Massimo deཿ Manzoni , il Giornale 1/2/2010, pagina 1, 1 febbraio 2010
BERLUSCONI SI GIOCA TUTTO IN DUE MESI
Un giro di roulette lungo due mesi. Una manciata di giorni nei quali il Cavaliere si gioca tutto. O quasi: un divorzio con in ballo cifre mai viste in Italia; due processi che arrivano a sentenza e almeno un altro che va a comin- ciare, in assenza di provvedimenti legislativi di tutela; le elezioni regionali con le lo- ro inevitabili ripercussioni sul governo e, soprattutto, sul Pdl. E subito dopo, l’ultima insidia: la sentenza sul Lodo Mondadori che minaccia di assestare un ulteriore durissimo colpo al pur ragguardevole patrimonio di Berlusconi, a quel punto già intaccato dalle pretese della (presto ex) consorte. Partiamo da quest’ultima questione. L’altro giorno i due si sono visti alla presenza dei loro avvocati per la cosiddetta «udienza di conciliazione». In altre parole, hanno cominciato a mettere le carte in tavola sulle modalità della separazione. E, a quanto riferito ieri sul Corriere della Sera da una giornalista piuttosto informata sulla signora, le richieste sono da capogiro: 43 milioni di euro l’anno come assegno di mantenimento, oltre, naturalmente, alla conservazione dell’ingente «tesoretto» personale accumulato negli anni e al net- to del versamento, pare già effettuato, di una cifra oscillante tra i 60 e i 70 milioni. Il Cavaliere, che ha già pagato un prezzo po- litico pesante alla moglie, offre molto me- no. Il braccio di ferro è cominciato ma si sa che in Italia in queste circostanze il giudice difficilmente parteggia per la controparte maschile. Se poi per avventura questa porta il cognome Berlusconi, è difficile pronosticare un atteggiamento benevolo. Passando ai processi in corso a Milano, qui è d’uopo accantonare ogni eufemi- smo: l’attitudine delle toghe è senz’altro ostile, come provano mille e più circostanze. Il premier, insomma, veleggia sicuro verso un paio di condanne (che poi magari verranno ribaltate in appello, ma questo è un altro discorso). In particolare ciò è vero per il caso Mills qualora la Cassazione, il 25 febbraio, dovesse confermare in via definitiva la condanna dell’avvocato inglese. Inoltre, sta per essere formalizzata la richiesta di rinvio a giudizio per il caso Mediatrade e sullo sfondo ribollono sempre i veleni in cottura nelle procure siciliane, dove non ci si è rassegnati al flop della bomba Spatuzza e si tende l’orecchio alle rivelazioni mediaticamente molto sponsorizzate del figlio dell’ex sindaco di Palermo, Mas- simo Ciancimino.Tagliole che dovrebbero ottenere lo scopo di far cadere, o quanto meno in- ceppare, il governo Berlusconi, con grande esultanza di quei magistrati che vedono come il fumo negli occhi lui e il suo progetto di riforma della giustizia e di quella sinistra che, non potendocela fare da sola, s pera nell’aiuto togato per abbattere il ne- mico altrimenti invincibile. Per evitare che ancora una volta la volontà degli italiani venga clamorosamente sper- nacchiata per via giudiziaria, so- no stati messi in campo vari stru- menti: il cosiddetto processo breve (in realtà appena decente- mente lungo), illegittimo impedimento, il Lodo Alfano bis, ov- vero la riproposizione per via co- stituzionale dello scudo per le alte cariche dello Stato inopina- tamente bocciato nell’ottobre scorso dalla Corte costituziona- le. I primi due, in particolare, so- no già all’esame del Parlamen- to. Ma il tempo stringe: due me- si, anzi meno. Un lancio di dadi in piena campagna elettorale. E qui veniamo al discorso sul- le Regionali. Una faccenda che si sta facendo sempre più com- plicata. E non tanto per la stra- na pretesa dei progressisti di vincere anche perdendo. Quan- to per la situazione non limpi- dissima che hanno determina- to vari colpi di mano sulle candi- dature e le furbate da Prima Re- pubblica di Casini e compagni. Si può infatti liquidare con un’alzata di spalle il giochino che, come già avevano fatto alle scorse Europee, stanno propi- nandoci politici e direttori di giornali schierati con il Pd: alza- re arbitrariamente la soglia al di sotto della quale si può gridare alla sconfitta del Pdl. In questo caso, il risultato agognato dalla sinistra sarebbe 7-6. La lucidità mentale di chi pensa che cede- re al centro destra quattro delle 11 regioni al voto che ammini- stra attualmente sia una vitto- ria, si commenta da sé. Resta però il fatto che per il Pdl non è indifferente il nume- ro delle amministrazioni che riuscirà a conquistare. E resta pure la sensazione che in alcu- ne situazioni si potesse muove- re meglio. In Puglia, per esem- pio, si è lasciato raggirare dal- l’Udc, che non è riuscito ad ag- ganciare neppure in Piemonte. Nel Lazio, stando ai sondaggi, la candidata Polverini stenta a prendere quota. Il risultato in queste tre regioni avrà conse- guenze anche e soprattutto su- gli equilibri del partito. Dove, co- me ha denunciato il coordinato- re Sandro Bondi proprio sul Giornale, «c’è chi rema contro». «E non mi riferisco a Fini», ha precisato. Quindi i fronti interni con cui fare i conti sono almeno due. Come si vede, sono tanti, e al- quanto aggrovigliati, i nodi che verranno al pettine nel giro di ap- pena due mesi. Non è necessa- riamente una brutta notizia: in genere è in queste occasioni che Berlusconi dà il meglio di sé.