Rodolfo Parietti, il Giornale 2/2/2010, pagina 21, 2 febbraio 2010
LE BANCHE DEVONO RESTITUIRE 2.500 MILIARDI
Devono ancora rimborsare circa 2.500 miliardi di euro, una cifra pari quasi al Pil della Germania, le banche puntellate dai governi durante la tempesta globale per impedirne un fall out sistemico. Tra capitali messi a disposizione e garanzie concesse soprattutto sugli attivi, cioè il versante più esposto ai veleni degli asset tossici, tra il 2008 e fino a dicembre 2009 sono stati erogati in tutto oltre 3.280 miliardi, un valore che - da solo - dà la misura dello sforzo compiuto per contrastare la peggior crisi dai tempi della Grande depressione. Quel numero gigantesco racchiude tutto: dal Tarp con cui l’America ha alzato le barricate allo scopo di evitare altre Lehman Brothers, alle misure varate dall’Europa per mettere ad esempio in sicurezza Hypo Real Estate in Germania, oppure Royal Bank of Scotland in Inghilterra. L`Italia, grazie a banche rimaste fortemente ancorate al core business e meno sensibili alle alchimie finanziarie, sta felicemente ai margini, con appena 4 miliardi ricevuti attraverso i Tremonti bond.
una ricerca di R&S di Mediobanca a offrire uno spaccato formidabile del peggiore biennio vissuto dal sistema finanziario negli ultimi 70 anni e del recupero (lento) iniziato dalla scorsa primavera. I circa 750 miliardi rimborsati sono già di per sé un segnale duplice. Da un lato, mostrano che questo processo di rientro è stato reso possibile dabilanci migliorati in virtù degli utili realizzati dalla finanza (attività di trading sui mercati, in particolare) con cui sono state coperte le perdite accantonate per crediti svalutati; dall’altro, «tradiscono» una certa fretta nella restituzione probabilmente correlata alla necessità di avere le mani libere. Le recenti polemiche sul ripristino degli «odiati bonus», per dirla con Obama, costituiscono una prova della volontà daparte delle banche ditornare alle antiche pratiche senza soggiacere alla moral suasion dei governi. Nell`ultimo Forum di Davos è parsa inoltre chiara l`intenzione dei banchieri di scriversi da soli le nuove regole del sistema finanziario. «L`impressione è che i banchieri, al lavoro o in vacanza, locali o centrali, facciano qualcosa che non è il loro mestiere e che i governi non facciano qualcosa che è il loro dovere - ha infatti detto ieri polemicamente Giulio Tremonti -. Nella montagna incantata di Davos l`intervento del presidente francese è stato l`unico di grande rilievo». Quanto a Basilea 3, secondo il ministro dell`Economia, sarebbe «la via diretta per produrre, laddove viene applicata, il credit crunch».
Questo processo di restituzione anticipata degli aiuti contiene dei rischi. Non a caso, i governi stanno procrastinando l`avvio delle exit strategy. Gli stessi istituti dovrebbero muoversi con maggior prudenza, visto che i conti contengono ancora una quota rilevante di asset tossici di livello 3, cioè quelli non liquidabili.
In Europa le banche hanno in pancia 200 miliardi di attivi senza mercato, un valore che è quasi pari alla metà del cosiddetto patrimonio di vigilanza, ovvero il presidio di solvibilità introdotto con le regole di Basilea II. Le nostre banche, tuttavia, appaiono meno esposte. Alla fine del giugno scorso Unicredit e Intesa Sanpaolo avevano il 60% dell’attività coperta dai finanziamenti a imprese e famiglie, contro una media europea pari al 43% e il 18% appena di Deutsche Bank, a testimonianza di una focalizzazione sul business tradizionale che è stata un’àncora di salvezza.
Rodolfo Parietti