Giovanna Gabrielli, il Fatto Quotidiano 2/2/2010;, 2 febbraio 2010
IL FATTO DI IERI - 2 FEBBRAIO 1703
Trecentosei anni. Tanti ne sono passati dal sisma apocalittico che il 2 febbraio 1703 devastò L’Aquila, da quello drammatico del 6 aprile 2009. E la cronaca di quella lontana catastrofe, come riferiscono le note del tempo tra cui il settecentesco Raguaglio, sembra riflettere scene di strazio recente. A partire dal lungo preludio di scosse, esorcizzate allora con preghiere di massa, fino al big one del 2 febbraio in cui ”…in un breve miserere rouinò la Città, caddero le Chiese e ogni opra fu coperta dalla desolatione e miseria, seppellendo sotto monti di pietre tremila cittadini d’ogni conditione… e tutto spirò orrore, morte, c onfusione… e la terra continuò a trabalzare per 22 ore… ”. Una sciagura destinata a falciare un terzo della popolazione, affidata all’uomo dell’emergenza del tempo, il marchese della Rocca Marco Garofalo, che in poco tempo riuscì a ottenere sgravi fiscali per dieci anni e ad avviare un’opera di ricostruzione, in primis degli edifici pubblici, attirando forti investimenti e chiamando fior di architetti e capimastri da Roma e da Napoli per restaurare il salvabile e rifare ex novo quel che era distrutto. Senza snaturare l’antico assetto urbano. Così trecento anni fa.