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 2010  febbraio 05 Venerdì calendario

ALTA TENSIONE SUGLI INCENTIVI AUTO

Sono sempre più in bilico i nuovi eco-incentivi per l’acquisto di auto. Il dibattito aperto da oltre un mese allo Sviluppo economico si è trasformato in un duello dialettico tra la Fiat, che sarebbe il principale ma non l’unico beneficiario dell’aiuto ai consumi, e il governo. Di buon’ora il premier Silvio Berlusconi legge l’intervista concessa alla Stampa dall’a.d.del Fiat Sergio Marchionne – «sugli incentivi sono agnostico: il governo faccia la sua scelta e noi la accetteremo senza drammi. Ma abbiamo bisogno di decisioni in tempi brevi» – e poche ore dopo a palazzo Chigi, dopo il consiglio dei ministri, esprime la linea dell’esecutivo. «Stavamo esaminando» l’erogazione di incentivi al settore automobilistico – dice Berlusconi – ma «pare che il principale produttore non sia interessato ad averli», in ogni caso «è ancora un capitolo aperto, stiamo discutendo con altri protagonisti del settore auto e vediamo come si metteranno le cose, noi siamo sempre aperti e pronti a dare una mano ai settori che ne hanno bisogno».
Nel pomeriggio la controreplica di Marchionne, che alza ulteriormente la temperatura. «L’eventuale scelta del governo di non rinnovarli – dice l’a.d. in una nota – ci trova pienamente d’accordo. Quello di cui c’è bisogno adesso non sono palliativi al mercato, ma una forte e seria politica industriale che miri ad un rafforzamento competitivo dell’industria dell’auto». «La Fiat è in grado di gestire la situazione ”aggiunge – sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista industriale, anche nello scenario più pessimistico».
Presentando il piano per l’Italia a Palazzo Chigi lo scorso dicembre Marchionne aveva quantificato in 300mila auto in meno l’impatto sul mercato italiano di un mancato rinnovo. Un colpo pesante. Ora, dopo le polemiche sulla cassa integrazione per 30mila operai tra febbraio e marzo, e con il pressing del governo per ottenere un impegno aggiuntivo su Termini Imerese, lo scenario è diverso.
Nelle ultime settimane sono affiorati dubbi, anche politici, su un intervento a sostegno dell’auto. E, vista l’esiguità di risorse disponibili, sono emerse difficoltà oggettive nel definire sostegni sia per l’automotive sia per altri comparti industriali. L’evoluzione delle ultime ore, con la presa di posizione di Marchionne, rende ancora più complicata l’operazione anche se potrebbero esserci risicati margini per ricucire lo strappo dopo il tavolo tecnico di oggi su Termini Imerese e l’incontro tra i ministri europei dell’industria dell’ 8 e 9 febbraio in Spagna (il governo britannico ha appena prorogato gli aiuti per la rottamazione finoa marzo). Gli ordini di nuove auto, in attesa del più volte annunciato decreto, sono ormai quasi congelati e le parole di governo e Fiat potrebbero sbloccare almeno in parte l’impasse in vista di un decreto che potrebbe slittare ancora di qualche settimana. Anche l’altro emisfero dell’industria automobi-listica, quello dei costruttori stranieri rappresentati dall’Unrae, invoca risposte rapide e precise.
C’è poi il caso potenzialmente esplosivo di Termini Imerese con tasselli della maggioranza – a partire dai parlamentari siciliani, ma non solo – che continuano a chiedere impegni a fronte di nuovi incentivi. Anche il presidente del Senato, Renato Schifani, ieri ha affrontato il tema definendo un «fatto scellerato» la chiusura di Termini e invocando «il coraggio di dire basta ad elargizioni statali se non vengono salvaguardati i posti di lavoro e i presidi industriali». Marchionne però sul punto è molto chiaro: nessun legame tra la vicenda del sito di Termini Imerese, destinato a chiudere dopo il 2011, e i bonus all’acquisto. Si è espressa in questi termini ieri anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, per la quale va distinto «un sostegno all’economia, a tutti i settori in sofferenza, dal problema di uno stabilimento produttivo, e ovviamente parliamo di Termini Imerese, che non è efficiente per motivi di vario tipo». Secondo la presidente di Confindustria «il problema serio non è tenere in piedi stabilimenti non efficienti, ma reimpiegare le persone che rischiano di perdere il posto di lavoro: su questo serve l’impegno di Fiat,e l’ha dato,nostro e del governo ». Ma per Marcegaglia la partita incentivi, in ogni caso, non può fermarsi all’auto: «In un momento difficile come questo, in un paese che per problemi di politica di bilancio non ha fatto una politica di sostegno forte ai vari settori, la nostra posizione è che servono sostegni e incentivi ai settori che stanno soffrendo di più». «C’è l’auto, ma non c’è solo l’auto – prosegue – c’è anche l’elettrodomestico, ci sono le macchine movimento terra, ci sono i mobili e il tessile».
Le incertezze sul decreto sviluppo sono seccamente criticate dal segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani: «Io avrei attivato un sostegno con un meccanismo a decrescere, in modo che il mercato avrebbe potuto usufruire degli incentivi e intanto attrezzarsi». Invece nel governo «non sanno che pesci pigliare, c’è una vera irresponsabilità in questo modo di governare» • POSSIBILI MISURE - 1 Elettrodomestici e mobili in prima fila
In pole position per entrare nel decreto ci sarebbero elettrodomestici ad alta efficienza e mobili, per i quali già erano state introdotte agevolazioni nel decreto anti-crisi del 2009. Per gli elettrodomestici si punta a motori inverter ad altre prestazioni. Tra le proposte avanzate dall’industria del mobile, anche quella di legare gli incentivi all’acquisto della prima casa da parte di giovani coppie
2 Pressing dell’industria dei macchinari
Buone chance di inserimento nel decreto per gli aiuti destinati alle macchine industriali. I produttori di macchine agricole puntano alla rottamazione di macchinari con oltre 10 anni con contributo per l’acquisto di un modello nuovo pari al 10% del listino. I costruttori di macchine utensili puntano su una proroga a tutto il 2010 della Tremonti ter, con incentivi alla rottamazione dei macchinari obsoleti
3 In lizza anche tessile, informatica e nautica
Aspira a interventi di sostegno anche l’industria delle nautica. Ma le chance sarebbero ridotte. In una delle prime bozze del ministero dello Sviluppo spazio anche per il credito d’imposta per software aziendali. I gestori tlc spingono per aiuti alla banda larga. Il tessile chiede il credito d’imposta finalizzato alle spese in ricerca immateriale su campionarie collezioni.