ETTORE LIVINI, la Repubblica 2/2/2010, 2 febbraio 2010
TREMONTI: LE BANCHE NON FANNO IL LORO MESTIERE - MILANO
Una nuova Bretton Woods «non è facile da immaginare». Ma una cosa – per Giulio Tremonti – è certa: « Le regole per evitare altre crisi finanziarie dovranno essere scritte dalla politica e non dai tecnici». Soprattutto se i tecnici arrivano da quell´estabilishment che la crisi ha contribuito a provocarla. «L´impressione è che i banchieri in vacanza o al lavoro facciano qualcosa che non è il loro mestiere – ha detto ieri il ministro dell´economia parlando dei risultati di Davos – e che simmetricamente i governi non facciano quello che è loro dovere». La ricetta? «Un supertrattato per regolamentare le banche da affidare magari al G-20» cui il presidente francese Nicholas Sarkozy («l´unico intervento di rilievo arrivato dalla montagna incantata» ha ironizzato Tremonti) ha chiesto di affidare più poteri.
Le buone notizie sul fronte del fabbisogno pubblico italiano – un avanzo di 4,2 miliardi a gennaio rispetto a un deficit di 1,47 nel 2009, grazie alle entrate fiscali e a flussi finanziari favorevoli con la Ue – non bastano a stemperare la vis polemica anti-banchieri del ministro. «Il new deal Usa del ´33 ha funzionato perché gli Stati Uniti allora avevano cambiato tutte le persone responsabili del disatro».
Oggi invece – dopo che i governi Usa ed europei, come ha calcolato l´ufficio studi di Mediobanca, hanno dovuto sborsare più di 3.200 miliardi di soldi pubblici per evitare il collasso delle banche – qui «non è cambiato nessuno». Anzi. Si propongono innovazioni come le regole sul credito di Basilea 3 «che sono la via più diretta per arrivare al credit crunch». «Inutile pensare che la prossima crisi si risolva con la tecnica – ha sostenuto Tremonti partecipando a un convegno di Aspenia e dell´Ispi ”. Il new deal funziona solo se è davvero new».
A «scendere in pista», insomma, deve essere l´Europa che per fortuna – per il titolare dell´economia – «è uscita dalla crisi unita, un buon segno e con un piano comune redatto appena in 48 ore dopo il G-20». «L´Erasmus ha funzionato, come i piani per mettere assieme le singole casse depositi e prestiti nazionali per finanziare progetti in infrastrutture – ha aggiunto ”. A questo punto servirebbe una squadra di calcio comune per accelerare l´unificazione».
Certo, poi ci sono «scelte sbagliate» – così le ha definite ieri il numero uno di Confindustria Emma Marcegaglia – come quelle di Copenhagen dove il «non accordo raggiunto è stato imposto unilateralmente da Usa e Cina». «Ma Bruxelles è oggi qualcosa di più che una somma di Stati – ha concluso Tremonti ”. fondamentale per tutti, ovviamente anche per noi. I tavoli a due gambe non funzionano e il mondo, più che di un G2 tra Washington e Pechino ha bisogno di un G3 che comprenda anche l´Europa».