Alessandra Comazzi, La Stampa 1/2/2010, pagina 13, 1 febbraio 2010
OBAMA RINUNCIA ALLA LUNA
La Luna può attendere. Come il paradiso. Tito Stagno, il telecronista dello sbarco del 1969, splendidi 80 anni compiuti il 4 gennaio, è convinto che non sia il momento, questo, di pensare allo spazio. « meglio rivolgere tutta l’attenzione ai problemi della Terra».
Dunque Obama fa bene?
«Certo che fa bene. La crisi, la disoccupazione, la scommessa sulla sanità. Sono tutte priorità. Non stiamo vivendo un bel momento. Se fossi giovane e non avessi il lavoro, sarei disperato e pronto a fare la rivoluzione, altro che spazio».
Quando condusse in tv quella mitica notte avrebbe mai pensato che, 40 anni dopo, si sarebbe ricreduto sull’importanza delle missioni?
«No, non l’avrei detto. Allora c’era soltanto lo spirito di Apollo che ci esortava a raggiungere traguardi impossibili, come dice Grossman. Ora le condizioni sono cambiate».
E lei ha cambiato idea?
«No, io non mi sono ricreduto. Credo che la conoscenza della Luna sia servita moltissimo, nelle applicazioni in campo medico, per esempio. Al satellite sono collegati progetti strategici, come quello di David Criswell, che riguarda l’energia solare da immagazzinare là e trasferire qua. Sarebbe una fonte di energia pressoché inesauribile e assolutamente economica. Forse troppo, per i giochi di potere. Ma quand’anche si decidesse subito di partire con il programma, i primi risultati concreti si potrebbero vedere tra 50 anni».Barack Obama rinuncia al ritorno sulla Luna. Nel testo del nuovo bilancio federale che l’amministrazione presenta oggi al Congresso di Washington non ci sono infatti i fondi che avrebbero consentito alla Nasa di continuare a lavorare al programma «Constellation», lanciato dal predecessore George W. Bush nel 2004 con l’obiettivo di far tornare gli astronauti sulla Luna entro il 2020 come prima tappa verso voli umani fino agli estremi limiti del Sistema Solare.
Fino ad ora l’Agenzia spaziale americana ha speso almeno 9 miliardi di dollari per pianificare la nuova missione-Luna (l’ultima risale al 1972) ma il deficit di bilancio e la crisi economica impongono al governo federale un ridimensionamento che non risparmia la corsa allo spazio: oltre a «Constellation» viene a cadere anche la realizzazione del razzo «Ares 1» che avrebbe dovuto nel 2011 sostituire la navetta Shuttle arrivata oramai al quintultimo volo dopo oltre 30 anni di servizio. La versione di «programma spaziale» che la Casa Bianca propone al Congresso è tutt’altra: spendere un massimo di 6 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni per realizzare delle navette commerciali che porteranno gli astronauti in orbite molto basse.
Per avere un’idea del passo indietro compiuto da Obama basti pensare che nel 2009 una commissione presidenziale aveva indicato in tre miliardi di dollari annui la cifra minima per consentire a perseguire il ritorno sulla Luna. In concreto il piano-Obama implica che la Nasa perderà il monopolio dei fondi e della gestione del portafoglio-spaziale, delegando le missioni dei propri astronauti a vettori commerciali realizzati da aziende private sotto la sua supervisione.
Se finora siamo stati abituati a vedere le insegne della Nasa su navette e missili in partenza dalla rampa di lancio di Cape Canaveral, ora invece a decollare saranno vettori realizzati da privati - come SpaceX e Orbital Sciences - ma che avranno a bordo astronauti della Nasa. E’ una svolta tale da far affermare a Michael Griffin, amministratore della Nasa e convinto sostenitore di «Constellation», che «si tratta di un bilancio disastroso per i voli umani nello spazio perché implica il fatto che gli Stati Uniti hanno scelto di non essere un attore di rilievo su questo fronte per il prevedibile futuro» lasciando così campo libero ai programmi di quei Paesi, come Cina e India, intenzionati a riuscire al più presto a riportare l’uomo sulla Luna.
Griffin non crede neanche all’opzione dei voli spaziali commerciali: «E’ troppo presto, loro sono molto indietro, è come voler far volare un Lindbergh alle prime armi con un Boeing 747 della Pan Am».
«Ci troviamo nella situazione inaccettabile che vede affidare il futuro del programma spaziale degli Stati Uniti ad una generazione di razzi ancora allo stato embrionale e non testati - scrive il viceamministratore della Nasa Scott Horowitz su ”Space News” - e questo è semplicemente inaccettabile».
Nel tentativo di arginare le critiche, la Casa Bianca affida al portavoce Nick Shapiro il compito di assicurare che «il presidente Obama è impegnato a realizzare un robusto programma spaziale nel XXI secolo e il bilancio ribadisce che il ruolo della Nasa è vitale non solo per i voli spaziali ma anche per lo sviluppo delle ricerche scientifiche e tecnologiche». Ma la realtà è che al Congresso si prepara un duro scontro su «Constellation» con la minoranza repubblicana pronta a dare battaglia per salvare «il sogno della corsa allo spazio» perseguito da tutti i presidenti a partire da John Kennedy nonché convinta di poter reclutare un sufficiente numero di democratici al fine di affondare il piano di tagli della Casa Bianca.
Sul piatto c’è anche il futuro di un numero significativo di posti di lavoro: il pensionamento dello Shuttle porterà a tagliare 7000 dipendenti della Nasa e il piano-Obama sul ricorso ai vettori commerciali promette la creazione di 1700 nuovi posti ma per i repubblicani si tratta di «cifre insufficienti di un programma errato».
Alessandra Comazzi