Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 02/02/2010, 2 febbraio 2010
PERCH IL VATICANO RIFIUT L’ASILO ALLA FAMIGLIA CIANO
Ho visto in tv la puntata di «Correva l’anno» dedicata a Galeazzo Ciano dalle iniziali fortune alla tragica fine a Verona. Ritengo valga la pena approfondire il dato che allorché Ciano, temendo ormai per la sua vita sul suolo italiano’ dopo aver cercato inutilmente di procurarsi un lasciapassare per la Spagna ”, cercò rifugio in Vaticano (presso il quale pochi mesi prima era stato nominato ambasciatore) si sentì negare quella che era una richiesta d’asilo, che invece non veniva negata nello stesso periodo a molti altri.
Alberto Abrami
alberto.abrami@unifi.it
Caro Abrami, i diari di Ciano terminano alla data dell’8 febbraio 1943, nel giorno in cui il genero di Mussolini lascia il ministero degli Esteri e si appresta a diventare ambasciatore presso la Santa Sede. Ciano descrive l’incontro con Mussolini a palazzo Venezia e riferisce una frase da cui può desumersi quale fosse lo stato d’animo del capo del governo dopo la sconfitta dei tedeschi a Stalingrado: «Se ci avessero lasciato tre anni di tempo avremmo potuto fare la guerra in condizioni ben differenti o forse non sarebbe stato necessario il farla».
Non abbiamo quindi un resoconto personale e quotidiano di ciò che Ciano disse e fece nei mesi seguenti. Le settimane concitate fra la riunione del Gran Consiglio nella notte del 25 luglio e la partenza della famiglia Ciano per la Germania il 27 agosto sono state ricostruite sulla base di altre testimonianze pubblicate negli anni successivi da alcuni membri della famiglia o da persone che frequentarono in quei giorni la casa di Edda e Galeazzo. Molte informazioni sono state raccolte dal giornalista americano Ray Moseley per un libro pubblicato da Mondadori nel 1999 («Ciano, l’ombra di Mussolini») e altre dallo storico francese Michel Ostenc per un libro più recente («Ciano, un conservateur face à Hitler et Mussolini», Parigi, Editions du Rocher 2007). Secondo entrambi i libri, la richiesta di asilo non sarebbe stata fatta da Galeazzo ma dalla moglie Edda, e avrebbe avuto luogo verso la fine di luglio. Le ragioni del respingimento, secondo Moseley, potrebbero essere due. Il governo Badoglio avrebbe detto alla Santa Sede che intendeva arrestare Ciano e che «sarebbe stato imbarazzante per il pontefice dare ospitalità a un latitante». Oppure gli Alleati avrebbero consigliato al Vaticano di dare risposta negativa «perché Ciano era sulla loro lista di criminali di guerra». Qualche settimana dopo, quando Ciano e Edda speravano di potere raggiungere la Spagna e pensavano di poterlo fare con l’aiuto dei tedeschi, un’amica di famiglia, Marozia Borromeo d’Adda, li esortò ad andare in Vaticano. E allorché le fu risposto «non ci vogliono», disse: «Dovete andarci e presentarvi alla porta. Non vi manderanno via». Ma Galeazzo pensava alla Spagna e Edda era convinta che i tedeschi, per riguardo a Mussolini, non li avrebbero abbandonati. Andare in Germania, come disse più tardi Marozia Borromeo, «era una cosa veramente idiota».
La partenza della famiglia ebbe luogo da Ciampino con un aereo militare Junker 52 pilotato da un capitano delle SS, Erich Priebke, che sarebbe divenuto molto noto in Italia per la sua partecipazione al massacro delle Fosse Ardeatine. Secondo una versione, i Ciano sarebbero saliti a bordo nella convinzione che l’aereo li avrebbe portati in Spagna e appresero durante il volo che avrebbe fatto sosta in Germania per rifornirsi di carburante. Secondo l’altra, avrebbero saputo sin dall’inizio che la destinazione finale era la Germania. La seconda versione, naturalmente, è quella dei tedeschi.
Sergio Romano