varie, 1 febbraio 2010
CANONE RAI PER VOCEARANCIO
Chiunque possieda un apparecchio televisivo deve pagare il canone Rai. Anche nel caso che non accenda mai il televisore, che non guardi i canali della tv di Stato, che non abbia un’antenna per la ricezione. del 21 febbraio 1938 il regio decreto legge 246, norma tuttora di riferimento su chi deve pagare il canone. L’articolo 1 precisa subito che «chiunque detenga uno o più apparecchi atti od adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento». Il canone costituisce una vera e propria imposta di carattere nominale, intestata al singolo detentore o possessore dell’apparecchio televisivo. Il pagamento prescinde dal numero di apparati utilizzati (regola introdotta dalla legge Mammì nel 1990. Per il pagamento del canone Rai - 109 euro quest’anno - c’è tempo fino a lunedì 1° febbraio. La scadenza naturale del 31 gennaio, cadendo di domenica, è posticipata di un giorno. In caso di ritardo inferiore ai trenta giorni è dovuta una sanzione amministrativa di 4,23 euro; in caso di ritardo superiore la sanzione ammonta a 8,45 euro; qualora il ritardo superi i sei mesi sono dovuti in aggiunta gli interessi di mora. Le varie modalità di pagamento - presso gli uffici postali, nelle tabaccherie, per telefono con carta di credito, tramite internet o agli sportelli bancomat - e le possibilità rateizzare per semestre o per trimestre sono illustrate online (www.abbonamenti.rai.it). La disdetta di un abbonamento in corso può realizzarsi in due casi: la perdita di possesso o detenzione di tutti gli apparecchi oppure il definitivo "suggellamento" degli stessi. Il suggellamento avviene su richiesta dell’abbonato che disdice e consiste nel rivestimento dell’apparecchio tv con un sacco di iuta, che viene chiuso con un sigillo metallico fornito dal ministero delle Finanze. L’operazione, effettuata dal personale dello Sportello abbonamenti tv (Sat), può avvenire anche in un luogo esterno all’abitazione (per esempio sul pianerottolo, in cantina, o addirittura in strada). Nessun funzionario del Sat può entrare in casa senza il mandato di un magistrato, se il proprietario non è d’accordo. Sono i ferraresi i più virtuosi in Italia nel pagamento della tassa. La provincia estense è dietro quella di Aosta nella classifica delle più fedeli al canone: l’evasione si ferma al 12%. Nel resto del Paese il canone rimane la tassa più evasa. Il dato emerge dallo studio sulle imposte condotto da KRLS Network of Business Ethics, per conto dell’Associazione contribuenti italiani, su un campione di 1.500 cittadini maggiorenni residenti in Italia. Dalla ricerca è emerso che nel 2009 l’evasione del canone Rai è stata intorno al 38% con punte fino all’87% in alcune regioni del Mezzogiorno. Il 36% degli evasori non paga il canone perché anche sulla tv pubblica c’è la pubblicità, il 31% per la scarsità dei controlli e la percezione che chi evade non viene punito, il 24% per la scarsa qualità dei programmi e la troppa presenza della politica, solo il 9% perché non ha soldi. «Neanche la pubblicità, i premi per gli abbonati, i numerosi inviti effettuati dall’Agenzia delle Entrate hanno scalfito gli incalliti evasori. Gli italiani vogliono una tv pubblica di qualità, diversa da quella commerciale, dalla parte dei cittadini, che garantisca il diritto all’informazione e soprattutto vogliono i politici in tv solo durante le elezioni» (Vittorio Carlomagno, presidente dell’Associazione contribuenti italiani). La Rai ha assunto dei collaboratori, pagati a provvigioni, per recuperare le entrate: tecnicamente sono agenti dell’ufficio abbonamenti, praticamente fanno i cacciatore di evasori del canone. «Le persone semplici, se opportunamente contattate, tendono a non fare storie e a