - disegnato male - blocca a volte la corsa dell’acceleratore. E’ un difetto apparentemente marginale, ma grave per i suoi effetti e costringe la Toyota a richiamare un paio di milioni di vetture. Non basta, il difetto si ripete, in alcuni casi si dimostra che il tappetino non c’entra,è proprio l’acceleratore che si blocca.

Quando l’acqua entra da uno sportello perché la guarnizione è imperfetta, il problema è rilevante. Quando si tratta di acceleratore che si blocca invece è "vitale".

La Toyota finisce nell’occhio del ciclone. Il 21 gennaio, con colpevole ritardo, richiama oltre 4 milioni di auto in tutto il mondo, un numero destinato a raddoppiare nel giro di due settimane, e blocca la vendita di otto modelli. Non è finita. Poiché i problemi arrivanoa grappoli, in questi primi giorni di febbraio si scopre che oltre all’acceleratore, su alcuni modelli c’è anche un problema di freno, questa volta sulla Nuova Prius, la Toyota più venduta in Giappone, il modello che ha segnato la leadership della casa nella lotta all’inquinamento con il suo motore ibrido. La Prius è un’icona, ha incrinato la schiavitù dalla benzina. Ebbene, la Nuova Prius, quando il fondo stradale è irregolare non sempre frena quanto dovrebbe. Otto milioni di auto richiamate per un difetto all’acceleratore e ora le Nuove Prius che saranno richiamate per correggere il difetto al freno. Il costo si prospetta enorme: la Toyota prevede una spesa di due miliardi di dollari, che su otto milioni di auto da rivedere vuol dire 250 dollari l’una. E quasi un altro miliardo di dollari costerà al gruppo la caduta delle vendite legata a questa vicenda. Ma la Toyota non fallirà per questo. La tradizione della casa, che dal 1950 fino al bilancio chiuso il 31 marzo del 2009 non aveva mai chiuso un anno in perdita, vuole che la cassaforte sia sempre ben piena per affrontare lei difficoltà, e oggi calcola che le sue riserve ammontino a 30 miliardi di dollari. Il problema non è la finanza, è la credibilità. E’ quel sinonimo "Toyota-qualità" che oggi non vale più. Un mito che rendeva accettabile per gli acquirenti un prezzo più elevato rispetto agli altri marchi, che valeva miliardi di yen in termini di profitti, e intorno al quale era costruita l’organizzazione di una multinazionale presente in oltre cento paesi e capace di produrre oltre 9 milioni di auto l’anno.

Ma come è potuto succedere tutto questo? La corsa al primato mondiale è il primo imputato. All’inizio del decennio l’allora presidente Fujio Cho fissò per il gruppo l’obiettivo del 15% del mercato mondiale entro il 2010, e quando il presidente fissa un obiettivo alla Toyota lo si persegue come un sol uomo. Ma nuovi stabilimenti, nuovi modelli, nuovo personale, in una corsa contro il tempo possono costare un prezzo, quello della perfezione, quello della sicurezza e della qualità. Il secondo imputato è la flessibilità. Cinque anni fa è stata introdotta in Giappone una normativa che ha consentito il lavoro temporaneo anche nell’industria manifatturiera, che ne ha fatto larghissimo uso. C’è chi sostiene che l’addestramento dei lavoratori a termine sia meno efficace di quello che i dipendenti a tempo indeterminato. L’una, l’altra, tutte e due insieme o altre ancora. Il fatto è che la Toyota ha perso in questa fase il senso della sua storia e della sua direzione.

Per raddrizzare la barra a giugno è stato nominato alla presidenza Akio Toyoda, il pronipote del fondatore con il quale dopo molti anni la famiglia ha riportato un suo rappresentante al vertice del gruppo. A ottobre, Toyoda ha citato un libro di Jim Collins, guru americano del management, nel quale si descrivono le fasi della caduta di un’azienda di successo.

Sono cinque: l’orgoglio del successo, l’inseguimento di un successo maggiore, la sottovalutazione dei rischi, l’affannoso tentativo di salvataggio, la fine. Ebbene secondo Akio Toyoda il suo gruppo, il numero uno mondiale nella produzione e vendita di automobili, era già nella quarta fase. La poca trasparenza, i ritardi e la confusione coni qualiè stata affrontata questa crisi sembrano confermare.