Enza Cusmai, il Giornale 1/2/2010, pagina 17, 1 febbraio 2010
QUEL NOBEL DISTRUGGE LA RICERCA
Duello a distanza tra la rivista internazionale Nature e il nobel Rita Levi Montalcini. Motivo del contendere? Il destino dell’Ebri, l’istituto europeo per le ricerche sul cervello, commissariato in modo unilaterale (una sorta di colpo di mano) dalla Montalcini. Tutto nasce da un articolo al vetriolo pubblicato dalla rivista scientifica. L’accusa: una gestione tanto «autocratica» dell’ente che il prestigioso istituto possa avere le ore contate. «La fine dell’Ebri sarebbe una grande delusione per i giovani più talentuosi che vi lavorano, uno dei quali ha appena ottenuto un importante finanziamento europeo – si legge nell’articolo -. E per l’Italia, la cui già scricchiolante immagine scientifica subirebbe un ulteriore colpo.Ma sarebbe una tragedia per una ricercatrice così amata e rispettata qual è la Montalcini, che tanto ha fatto per la scienza nella sua lunga vita, e che ora mette a repentaglio il sostegno dei grandi neuroscienziati che l’avevano aiutata». Dichiarazioni pesanti che Montalcini rinvia al mittente. «Nature è una nota rivista scientifica internazionale e come tale dovrebbe – precisa il Nobel – prima di pubblicare un editoriale con le informazioni e le insinuazioni avanzate nell’articolo, ascoltare anche l’opinione della persona oggetto dell’editoriale stesso». Poi la spiegazione della sua scelta di azzerare i vertici dell’Ebri. «Mi si accusa di procedere alla distruzione dello stesso Istituto che ho creato. Come potrei io stessa distruggere la mia creatura? Considero il commissariamento dell’Ebri non come una fase irreversibile verso una gestione burocratica e senza finalità internazionali, ma al contrario come unpassaggio indispensabile per il suo rilancio a livello mondiale. Non a caso, il commissario Nisticò ha già dichiarato che intende da un lato ricreare le migliori condizioni operative per l’Ebri e dall’altro rilanciare l’istituto attraverso un reclutamento di nuove risorse finanziarie e umane, favorendo anche il rientro di cervelli italiani che operano in prestigiosi centri all’estero». Il Nobel sembra molto ottimista. Ma all’interno dell’Ebri il pessimismo dilaga. E anche un pezzo da novanta come Alberto Bacci, trattiene il fiato. Bacci è il ricercatore che ha appena ottenuto il finanziamento da un milione di euro dalla Ue per i suoi studi sui microcircuiti della corteccia cerebrale. E se all’Ebri non si respirerà aria internazionale ha già pronte le valigie pergli Usa. «Il mio lavoro risente di questo clima conflittuale. Sono tornato in Italia per lavorare all’Ebri perché era uno dei pochi centri con un board scientifico moltoforte. Poi ci sono stati problemi gestionali e a sorpresa è arrivato il commissariamento che non è stata una buona cosa. I membri del Cda, studiosi di altissimo livello, si sono molto seccati di questa mossa. ora per me è cruciale sapere come sarà portato avanti l’ente. S e è destinato a diventare una cosa tutta italiana penso che me ne potrei andare». L’umore è pessimo anche tra il resto dei ricercatori, quattro gruppi di ricerca e una trentina di studiosi che non sanno perché è successo questo terremoto. Ma i problemi sono elencati tutti nella rivista. Primo intoppo, la lingua inglese sarebbe stata considerata un intralcio per i lavori perché non tutti la capiscono. In pratica, i membri stranieri non potevano seguire importanti discussioni e leggere i documenti in italiano. Secondo intoppo. La Montalcini avrebbe anche tacciato di «inattendibilità» alcuni di loro, offendendo i più «attivi ed entusiasti studiosi che hanno spesso dovuto alzarsi all’alba per partecipare a riunioni indette con scarsissimo preavviso». Terzo intoppo. Luigi Amadio, il direttore della Fondazione Santa Lucia che ospita gratuitamente l’Ebri in un suo edificio, aveva minacciato tagli alle utenze per troppe bollette non pagate. Una situazione per laMontalcini imbarazzante e sgradevole. Che aveva fatto scattare una lunga guerra fredda interna all’ente. Sfociata poi nel commissariamento che, secondo Nature, rischierebbe di far chiudere i battenti all’Ebri. Un rischio adombrato anche da Fiorella Kostoris, economista e membro del Cda. «Secondo me Nature ha ragione. Questo è un istituto europeo. I suoi ricercatori e i membri dei suoi comitati scientifici e amministrativi, non devono essere solo italiani». Per Kostoris, dunque, «sarebbe un errore e una grave perdita per l’Italia se l’istituto che nasce Europeo, avesse in futuro tutti i suoi vertici italiani». La situazione è movimentata. Lo si avverte anche dalle parole di Piergiorgio Strata, Direttore scientifico. «Avere gli stranieri è semprestato motivo di vanto e di prestigio per questa fondazione che voleva essere europea. Eliminare il contributo degli stranieri di altissimo livello tra i migliori al mondo e anche l’utilizzo dell’uso della lingua inglese sarebbe un controsenso».
Enza Cusmai