MARCO PANARA, la Repubblica 31/1/2010, 31 gennaio 2010
«DEFICIT E BASSA COMPETITIVITA I PAESI MEDITERANNEI RISCHIANO» - DAVOS
«La Grecia ha detto di non aver bisogno di aiuto né dal Fondo monetario né dalla Bce e ha smentito di aver trattato con i cinesi per un intervento del loro fondo sovrano. Ha detto che può e deve farcela da sola. E´ un errore». Nouriel Roubini da quando, voce solitaria, ha predetto l´arrivo della grande crisi è diventato una delle star del World Economic Forum di Davos.
Dove sta l´errore?
«Sta nel fatto che tutti i paesi che hanno affrontato con successo una crisi di questa natura, da un lato hanno fatto gli interventi fiscali necessari a rimettere in ordine la casa, e dall´altra hanno messo i soldi sul tavolo. Atene deve risolvere da sola i problemi interni ma deve chiedere a qualcuno la liquidità senza la quale i rischi di insuccesso aumentano».
Perché?
«Perché anche se i piani di rientro del deficit e del debito sono buoni, questo al mercato non basta. Il paese deve riconquistarsi una credibilità che ha perduto, dimostrare di essere politicamente stabile per il tempo necessario a condurre in porto il risanamento. Ma per fare questo ci vuole tempo, e il mercato la metterà alla prova ogni giorno, e con maggiore ostinazione se la Grecia non avesse la liquidità necessaria per impedire una crescita incontrollata degli spread sui tassi del suo debito».
Si dice che ci sia una sorta di garanzia implicita della Bce.
«Meglio qualcosa di esplicito e, a mio parere, è meglio che l´interlocutore sia l´Fmi. E´ la sua funzione quella di finanziare gli stati in difficoltà a fronte della realizzazione di un piano di risanamento. La Bce non ha questo compito, ci sarebbero inevitabilmente ambiguità e polemiche».
Ma la Grecia ce la farà?
«Ci sono molte storie di successo, alcune in corso, in Irlanda, in Lettonia, in Ungheria. Sarà però una strada molto dura. La Grecia deve ridurre la spesa pubblica e aumentare le tasse, il che non aiuterà la crescita. Ma se non lo facesse ci sarebbe un aumento dei tassi che la metterebbe in ginocchio, quindi non ha alternative».
C´è un serio rischio di contagio?
«Per il momento è stato debole, ma se si avesse sentore che il risanamento non va avanti, le banche greche andrebbero in difficoltà, e a catena i paesi che hanno una esposizione verso la Grecia. Questo è solo un fronte, l´altro è rappresentato dai paesi come Portogallo, Spagna, Irlanda, Italia, che hanno elevati deficit e debito o elevato o in rapida crescita. Poi c´è un´altra componente che riguarda l´area mediterranea dell´euro, ed è la bassa competitività strutturale di queste economie: anche quando riuscissero a mettere i conti a posto, si troverebbero comunque con un serio problema di crescita».
Quanto pesa la speculazione su quello che sta accadendo?
«In parte è la speculazione a guidare la danza, ma in parte è il mercato che riprezza il rischio in base ai ”fondamentali´ dei vari paesi. La Grecia è un test cruciale, possiamo supporre che non sarà abbandonata al suo destino dagli altri paesi di Eurolandia. Ma se il contagio si estendesse ad economie più grandi diventerebbe più difficile convincere i cittadini tedeschi o francesi ad accollarsi i costi di crisi altrui».
Un effetto positivo però la crisi greca lo ha avuto: il rafforzamento del dollaro nei confronti dell´euro, il che dà un po´ di respiro ai nostri esportatori.
«Il dollaro è passato da 1,5 a 1,4, è un recupero del 7%, che non è abbastanza da consentire un effettivo recupero di competitività dei paesi di cui abbiamo parlato sopra. L´euro dovrebbe scendere a 1,2 o 1,1, ma il clima non è quello, il dollaro è tendenzialmente debole e non è facile che l´euro si indebolisca in quella misura, né credo, la Bce spingerebbe in quella direzione».
Qui a Davos il rischio considerato maggiore per il prossimo futuro è la crisi di un debito sovrano. Lei è d´accordo?
«Il debito sovrano è cresciuto con la pubblicizzazione di grandi quantità di debiti privati. E´ aumentato quindi il rischio sovrano, il che non vuol dire però che aumentino automaticamente le possibilità di default. Usa, Gran Bretagna e Giappone si aiutano stampando moneta, i paesi europei invece non possono farlo. Difficile fare previsioni, vedremo a tre anni da oggi come saranno andate le cose».
Una cosa però è certa, che sul mercato oltre a molto debito pubblico e privato da rifinanziare, arriverà una gran quantità di debito pubblico nuovo. Chi lo comprerà?
«Con il risparmio che aumenta e gli investimenti che diminuiscono, la liquidità c´è. Il problema non è quello, è semmai il prezzo al quale quel debito sarà comprato. Se dovesse salire troppo addio risanamenti dei bilanci pubblici e, probabilmente, anche addio ripresa».