Dino Pesole, Il Sole-24 Ore 5/2/2010;, 5 febbraio 2010
TASSE SULLA CASA: IL 63% ALLO STATO
Il federalismo fiscale è un’opportunità «di valore strategico per procedere a una razionalizzazione del sistema nel suo complesso». La premessa è che per governare al meglio i tributi, gli enti territoriali dovranno disporre di «informazioni e strumenti conoscitivi per indirizzare e monitorare il loro sistema di entrate». In quest’ottica appare prioritario rendere disponibili in tempo reale i dati sui flussi di riscossione, a partire dagli immobili. Il direttore del dipartimento per le Politiche fiscali del ministero dell’Economia, Fabrizia Lapecorella, ha tracciato ieri presso la commissione bicamerale di vigilanza sull’Anagrafe tributaria un quadro aggiornato sullo stato di attuazione della «banca integrata della fiscalità immobiliare ». Si tratta di un progetto trasversale che coinvolge tre direzioni del dipartimento ( Federalismo fiscale, Sistema informativo della fiscalità, Studi e ricerche economico-fiscali). I dati illustrati nell’audizione parlano di un gettito, proveniente dalle imposte sulla casa, di 43,1 miliardi (il dato diffuso dall’agenzia del Territorio a maggio scorso parlava di entrate per 39,8 miliardi, si veda «Il Sole 24 Ore» del 27 maggio 2009).
Per il 63% si tratta di imposte erariali, mentre la parte restante è di competenza dell’imposizione locale e regionale. Magna pars del gettito (il 97%) è assicurato da Ici, Irpef, Iva, Imposta di registro, Imposta ipotecaria e catastale e imposte di consumo di energia elettrica.
Le riscossioni per il 2007 e il 2008 sono pervenute da circa 6.900 comuni, che rappresentano l’85% del totale. «Si tratta di un buon risultato- ha commentato il numero uno del dipartimento- ma è tuttavia opportuno valutare quali azioni intraprendere per tendere all’obiettivo della massima completezza». La strada è incrementare la qualità delle banche dati del catasto e delle conservatorie, razionalizzare il sistema della riscossione dei tributi locali. Infine, appare necessario correlare le informazioni rilevate a livello di singolo contribuente «e le risultanze delle corispondenti voci di bilancio». La banca dati sulla fiscalità immobiliare è uno strumento prezioso in chiave antievasione, «per potenziare e integrare l’attività di accertamento fra amministrazione finanziaria e uffici tributi degli enti territoriali ». In questo modo, sarà possibile individuare le aree a maggior rischio di evasione «pianificando con maggiore efficacia l’attività di controllo».
Del resto, il federalismo fiscale, così come costruito nella sua architettura dalla legge delega approvata il 5 maggio del 2008, appare tuttora un cantiere aperto. In attesa dei relativi decreti legislativi (il primo provvedimento è atteso entro il 21 maggio), e della relazione sul quadro generale di finanziamento degli enti territoriali (in programma per il 30 giugno), occorre creare le premesse per un sistema «che garantisca l’effettivo flusso bidirezionale dell’informazione».
Spetta all’anagrafe tributaria, attraverso gli incroci automatici e le proprie banche dati, offrire ai sistemi informativi degli enti locali e delle regioni «una serie di servizi via rete per l’allineamento dei dati sulla fiscalità». La stessa anagrafe tributaria dovrebbe «poter rendere disponibile ad ogni ente territoriale una specifica banca dati integrata», così da affinare l’azione di controllo ed effettuare indagini e analisi «sulla platea dei contribuenti di competenza».
Sugli immobili, le maggiori criticità emergono relativamente ai tributi locali, sia per quel che riguarda le informazioni sul gettito sia per i dati analitici. «Ogni limitazione al monitoraggio delle entrate degli enti locali - ha concluso Fabrizia Lapecorella - potrà essere superata solo quando sarà previsto che ogni operazione di riscossione di un tributo regionale o locale sia trasmessa e registrata nelle banche dati dell’anagrafe tributaria».