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 2010  febbraio 03 Mercoledì calendario

POSSIBILE CHIUSURA PER CINQUE RAFFINERIE 7.500 POSTI A RISCHIO - ROMA

Cinque raffinerie a rischio, oltre 7.500 posti di lavoro che potrebbero scomparire in pochi mesi. L’allarme, che scatena l’immediata reazione dei sindacati, arriva dal presidente dell’Unione petrolifera, Pasquale De Vita e si inserisce in un contesto di per se già drammatico nel nostro Paese.

Il numero uno dei petrolieri che operano in Italia - illustrando il consuntivo dello scorso anno - apre un nuovo fronte: parla di «settore in crisi», di uno scenario che a breve «potrebbe diventare ben più drammatico». Tra poli di raffinazione e indotto oggi rischiano il posto più di 7.500 addetti, 2.000 direttamente coinvolti nella produzione, gli altri legati al mondo della distribuzione. L’Up non fa nomi. Ma i principali siti in bilico risulterebbero essere quelli di Livorno e Pantano (in cerca di compratori) e Taranto. Ma anche da altre "oasi" che ancora reggono con dignità all’urto della crisi, arrivano dei segnali da non sottovalutare: a Falconara ci sono 92 esuberi mentre Tarantoe Gela subiscono delle fermate provvisorie per smaltire la produzione. Gli indicatori economici sono, infatti, fortemente negativi e le perdite complessive del settore downstream superano abbondantemente il miliardo di euro. Sono sofferenze che vengono acuite dalla contrazione dei consumi petroliferi che in soli cinque anni (tra il 2004 e il 2009) hanno perso per strada il 16%, pari a circa 15 milioni di tonnellate. Vanno male anche le nostre esportazioni (meno 11%) che in passato hanno trainato le raffinerie italiane tenendole faticosamente a galla. L’unica buona notizia è relativa alla bolletta energetica in picchiata a 41,4 miliardi, 18 in meno rispetto al 2008.

In Italia, secondo un recente studio di Wood McKenzie, i consumi di benzina scenderanno dalle 12,5 milioni di tonnellate del 2008 ai 9 milioni nel 2015. Se al quadro già pesante si somma la concorrenza spietata della raffinazione avviata in Cina e India, dove gli operatori possono contare su un rodato sistema di agevolazioni e sussidi, ci si rende conto della drammaticità della situazione.

In questi ultimi mesi diversi impianti hanno fermato la produzione in Europa e Nord America: la Total ha chiuso le raffinerie di Dunkerque e Gonfreville; la Repsol quella di Bilbao e lo stesso hanno fatto la Shell e Valero Energy in Usa e Canada. «Anche da noi è prevedibile che alcune raffinerie debbano chiudere, con conseguenze sul piano sociale per nulla tranquillizzanti», dice De Vita. «Il settore viene rappresentato come un comparto ricco sul qualeè sempre possibile attingere a piene mani, ma non è così aggiunge-ei continui attacchi cui veniamo sottoposti stanno facendo grossi danni al settore. Al punto che alcune aziende multinazionali, potrebbero decidere di non investire nel nostro Paese e se possibile di abbandonarlo».