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 2010  febbraio 05 Venerdì calendario

ABATANTUONO

Diego 2009 - Milano 20 maggio 1955. Attore. «Ho pensato di fare il regista. Solo che il regista è il primo ad alzarsi la mattina». [a]
Ultime Interpretazioni: l’attore in crisi con tre figlie che vogliono sistemarlo de La cena per farli conoscere (Pupi Avati, 2007), il regista mancato de L’abbuffata (Mimmo Calopresti, 2008, ma presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma), il professor Maroncelli che vuole riunificare l’Italia in 2061, un anno eccezionale (Carlo ed Enrico Vanzina, 2008: di questo film Abatantuono è anche sceneggiatore). Paragoni eccellenti con Robert Mitchum: «stessa aria «fuori posto» [...], stessa andatura bastonata e malinconica, di chi ha avuto un grande passato ma non sa come sarà il futuro» (Paolo Mereghetti, a proposito del film di Pupi Avati), e con Ugo Tognazzi, per «la sua vena spaccona e struggente, da eroe da bar. [...] Sul set più di una volta mi è capitato di chiamarlo Ugo» (Pupi Avati) • In televisione è andata in onda, nel maggio 2007, la seconda serie de Il giudice Mastrangelo (Dipollina: «Certi duetti tra Abatantuono e Antonio Catania valgono la faticosa visione di tutto il resto e sono tra i pochissimi esempi eredi di certe gag della commedia all’italiana di una volta») • Ospite praticamente fisso a Controcampo • Tra gli spot, da segnalare quello per Alice (Tim) con Elena Sofia Ricci andato in onda nella prima metà del 2008 • Nel maggio 2007 ha confessato la tentazione di passare alla regia perché «non sopporto più il trucco, le prove, i vestiti, l’attenzione addosso». Resiste «perchè lo fanno tutti» • S’è trasferito da Bologna a Milano e, per adattarsi alle nuove norme anti-inquinamento del sindaco Moratti, ha cambiato macchina. S’è messo a dieta nell’autunno 2007, ma a quanto pare invano: «Devo dimagrire sempre. Vado lì, mi faccio le analisi, mangio sano, dormo tanto, leggo due copioni. Mi viene l’entusiasmo del sacrificio. Poi esco e riprendo quei chili in due giorni. La chiave di tutto sta nel sapersi accettare» (a Michele Anselmi) •In preparazione Nel tepore del ballo di Pupi Avati, a fianco di Laura Chiatti e Luigi Lo Cascio, e I mostri di Enrico Oldoini a fianco di Claudio Bisio. [b]
Vita Figlio di un calzolaio immigrato da Vieste (Foggia) e di una guardarobiera comasca che lavorava al Derby dello zio Gianni Bongiovanni (morto nel 1981), uno «scantinato d’una palazzina liberty in zona San Siro in via Monterosa 84» (A. Stella). Cominciò come tecnico delle luci: «Avevo 15 anni. A quell’età il Derby era il paradiso, il paese dei balocchi, Lucignolo si sarebbe ammazzato per venir lì. Belle signore che a me sembravano straordinarie e gente allegra a volontà. In platea mi videro Renzo Arbore, Monica Vitti» • Il Pap’occhio con Arbore (1980), poi il terrunciello con Carlo Vanzina ne I fichissimi (1981), Eccezziunale... veramente (1982), Il ras del quartiere (1983), una maschera di gran successo che lo caratterizzò per tutto il periodo degli esordi e che portò ovunque: «Era la summa di gente che vedevo tutti i giorni al Giambellino, il quartiere di Milano dove sono cresciuto. Leghisti quando Umberto Bossi era bambino, razzisti nei confronti della loro stessa razza perché credevano così di emanciparsi». Svolta con Regalo di Natale di Pupi Avati (1986), dove interpretò un ruolo drammatico che gli valse il Nastro d’argento come migliore attore non protagonista. L’incontro con Gabriele Salvatores lo lanciò definitivamente: Marrakech Express (1989), Turné (1990), Mediterraneo (1991), Puerto Escondido (1992), con cui vinse di nuovo il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista («Avati è come un padre: mi affido a lui ed eseguo. Salvatores, di cui sono socio, è come un fratello»). L’Oscar del 1991 per Mediterraneo sembrò aprire uno spiraglio per Hollywood: «Gli americani qualche proposta me l’hanno fatta. Mi sono detto: chi me lo fa fare di accettare? Dovrei lasciare la famiglia in Italia, imparare l’inglese, per poi ritagliarmi ruoli marginali, da cubano, italo-americano, spagnolo». tornato a lavorare con Salvatores in Io non ho paura (2003). [c]
«Ho fatto cinema perché mi piaceva la grande commedia, da Mario Monicelli a Dino Risi, da Luigi Comencini a Ettore Scola, ma non ho mai pensato di imitare qualcuno. I figli di Ugo Tognazzi, specie Gianmarco, dicono che somiglio un po’ al loro papà. Qualcuno sostiene che ho dei tratti di Vittorio Gassman. Secondo il direttore della fotografia Franco Di Giacomo avrei dovuto fare un film con Mastroianni e Michalkov perché, come loro, finito di girare, mi piace andare a bere una grappa e non pensarci più» • «Per motivi familiari, in due occasioni, Concorrenza sleale e Mari del sud, ho capito cosa provano quelli che non si divertono sul set. Durante la lavorazione sono morti i miei genitori, prima mio padre, poi mia madre. stato difficilissimo: la memoria diventava un incubo, la testa andava via» • Non si spoglia sul set e non bacia quasi mai le partner: «Non vorrei fare l’effetto di Michael Douglas in Basic Instinct, che mostrava un culino piatto con le due gambette corte che gli spuntavano sotto. Penso che il cinema viva di sogni e che si debba vedere solo quello che li alimenta. Non aggiunge una virgola al film vedere come sono senza mutande. Per quanto riguarda il resto, preferisco evitare di baciare una collega sulla bocca, perché potrebbe pensare che sto facendo il furbo» • Non adopera biancheria intima • Nel 1984 ha sposato Rita Rabassini, che gli ha dato la figlia Marta (1985) e dopo la separazione è diventata la compagna di Salvatores. Da Giulia Begnotti ha avuto due maschi, Matteo (1995) e Marco (1997). «Mi sono sposato a trent’anni. Ci tenevano soprattutto i miei suoceri, ai quali volevo un gran bene e che mi piaceva fare contenti. E poi, nonostante una figlia bellissima, Marta, è finita. Ero troppo giovane? Avevo fatto la mia corsa troppo velocemente? Vai a sapere». [d]
Frasi «Nei miei confronti sono un po’ merda. Sono nato povero, intorno a me hanno sempre lavorato tutti. Mi sentirei in colpa se perdessi tempo. Oggi sono abituato a vivere con una certa disponibilità di mezzi. Per il resto porto le scarpe di una volta. Potrei comprarmi gli orologi che mi piacciono, ma ha senso? Alla fine uso sempre lo stesso».
Politica «Silvio Berlusconi? Lo stimo, mai votato per lui» (nel 2000).
Vizi Ha ammesso d’essersi fatta qualche canna da giovane («quella stagione ormai è passata»).
Tifo Il Milan, di cui in tv commenta le gesta (soprattutto nel programma Controcampo): «Da piccolo trovai per terra il portafoglio di mio nonno. Dentro c’erano le foto ingiallite di padre Pio e di Gianni Rivera. Chiesi a mio nonno chi fossero quei due. Lui mi spiegò: uno fa i miracoli, l’altro è un popolare frate pugliese».