Marco Ansaldo, Orazio La Rocca, la Repubblica, 4/2/2010, 4 febbraio 2010
IL VELENO DEI CARDINALI
CITT DEL VATICANO «Fratelli che si mordono e si divorano a vicenda». Il Papa lo aveva detto, nel marzo scorso. Anzi, lo aveva addirittura scritto a chiare lettere in un messaggio ai vescovi, citando San Paolo e il suo avvertimento alla comunità dei Galati, uno dei nuclei cristiani più turbolenti. «Badate almeno - ammoniva l’apostolo di Tarso - a non distruggervi del tutto gli uni con gli altri».
Quell’invito di Benedetto XVI sembrava quasi presagire il clima di scontro che si respira ora all’interno della Chiesa con il caso Boffo, il direttore dell’Avvenire dimessosi dopo una violenta campagna di accuse su presunte molestie avviata da Il Giornale di Vittorio Feltri, accuse rivelatesi poi inconsistenti. Un maremoto pian piano salito,e adesso penetrato fin dentro i Sacri Palazzi, coinvolgendo i porporati più in vista, subito sotto il Papa.
«Stanno tentando in tutti i modi di farci entrare in dispute che non ci appartengono tirandoci per la tonaca», è la frase che si coglie nelle stanze della Segreteria di Stato, dove tra i più dispiaciuti per lo sconquasso che si è sollevato sembra - a chi gli sta vicino - proprio il cardinale Tarcisio Bertone. Sua Eminenza - primo collaboratore di Benedetto XVI - accusato indirettamente da Feltri di essere stato l’occulto ispiratore del complotto, è appena stato riconfermato al vertice con una lettera affettuosa scritta a mano dal Pontefice, in tedesco.
Controlla in pieno il potere vaticano. E tuttavia è al centro di un caso che non ha precedenti nelle sacre stanze, e mescola potere e politica, veleni e gerarchia, porpore e giornali. Una battaglia di cardinali: questa volta però tutta giocata all’esterno del mondo protetto del Vaticano.
Ufficialmente, la Segreteria e i suoi uomini non danno peso "alle chiacchiere". Eppure nel Palazzo Apostolico si ha la netta sensazione di vivere in trincea.
Con vescovi, cardinali e monsignori pronti a fronteggiare una sorta di guerra invisibile, mentre Papa Ratzinger sembra - in apparenza - non esserne sfiorato, impegnato com’è in udienze e catechesi pubbliche. Ieri, in effetti, ha presieduto come tutti i mercoledì alla tradizionale udienza generale, lanciando un severo monito contro i «tentativi di carrierismo che si possono annidare anche tra gli uomini di Chiesa». Dietro le quinte, però, Benedetto XVI si sta dando da fare per cercare di capire quello che sta veramente succedendoe se le accuse rivolte a Bertone e ai suoi più stretti collaboratori siano in qualche modo fondate.
Anche monsignore Angelo Bagnasco è molto colpito da questa vicenda. Ma il presidente della Conferenza episcopale italiana resta defilato. Il che - precisano i suoi collaboratori - non significa certo avere gli occhi chiusi su quel che accade. La Cei ha definito infatti Boffo «un galantuomo». Pure il cardinale Dionigi Tettamanzi, dal suo osservatorio di Milano, non prende parte allo scontro in corso. Oggetto anch’egli di attacchi diretti in passato, guarda molto preoccupato quel che scrivono i giornali,e pensa che questi scontri non giovino alla Chiesa. Quando gli chiedono se sta con la Cei, nello scontro in atto, o con la Segreteria di Stato, risponde ai suoi sacerdoti così: «La Chiesaè unae una sola, io sto con il Vangelo e vado avanti».
Monsignor Achille Silvestrini, il più stretto collaboratore all’epoca di Agostino Casaroli segretario di Stato, commenta: «Non conosco la vicenda, ho solo letto. Ma è sbagliato dire che questa cosa provenga dal Vaticano. Forse da "qualcuno" del Vaticano, il che è ben diverso. Siamo nell’età dei misteri. Ma posso dire che negli anni di Casaroli cose del genere non sono mai successe».
«Di quali accuse si sta parlando? Qui si tratta solo di fango gratuito lanciato contro uomini di Chiesa e istituzioni ecclesiali», commenta con fermezza il cardinale Josè Saraiva Martins. E un altro cardinale, Renato Raffaele Martino, è dell’opinione che «la Chiesa da sempre venga attaccata perché difende l’uomo, specialmente il più debole e indifeso. E gli attacchi di questi giorni non rappresentano, purtroppo, un’eccezione: si sta cercando in tutti i modi di far pagare alla Chiesa colpe che non ha.
