ELENA POLIDORI, la Repubblica 31/1/2010, 31 gennaio 2010
DRAGHI: TRE MOSSE CONTRO I CRAC BANCARI - DAVOS
Arrivano i criteri anti-crac. O meglio, un «meccanismo» basato su principi comuni ma a carattere nazionale per fronteggiare eventuali nuovi fallimenti bancari. Obiettivo: evitare che le conseguenze finiscano per ripercuotersi sui governi e dunque, in ultima analisi, sulle tasche dei contribuenti. E´ il risultato di una serie di riunioni a porte chiuse tra i banchieri e le autorità monetarie a Davos. Ed è anche il compromesso raggiunto al termine di un duro braccio di ferro tra i big dell´alta finanza mondiale, decisi a bloccare qualsiasi riforma, e i cosiddetti «regolatori» che appoggiano invece le nuove misure volute dai presidenti americano e francese, Obama e Sarkozy, e dallo stesso governatore della Banca d´Italia, Mario Draghi.
Il ministro dell´Economia, Giulio Tremonti ribatte: «Le regole tecniche sono inutili e dannose. La politica prende forma nei trattati. Non bastano i convegni, servono i Parlamenti». Tremonti plaude a Sarkozy che ha parlato di una nuova Bretton Woods.
Comunque, Draghi, nella sua veste di presidente del Financial Stability Board, espone le sue idee a Reuters Tv: «Vogliamo un´autorità o un agenzia che abbia il potere, i fondi, il budget e la competenza per gestire i fallimenti in una maniera ordinata». Più tardi precisa però che non di un nuovo ente si tratta, ma appunto di un «sistema operativo» che alcuni paesi peraltro già hanno (l´Italia, per esempio, ha un suo fondo di garanzia).
Ed è comunque una progetto importante anche per le sue implicazioni sul debito sovrano dei paesi, cresciuto ovunque a dismisura dopo che i governi hanno messo sul piatto un fiume di miliardi per sostenere l´economia squassata dalla crisi. Non a caso Obama rinnova l´impegno a dimezzare il deficit entro il 2013. «E´ stato accumulato per troppo tempo». Ridurlo «è cruciale per la crescita, il primo obiettivo insieme a ridare lavoro agli americani che lo hanno perso ». E sulla stessa strada si muove il premier francese, Francois Fillon: «Deficit al 3% nel 2013. Siamo pronti a fare sforzi senza precedenti».
Sulle tecnicalità del meccanismo anti-crac ancora non ci sono certezze. «Stiamo analizzando tutte le idee. Compresa quella di sovrattasse sul capitale per gli istituti che sono troppo grandi per fallire, oppure sistemicamente importanti», racconta Draghi. C´è anche «l´ipotesi di un fondo di emergenza per queste banche». L´obiettivo è avere una «normativa comune», fermo restando che ciascun paese «è libero» di applicare norme più severe su alcune banche. Dopo le riunioni di Davos, s´è deciso che le misure su capitale, liquidità e struttura legale delle banche, come la separazione delle attività di trading, andranno concordate globalmente. «Non sono decisioni operative ma considerazioni interessanti su come procedere». Non si è discusso invece di una assicurazione globale per garantire che siano le banche a pagare eventuali errori futuri.
Intercettato nei corridoi del centro congressi, il governatore conferma che c´è una «volontà condivisa per riformare il sistema finanziario» e che c´è l´impegno «di governi, politici, economisti, banche e regolatori». La riforma si basa su tre pilastri: «Ridurre il rischio dei fallimenti bancari; diminuirne la probabilità; creare meccanismi che permettano una gestione coordinata dei cambiamenti». Ed è all´interno di questa cornice che nascerà il nuovo schema globale contro i crac.
Se ne riparlerà già la prossima settimana a Iqaluit, in Canada, durante il G8 finanziario. Il Financial Stability Board si è dato tempo sei mesi per definire le strategie tecniche capaci di attutire i guasti potenziali che derivano dalle banche «troppo grandi per fallire». «Regole finanziarie globali sono essenziali», anche per Jean Claude Trichet, presidente della Bce. Senza, «correremmo il rischio di una catastrofe». E per Dominique Strauss Kahn, numero uno dell´Fmi, la riforma deve essere «rapida».