Antonella Olivieri, Il Sole-24 Ore 3/2/2010;, 3 febbraio 2010
TELECOM-TELEFONICA, IL GIORNO DEI NO - C’è
una consapevolezza che è condivisa da tutte le parti in causa: è arrivato il momento di ragionare sul futuro di Telecom Italia . Se la prospettiva è quella del consolidamento, è chiaro che l’asse con Telefonica
è la prima strada da battere per verificare se ha senso e altrimenti per valutare quali potrebbero essere le alternative. Ma un progetto compiuto sul tavolo ancora non c’è. E tantomeno l’ok del governo a un’operazione che comunque non sarebbe una passeggiata.Così la smentita di Palazzo Chigi – che ha anticipato di qualche minuto una richiesta di chiarimenti inoltrata dalla Consob ”è da ritenere corrispondente allo stato dell’arte. «In merito alle presunte rivelazioni di Repubblica che individuano Palazzo Chigi coinvolto nella vicenda Telecom, la Presidenza del Consiglio smentisce nella maniera più totale: nessun incontro, nessun contatto, nessun paletto come riferito nell’articolo». «Non c’è nessun parere favorevole del governo. Ci sono molte parole, molte dichiarazioni, troppe», ha aggiunto il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, precisando che domani incontrerà l’a.d. di Telecom, Franco Bernabè.
«Il Governo italiano ha smentito, noi non commentiamo», hanno fatto sapere da Madrid, salvo poi rimandare sul circuito di Borsa il comunicato del 22 gennaio nel quale si definivano prive di fondamento le ipotesi circolate sempre intorno allo stesso tema. Secondo indicazioni attendibili, anche gli spagnoli a questo punto hanno il desiderio di chiarire il loro ruolo, che allo stato è "ambiguo": soci di riferimento tramite Telco, ma nel contempo azionisti di serie B (le loro azioni nella holding hanno poteri limitati), partner con cui sviluppare sinergie, ma al tempo stesso concorrenti in America Latina. Tra l’altro da Buenos Aires ieri è arrivata la notizia dell’annullamento giudiziale dell’obbligo imposto a Telecom Italia dall’Antitrust di cedere la partecipazione in Sofora, holding di Telecom Argentina, come chiesto da Telco e dal gruppo di tlc.
Come prima opzione gli spagnoli avrebbero pensato di rilevare le quote dei soci italiani di Telco (non però ai 2,2 euro del prezzo di carico, ma l’ipotesi non è mai andata avanti, perchè per comprare c’è bisogno di chi vende). I ragionamenti su scenari di integrazione sono altra cosa, ma anche da ambienti iberici arriva la conferma che nessuna offerta concreta è mai stata presentata.
Mettere insieme i due gruppi significherebbe comunque sciogliere non pochi nodi. Anzitutto in America Latina dove, oltre al caso Argentina, c’è la sovrapposizione in Brasile, con le autorità locali che hanno disposto l’assoluta separatezza tra i business delle due compagnie, Tim Brasil e Vivo.
E poi c’èla questione dellarete in Italia, che, alla luce delle reiterate dichiarazioni, sembra stare particolarmente a cuore alla politica, indipendentemente dallo schieramento. «Il problema esiste. Ci auguriamo che qualcuno ci chiarisca che cosa sta succedendo. Siamo preoccupati che una governance non italiana possa decidere di non investire sulla rete: su questo il governo sta facendo e farà un grosso sforzo», ha sottolineato il vice- ministro per le Comunicazioni, Paolo Romani. «La gestione della rete e il suo sviluppo restino italiane», ha insistito anche Maurizio Gasparri, presidente del gruppo Pdl.
«Ho letto la smentita e non capisco fino a che punto smentisca la sostanza – ha osservato da parte sua il segretario del Pd, Pierluigi Bersani – In ogni caso sarebbe veramente curioso che avessimo speso 3 miliardi per tenere qualche anno italiana una compagnia aerea e ci facessimo portar via la rete delle tlc, magari inventando una di quelle favole secondo cui uno è il padrone ma l’altro comanda». « in gioco il destino dell’infrastruttura che è il sistema nervoso della nostra economia», ha aggiunto Paolo Gentiloni, responsabile delle comunicazioni del Pd, preannunciando un’interpellanza per chiedere la posizione del Governo in merito all’ipotesi di fusione, in relazione anche ai "poteri speciali" connessi alla golden share.
Ma in Borsa smentite e reazioni sono servite a poco. Telecom, dopo aver sfiorato un rialzo del 10%, ha chiuso la seduta in progresso del 6% a 1,146 euro, tra scambi che hanno interessato oltre il 3% del capitale. Un andamento che adesso è sotto esame della Consob.