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 2010  febbraio 04 Giovedì calendario

TRAMONTA LA TESI DEL COMPLOTTO

Il Climagate scatenato da email e pasticci sullo scioglimento dei ghiacciai himalayani è un caso che semplicemente non c’è. «Bisogna distinguere tra confutazione dei dati scientifici e la critica all’atteggiamento degli scienziati nei confronti dei media che emerge dalle email sottratte nei server dell’Università dell’East Anglia» sottolinea Stefano Caserini, ingegnere ambientale presso il Politecnico di Milano, dove si occupa di inquinanti in grado di alterare il clima e autore di «A qualcuno piace caldo, errori e leggende sul clima che cambia» (Edizioni Ambiente, 2008).
«Da un punto di vista puramente scientifico non c’è nessuna seria organizzazione, né alcuna testata scientifica internazionale che abbia riscontrato nelle email dell’East Anglia dati che siano stati omessi o manipolati per condizionare le conclusioni del quarto rapporto dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) uscito nel 2007 – prosegue Caserini, che è stato revisore esterno del lavoro del Panel ”. Anzi direi che questo "affaire" è la prova di quanto ampio sia stato l’approccio di chi ha partecipato alla redazione. Perfino i paper che nelle mail alcuni si proponevano di escludere a ogni costo dal rapporto finale, alla fine sono stati presi in considerazione». In breve, la prova di un complotto di climatologi- ambientalisti con manipolazioni dei dati, in quelle migliaia di mail semplicemente non c’è.
«In quanto al comportamento, è vero che emergono atteggiamenti di chiusura e difesa a tratti molto forti, ma vanno viste in un contesto ”osserva Caserini, che scrive su climalteranti. it ”.Bisogna considerare che parliamo di 10 anni di corrispondenze di scienziati che sono stati contrastati molto duramente e talvolta perfino attaccati personalmente da un folto gruppo di negazionisti che è provato abbiano ricevuto finanziamenti e sostegno da lobby interessate ad arginare possibili politiche volte ad abbattere le emissioni di CO e altri gas a effetto serra». In «The Climate Cover-up,
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the crusade to deny global warming» (Greystone 2009), James Hoggan e Richard Littlemore, hanno rivelato che lobby come l’American Petroleum Institute hanno creato ad arte movimenti di scettici "dal basso" per difendere i propri interessi. «La situazione è molto simile a quella di 30 anni fa per il tabacco – osserva Caserini – quando si negava la correlazione tra fumo e tumori: dietro c’erano enormi conflitti di interessi». La sconfitta del negazionismo arriva dalla scienza, secondo il docente del Politecnico. «Le basi c’erano già nelterzo rapporto Ipcc del 2001, ma l’ultimo rapporto del 2007 ha fatto tabula rasa di tutte le obiezioni scientifiche».
Se prima del 2007 chi negava il contributo umano al riscaldamento globale poteva proporre spiegazioni alternative come l’effetto dei raggi cosmici, il contributo delle isole di calore (vulcani e città), il ruolo del vapor d’acqua e altre oscillazioni delle temperature, l’ultimo lavoro dell’Ipcc ha mostrato un quadro coerente e solido: le incertezze sono su punti minori, non sul fatto che il pianeta si sta scaldando e che le responsabilità nettamente prevalenti sono umane. « vero che, nelle 3mila pagine del quarto rapporto, c’era una previsioni sbagliata relativa alla scomparsa dei ghiacci himalayani entro il 2035, maè ben provato che c’è il restringimento dei ghiacciai himalayani in linea con quelli alpini». Un recente studio svizzero di Huss, Funk e Ohmura dell’Eth di Zurigo, in Svizzera, ha dimostrato che i ghiacciai alpini sono diminuiti fortemente anche negli anni Quaranta. « vero, purtroppo però è stato interpretato male da alcuni quotidiani nazionali, facendo sembrare che i ghiacciai sono più estesi oggi di 70 anni fa, cosa non vera – osserva Caserini ”. Diversamente dal fronte scientifico, su quello dei media la battaglia è tutt’altro che vinta».