Renato Franco, Corriere della Sera 05/02/2010, 5 febbraio 2010
PANARIELLO: IL MIO TEATRO TRASFORMATO IN RADIOSHOW
Panariello riparte dal basso, spettatore dopo spettatore, dai 270 di un teatro romano per tornare ai milioni di Raiuno. E per testare il nuovo spettacolo ricorre a una formula insolita: quella del radioshow, uno spettacolo live che si può sentire anche in diretta radiofonica su Rtl 102.5. Otto appuntamenti dal 14 febbraio.
«Ogni maledetta domenica» come il film di Oliver Stone?
«Il film di Stone è una metafora della vita e anche della mia carriera: dice che bisogna conquistarsi il terreno centimetro dopo centimetro per arrivare alla meta. Fermarsi e ripartire. Mi piaceva questa metafora e abbiamo scelto la domenica per andare in onda se no dovevo cambiare film». Che spettacolo è? « uno spettacolo teatrale che mi serve come laboratorio per provare personaggi e testi. Sarà una sorta di grande monologo, in cui si alternano musica e personaggi nuovi, ma senza un tema particolare. Nella prima puntata, giorno di San Valentino, parleremo d’amore, per questo ho invitato Baglioni, mentre Albertazzi leggerà brani da Cyrano... Parleremo anche del momento che viviamo, un periodo in cui c’è poco da ridere: ormai la realtà supera la fantasia, nessun autore avrebbe saputo scrivere una sceneggiatura come quella che viviamo in questi giorni».
Un tema portante non c’è, però ci sono personaggi nuovi. A cosa ha pensato?
«C’è Vaìa, il prototipo di quei signori al bar con il cognacchino e la sigaretta che commentano ogni cosa, dal politico al sociale, che sanno tutto di tutti, e chiudono sempre le frasi alla toscana, vai via, vaìa appunto. Poi Luingi, con la «enne», insegnante di ballo latino-americano, un pratese che si è inventato uno slang tutto suo, un grammelot portoghese: chiama la penna pengi, il foglio fongi. E poi Tiberio, un fashion victim: uno che veste Cavalli e Vivienne Westwood, che si mette cosa che quando le vedi a una sfilata ti chiedi chi se le metterà mai. Però è uno normale, con moglie e figli che si vergognano se li accompagna con il kilt a scuola. Racconta il disagio di dover essere a tutti i costi alla moda».
Personaggi vecchi?
«Sicuramente non molti miei classici: Naomo o Mario il bagnino non ci saranno, Renato Zero invece sì».
Ci sarà anche Claudio Lippi sul palco.
«Non ha un ruolo, non sa che cosa faremo e di che cosa parleremo, serve per rendere tutto più spontaneo e improvvisare».
A trovarla verranno Mario Biondi, Zucchero, Fiorella Mannoia, Pino Daniele... molti ospiti musicali. Come mai?
« un programma che va in radio, abbiamo pensato anche a chi ascolta ma non può vedere, la musica ha una parte importante nello spettacolo, un buon 30 per cento».
Ha scelto un posto piccolo, il Teatro The Club a Roma, 270 posti.
«Mi voglio cautelare – ride ”. Se va male, preferisco farlo tra pochi intimi, anche se il grosso del pubblico sarà quello della radio. il primo passo per lo spettacolo che farò a settembre – «Panariello non esiste» – e il progetto televisivo che seguirà». Sembrava fosse vicino a Sky. «Non c’era mai stato nessun accordo. E poi lo spettacolo lo penso per Raiuno, mi piacerebbe farlo itinerante, in Germania, in Svizzera, in Austria, dove ci sono comunità italiane forti. Girando spesso mi sono reso conto di che fame c’è di artisti italiani. E poi all’estero hanno un entusiasmo straordinario e contagioso, sono più disposti alla risata».
Dopo Sanremo 2006 è scomparso dalla tv. Scelta sua o di altri?
«Dal 2000 non mi ero mai fermato, ero stanco io e i miei autori. Non mi nascondo: avevamo raschiato il fondo del barile, eravamo a corto di idee. Era venuto il momento di staccare la spina. Ora riparto con nuovi progetti: lo spettacolo, il film Amici miei nel 400, la tournée teatrale, un altro film...». Stress da Auditel? «Ci si muore... Ormai anche la gente comune per strada non ti dice se il programma è bello o è brutto, ma "andata male eh?". Andavo contro Bonolis, De Filippi, anche Raiuno mi avrebbe controprogrammato se avesse potuto... Quando torno vorrei sfidare Consorzio Nettuno (i corsi universitari che vanno in onda nella notte, ndr). Se dall’altra parte c’è un avversario debole, c’è meno tensione, anche il pubblico lo percepisce». Chi è il più bravo a fare tv? «Non mi piacciono le classifiche. Bonolis è il più completo, Chiambretti è arguto e intelligente, Fiorello sa fare uno spettacolo da solo, la De Filippi... Non c’è un numero uno ognuno ha la sua specializzazione».
E tra i programmi?
«Guardo tutto, anche le telepromozioni. Seguo l’approfondimento: Ballarò, Santoro, Vespa con e senza plastico. Mi piace Striscia, Per un pugno di libri con Marcorè, Quelli che il calcio della Ventura, Niente di personale di Piroso».
Tra poco c’è Sanremo, il suo nel 2006 non andò bene. Consigli alla Clerici?
«Antonella non deve cambiare perché fa Sanremo: deve mettere in mostra la sua genuinità italiana, da ragazza della porta accanto. Però per molti rimango l’ultima persona al mondo che può dare consigli su Sanremo».
Renato Franco