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 2010  febbraio 03 Mercoledì calendario

SELLE PER BICI? UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA

Le selle per bicicletta, in ogni angolo del mondo, sembrano ormai quasi un fatto di famiglia: la famiglia Bigolin di Rossano Veneto. Due fratelli, Riccardo e Giuseppe, hanno cominciato a fabbricarle cinquantanni fa, poi hanno deciso di seguire percorsi imprenditoriali diversi ma la vocazione comune non li ha mai abbandonati. Competono a distanza, e sono entrambi al vertice del mercato mondiale.
Riccardo, che guida il gruppo Selle Royal, ha annunciato lunedì (si veda Il Sole 24 Ore di ieri) l’acquisizione della maggioranza della cinese Justek confermandosi leader nei grandi numeri con 30 milioni di selle prodotte ogni anno. Giuseppe, a capo di Selle Italia, oggi è pronto a rilanciare con una sfida che lo esalta e, a 69 anni, ha deciso di guidare uno start up che punta a rivoluzionare il settore. Il brevetto lo ha già depositato accanto agli altri 15 che detiene. «Ci servono ancora poche settimane per definire alcune scelte estetiche e per organizzare la produzione dice- poi saranno i cinesi ad avere paura di noi». I cinesi, appunto, perchè Giuseppe Bigolin, che finora aveva dominato la fascia più alta del mercato partendo dal mondo delle gare e puntando su qualità ed innovazione, ha deciso di lanciarsi anche sul mercato dei grandi numeri. Quasi una sfida a distanza con Riccardo, giocata su percorsi paralleli per evitare una diretta guerra fratricida. «Da sempre i cinesi ci copiano - aggiunge Giuseppe - e questo mi fa felice perchè conferma il nostro ruolo leader, hanno tentato di fare qualcosa in proprio ma sono distanti anni luce da noi ed io, invece, ho progettato una sella per le biciclette da passeggio che costerà il 30% in meno di quelle che loro realizzano a prezzi già stracciatissimi».
Bigolin non vuole dire di più, la sorpresa la vuole tenere tutta per il momento del lancio del nuovo prodotto, ma anticipa che il mercato potenziale è nell’ordine delle decine di milioni di pezzi. Fa sapere che questa nuova sella verrà realizzata con un materiale e con tecnologie esclusivi, sarà igienica, confortevole, leggera e con lo straordinario valore aggiunto dato da chi da sempre costruisce le più sofisticate selle da corsa. Giusto per far capire di che prodotti si tratta basterà dire che l’ultima arrivata nel catalogo di Selle Italia è realizzata in carbonio e pesa meno di 100 grammi pur mantenendo tutte le caratteristiche di comodità e di ergonomicità richieste. Su ricerca e comunicazione Giuseppe Bigolin non ha mai risparmiato: in certe stagioni arrivano ad assorbire anche il 30% del fatturato. La rivoluzione tecnologica in Selle Italia è cominciata nel 1984 con l’introduzione nelle selle del gel. Da allora è stata una corsa continua a realizzare soluzioni sempre più comode e sofisticate. Il tutto è gestito secondo il modello d’impresa più virtuoso: una testa d’azienda piccola ma ad altissimo valore professionale ed aggiunto, molte braccia sparse su un territorio che ha un know how specifico elevato e sta nel cuore del distretto veneto della bicicletta, una rete commerciale che raggiunge 95 Paesi nel mondo. I numeri di Selle Italia parlano di 50 addetti diretti, 300 persone nell’indotto,2 milioni di selle prodotte ogni anno, 22 milioni di fatturato con l’export all’85%. «Senza false modestie sottolinea Giuseppe Bigolin- siamo un po’ l’Armani della sella, i clienti più fedeli seguono le nostre nuove collezioni come un prodotto moda».
Dopo essersi lanciato in produzioni parallele, dagli accessori per il golf ai cardiofrequenzimetri, Giuseppe Bigolin aveva sempre la sua partita in sospeso con i cinesi. «Non certo una spina nel fianco - conclude- ma una sorta di elemento estraneo con cui sembrava fosse impossibile confrontarsi in maniera diretta e, soprattutto, uscirne vincenti. Credo che per batterli, alla fine, basti non accettare le loro regole del gioco basate solo sul prezzo ma scriverne di nuove, alternative e convincenti. La mia ennesima sfida parte da qui: un prodotto nuovo e di qualità al 30% di costo in meno. Provino a copiarmi ancora, sarò sempre avanti con altre idee frutto di ricerca, esperienza e lavoro». In fuga, come quel Pantani che campeggia in una grande foto a fianco della sua scrivania.