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 2010  febbraio 03 Mercoledì calendario

LETTERE - IL LIBERISMO DEL CILE

Il neopresidente cileno Piñera (non un barbuto rivoluzionario, ma leader dei conservatori) vuole riformare i costosi fondi pensione privati. Il "mitizzato" sistema previdenziale cileno si è rivelato un clamoroso fallimento del mercato. Le ragioni, descritte sul Sole 24 Ore del 19 gennaio, riguardano la flessibilità del lavoro introdotta negli anni 80 che non ha ha consentito ai lavoratori di avere un’occupazione stabile. E quindi di effettuare versamenti regolari. E l’inefficienza della gestione.La Grande recessione ha demolito falsi miti e " indiscutibili" dogmi. Tutti i presunti punti di forza del "turbo-capitalismo" ( deregulation, finanziarizzazione, tutele sociali residuali) si sono rivelati fattori determinanti la crisi e ostacolo alla ripresa globale.
Luciano Galbiati
e-mail • Consiglio al lettore di prestare attenzione alle ragioni dello stesso Sebastian Piñera, illustrate nel libro Pensioni: una riforma per sopravvivere ( pubblicato da Facco e Rubbettino per l’Istituto Bruno Leoni). Non pretendo che cambi idea, ma forse vedrà scalfita qualche granitica certezza sui guasti del liberismo. Come già avvenne con Blair rispetto alla Thatcher, il centro-sinistra cileno ha giudiziosamente preservato la svolta liberale, che ha contribuito a consolidare la democrazia, a fare per molti anni del Cile l’economia più dinamica del Sud America, e ad attutire gli effetti della recessione. Le starà a cuore un altro risultato: in vent’anni,il tasso di povertà in Cile è caduto dal 45% della popolazione al 13,7 (dati dell’Economist, non di Piñera). Per questo, anche l’ex presidente Michelle Bachelet si era ben guardata di tornare allo statalismo, limitandosi a qualche correzione per migliorare il welfare ( e le pensioni): con un tasso di popo-larità al 72%, se la legge non le avesse impedito di ripresentarsi, sarebbe stata trionfalmente rieletta.