Parlare di guerre e scontri è impensabile. Fa bene quindi la Santa Sede a non replicare a simili fandonie».
Fuori dal Vaticano non tutti i prelati la pensano così. «Sarebbe invece opportuno che dalla Santa Sede arrivasse una parola di chiarimento tramite, magari, il portavoce papale padre Federico Lombardi, persona seria, competente e puntuale», replica il vescovo Loris Francesco Capovilla, emerito di Loreto, storico segretario personale del beato Giovanni XXIII, un prelato dunque che conosce bene la Curia e l’appartamento papale. Di «attacco alla Chiesa» parla il vescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio per i migranti, più volte nel mirino dei partiti di governo, Lega in testa, per le sue prese di posizione in difesa degli immigrati. «Il vero problema - dice - è legato al fatto che troppa gente vede la Chiesa come un soggetto politico e per questo la attacca quando dice delle cose che possono dare fastidio».
Gli esperti di cose vaticane guardano tutto con estrema attenzione. Mario Agnes, oggi direttore emerito dell’Osservatore Romano, afferma: «Non voglio dire niente. Sono amareggiato, molto amareggiato. Nei miei 23 anni da direttore non ho mai visto niente di simile. Ho sempre deciso di stare zitto perché per me parlava il giornale».
«Il caso è nato dentro la Chiesa - afferma Sandro Magister, vaticanista di lungo corsoe autore del blog Settimo cielo - e è mirato a colpire persone e gruppi interni alla Chiesa stessa. Quelloa cui abbiamo assistito è stato un attacco personalea Boffo, per cosa lui rappresentava, cioè Avvenire,e per la linea che esprimeva, quella della Cei diretta dal cardinale Camillo Ruini. Questo era il bersaglio».
Una lotta diretta fra i due maggiori quotidiani cattolici? Anche.
Fra Avvenire e Osservatore Romano la battaglia dura da tempo, un braccio di ferro che ha avuto momenti di scontro evidenti, come nella vicenda di Luana Englaro, dove il giornale della Cei è stato protagonista di una campagna molto energica, mentre il foglio della Santa Sede siè rivelato estremamente riservato, elusivo, cauto. «La domanda- continua Magister - è come Feltri sia stato indotto a presentare le carte su Boffo, e lui in pratica ha confessato: la figura di cui ha parlato sembra il ritratto di Giovanni Maria Vian, il direttore dell’Osservatore Romano. Ma il bersaglio vero, cioè Ruini, non è stato raggiunto.
Boffo è stato sostituito da Marco Tarquinio, il suo vice. E la linea di Avvenire non è cambiata». Chi ci sarebbe dietro Vian? Molti sanno del rapporto stretto fra lui e il segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Chi però ha sentito il direttore dell’Osservatore Romano spiega così la sua difesa: « tutto falso.
Le accuse non tengono nemmeno sul piano della logica. Non siamo così gonzi. Presto si vedrà che è tutta una bolla di sapone». Luigi Amicone, direttore del settimanale Tempi, esclude «che Bertone e Ruini possano essere direttamente coinvolti in questa vicenda. Credo invece che si tratti di un gioco degli specchi e che gli uni e gli altri, le vittime e i carnefici, trascinino dentro le autorità della Chiesa. Perchéè illogico che questi si mettano a brigare in ruoli di bassa cucina quando incarnano poteri d’altro tipo, e potrebbero tranquillamente tagliare la testa a Boffo senza passaggi bizantini».
La Segreteria di Stato ieri ha valutato l’ipotesi di smentire le ricostruzioni giornalistiche. Poi ha optato per la prudenza. Meglio il silenzio. Ma dal mondo in sofferenza della Chiesa italiana un uomo di vertice commenta così: «In questo modo è peggio. In Vaticano tireranno avanti proprio così: come se nulla fosse accaduto. Ma non è un silenzio di rispetto: semmai di confusione, di paura. Tutti i giornali parlano di un delitto politicoe mediatico ordito addirittura dalla Segreteria di Stato e dal giornale della Santa Sede, e di fronte a questo inferno tacciono incredibilmente il portavoce, l’Osservatore Romano, Avvenire e la Radio Vaticana. Un silenzio nel quale risuonano ancor più i sospetti che oggi corrono liberamente nei sacri Palazzi».