Michele Calcaterra, Il Sole-24 Ore 3/2/2010;, 3 febbraio 2010
A MADRID VA IN SCENA IL «GRANDE FREDDO»
Il clima in Spagna, a riguardo di un’imminente fusione Telefonica- Telecom Italia, non si surriscalda. Rimane freddo, ma non senza qualche apprensione dovuta all’attesa, all’incertezza. Al no comment ufficiale, gli spagnoli di Telefonica hanno aggiunto ieri (off the record) che rispetto a un mese fa le cose non sono cambiate. Che i rapporti tra i due gruppi continuano a essere buoni e costruttivi e si continua a lavorare su come massimizzare le sinergie. Si guarda però a possibili sviluppi e cambiamenti: organizzativi e non necessariamente azionari.
A Madrid fanno comunque fatica a capire il perché di tutti gli articoli pubblicati nelle ultime settimane dai giornali italiani, su un ormai prossimo matrimonio. Si parla di "intossicazione" della situazione e dei mercati. Si getta acqua sul fuoco delle indiscrezioni che i quotidiani spagnoli certamente non alimentano, preferendo restare prudenti, al "traino" di quelli italiani.
Certo il Ministro spagnolo dell’Industria, Miguel Sebastian ha dichiarato nei giorni scorsi che gli spagnoli pretendono maggiore reciprocità negli investimenti in territorio italiano, ricordando l’ingresso dell’Enel in Endesa e la recente fusione Telecinco-Cuatro, in cui Mediaset detiene la maggioranza e questo ha alimentato una ridda di supposizioni e il riemergere di nuove operazioni che parevano ormai abbandonate (Abertis-Atlantia). Ma questo non può certo spiegare tutto. «Per forza - dicono a Madrid - c’è qualcuno che orchestra le notizie e le dispensa di volta in volta all’uno o all’altro giornale».
Nel frattempo Telefonica continua ad avanzare per la propria strada, consolidando la sua presenza internazionale. Si dice che gli obiettivi del presidente Cesar Alierta siano tre: crescere in America Latina, sviluppare l’accordo con China Unicom che dovrebbe permettere di avere una presenza più capillare in Asia e in Africa, infine portare a termine l’unione con Telecom Italia che permetterebbe di rafforzarsi in Europa e di ridisegnare la strategia in Sudamerica.
A questo proposito sono in molti quelli che si domandano se il presidente ce la farà a portare a termine questo progetto, dopo essere stato l’artefice della internazionalizzazione di Telefonica nell’ultima decade. Cesar Alierta compie infatti a maggio 65 anni e a luglio i 10 anni da quando è stato nominato al vertice del gruppo. Due scadenze che sono ovviamente simboliche, perché lo statuto di Telefonica non impone alcun limite di età al presidente, né alcun limite di rinnovo del suo mandato.
Gli anni però passano e i pretendenti e le pressioni aumentano. Al momento la situazione è tranquilla, anche se periodicamente circolano indiscrezioni (regolarmente smentite) di un cambio ai vertici di Telefonica. Cambi che avrebbero potuto avvenire anni fa quando Zapatero e i socialisti nel 2004 hanno preso in mano le redini della Spagna, tenuto conto che Alierta era stato nominato da Aznar, leader del centrodestra. Ma non è accaduto niente, a conferma del fatto che Cesar Alierta è un manager stimato, capace, e quindi "super partes". Oltre che in sintonia, sia con Gabriele Galateri, sia con Franco Bernabè.
La situazione è dunque di attesa. Telefonica non pare avere alcuna fretta di conquistare velocemente Telecom Italia. Del resto un’operazione ostile non è nella cultura di Alierta e sarebbe controproducente data la sensibilità del dossier. Meglio dunque restare tra le quinte e aspettare di ottenere tutte le garanzie e i lasciapassare necessari.