Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  febbraio 05 Venerdì calendario

RUSSIA NELL’UNIONE EUROPEA S, MACON UN PIEDE FUORI

Perché non viene presa in considerazione l’ipotesi di accettare la Russia nell’Unione Europea? Se la Russia, invece di essere guardata con sospetto, fosse accolta in Europa, verrebbe meno un elemento di forte tensione politica. Certo il passaggio dovrebbe avvenire gradualmente e a fronte di precise garanzie sulla garanzia del riconoscimento di tutti i diritti civili previsti dalla nostra comune Costituzione e sugli equilibri economici che si verrebbero a formare. Da tempo è in corso un lento processo per l’inserimento della Turchia in Europa. Lei crede che le distanze culturali con la Russia siano più grandi? Europa e Russia unite in un comune progetto di sviluppo, darebbero vita ad un aggregato dai potenziali incredibili. Sto pensando alla disponibilità di materie prime, alle tecnologie da condividere, alla tradizione militare, ad un mercato interno paragonabile a quello dei colossi orientali (Cina e India). Certo non si tratta di una cosa semplice e di breve durata, ma ci si potrebbe pensare su.
Massimo Magnani
susiemax@libero.it
Caro Magnani, l’ingresso della Russia nell’Ue fu auspicato alcuni anni fa da Silvio Berlusconi nel corso di qualche conferenza stampa dopo i suoi incontri con Vladimir Putin. Ma Putin ascoltò le parole del suo amico italiano senza commenti o sorrisi di assenso. Non credo che la classe dirigente russa sia interessata all’ingresso in un «super Stato» che non è, e forse non sarà mai, una vera e propria federazione, ma ha già tolto ai propri membri una parte considerevole della loro sovranità.
La Russia è certamente europea, ma in un modo completamente diverso da quello delle nazioni dell’Europa centro-occidentale. La storia che ha formato il carattere del suo popolo è quella di una continua, instancabile avanzata attraverso l’Europa orientale e l’Asia. Lo spazio ha foggiato le sue istituzioni, condizionato la sua cultura politica, mescolato quella combinazione di aggressività e di paura che è ancora oggi il dato caratteriale della sua politica estera. I russi hanno creato la loro identità nazionale rubando i tratti dei popoli conquistati e di quelli da cui sono stati invasi. Non sono soltanto slavi. Sono anche mongoli, svedesi, baltici, ottomani, persiani, armeni, georgiani, azeri, tatari, uzbeki. Non esiste nell’età moderna un altro impero coloniale che abbia a tal punto catturato e usato i caratteri dei popoli conquistati.
Non esiste un altro Stato che abbia undici fusi orari, che tenga un piede nel Mar Nero e l’altro nel Mare di Bering, che confini da una lato con la Finlandia e dall’altro con la Corea dei Nord. Supporre che questo Stato possa essere tenuto insieme e governato con la Carta dei diritti, allegata al Trattato di Lisbona, è pericolosamente illusorio. I russi lo sanno e non hanno alcuna intenzione di rinunciare a se stessi per ridursi a far parte di quella che Paul Valéry definì la penisola europea del continente euro-asiatico. La sua migliore classe dirigente, tuttavia, sa che l’Europa centro-occidentale è sempre stata, e continuerà a essere il modello indispensabile della sua modernizzazione politica ed economica. Quello che lei auspica, caro Magnani, può essere realizzato con accordi bilaterali russo-europei in tutti i settori in cui la Russia e l’Ue hanno bisogno l’una dell’altra, dall’energia agli scambi commerciali, dalla cooperazione industriale ai rapporti finanziari. A noi e a loro serve un partenariato, non l’integrazione.
Sergio Romano