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 2010  febbraio 01 Lunedì calendario

UOMINI CON LE GONNE LA VITA UN CABARET

L’abito non fa il monaco. E nemmeno l’uomo, a giudicare da quel che si è visto sulle passerelle di Parigi e di Milano nelle scorse settimane, dove a spopolare sono state le gonne. Esatto, gonne: gonne da uomo, le stesse che Jean Paul Gaultier aveva scodellato, pour épater le bourgeoius, a metà degli anni ”80 del machismo tronfio, senza troppo successo commerciale, ma con grande risalto mediatico. 
Quasi trent’anni dopo ci risiamo, ma come si dice niente è uguale la seconda volta. Infatti il risalto mediatico nemmeno c’è stato. Sarà che ormai siamo davvero abituati a tutto? Forse è così. In effetti le gonne dell’inverno prossimo venturo più che un attacco ai confini e ai limiti di genere – sessuale – sembrano alludere a qualcosa di molto meno scandaloso: la ricerca di una nuova spiritualità. Sono gonne e tuniche che non sono state rubate dal guardaroba di lei, ma da quello del prete; che, per usare una metafora filmica, non strizzano l’occhio al Vizietto, ma al Nome della rosa, o al massimo ai Sette Samurai. Ricordano l’armamentario dei guerrieri giapponese, ad esempio, i jupon di Giuliano Fujiwara, lunghi fino alla caviglia, immensi e pieghettati. Da Givenchy l’atmosfera trasuda pathos latino: marcantoni rasati e pompatissimi, a petto nudo e con corona di spine al collo, indossano calze spesse da ballerino – genere collant contenitivo a compressione graduata – e sandali sotto bizzarre gonne a portafoglio, che sul retro si rivelano bermuda.
Ancora bermudagrembiule, stretti da cinghie di sicurezza, da Comme des Garçons, e sarong ascetici di harris tweed coi polacchini da sessantottino da Damir Doma, astro in ascesa con stuolo di groupies al seguito. Raf Simons taglia il trench e lo sovrappone, dalla cintura in giù, al cappotto, creando il suo personale New Look, mentre Rick Owens stratifica lunghe magliecotta medievali su pantaloni di pelle. Insomma, ce ne è per tutti i gusti. La tendenza attecchirà, lontano dai circoli modaioli dove il genderbending è di casa? Forse no, forse sì. Nel caso, prepariamoci ad un inverno 2010 popolato di pretini gaudenti alla Giacomelli. Perché in fondo la vita è cabaret, non espiazione.