mettersi in regola. Sono i ricchi, semmai, che tirano fuori cavilli» (Mafalda D., cacciatrice di evasori). «Oltre la porta non bisogna andare mai, non si sa mai con chi si ha a che fare... E poi c’è anche chi ci prova: ”Ma io signorina non posseggo proprio la tv”. Poi tu senti in sottofondo la sigla del Tg» (Mafalda D., cit.). Il canone Rai quest’anno è aumentato di 1,5 euro rispetto al 2009 (era di 107,5 euro). Secondo uno studio condotto da e-Media Institute, sono i telespettatori irlandesi quelli che hanno visto l’incremento più pesante del valore del canone radiotelevisivo, quasi dell’80%, tra il 2000 e il 2007. Nello stesso periodo, il canone ha registrato incrementi significativi anche in Norvegia (+ 30%), Finlandia (+ 26%) e Svezia (+ 19%). In Francia e in Svizzera invece il canone è rimasto pressoché invariato negli ultimi sette anni. In Gran Bretagna, la Bbc, che propone 8 canali tv interattivi, 10 network radiofonici, più di 50 emittenti tv e radio locali, non ha pubblicità e viene finanziata ogni anno esclusivamente attraverso il canone, pari a 176 euro. Particolarmente severe risultano le sanzioni per chi viene scoperto moroso o evasore della tassa sulla Beeb (come viene soprannominata dai Britannici la Bbc) che arrivano anche alla custodia cautelare. «La Gran Bretagna ha certamente il sevizio pubblico più esemplare, tanto esemplare per quanto riguarda l’autonomia, la funzionalità e la qualità della programmazione, da essere richiamato sempre come esempio» (Pasquale Rotunno, giornalista e professore di Etica e deontologia della comunicazione all’Università Lumsa di Roma). In Germania, i tedeschi pagano ogni anno una tassa, pari a più di 206,36 euro per due canali pubblici (Ard e Zdf) che possono, tuttavia, trasmettere anche spot pubblicitari ma soltanto in una specifica fascia oraria dei giorni lavorativi (e cioè, tra le ore 17 e le 20). In Francia la tassa ammonta a 116 euro e la riforma del sistema radiotelevisivo del 2009 ha previsto lo stop agli spot - ammessi solo durante gli intervalli naturali dei programmi - e la tassazione dei guadagni pubblicitari delle emittenti private e delle entrate degli operatori di telecomunicazione. Islanda (Ruv), Svizzera (Ssr Srg), Austria (Orf), Norvegia (Nrk) e Danimarca (Dr e Tv2) si contendono la leadership dei Paesi europei in cui il canone tocca le quote più elevate, superando i 250 euro annui. In Romania (Tvr) esiste una tassa sulla radiotelevisione da 12 euro a 150 euro (che varia in base al reddito) alla quale si aggiunge il finanziamento pubblicitario. In Grecia il canone si riscuote con la bolletta elettrica. In Europa ci sono paradisi fiscali televisivi. Alcune nazioni non prevedono o hanno totalmente abolito la tassazione sulle tv: Paesi Bassi, Portogallo, Ungheria e Spagna (dove, con alcuni tetti, è consentita la pubblicità). La tv pubblica svedese ha invogliato a pagare il canone 2010 con uno spot che ora impazza sul web. Si tratta di un breve film interattivo, in cui l’abbonato sceglie chi sarà il protagonista, da lui stesso al suo cane, dal disegno di suo figlio al suo attore preferito. La scelta, con tanto di foto, viene inviata alla tv, che la monta e la pubblica on line: ogni giorno milioni di utenti si collegano per vedere la loro faccia su futuristici cartelloni pubblicitari, striscioni di manifestanti e prime pagine di giornale. Negli Usa il servizio pubblico, la Pbs, riceve oltre la metà dei finanziamenti dai privati e non gode dei proventi di un tributo sull’apparecchio. «Nel 2012, anno previsto per il passaggio completo al digitale terrestre, il mercato italiano della televisione registrerà il sorpasso dei ricavi da pay tv su quelli da inserzioni pubblicitarie alla base delle tv commerciali generaliste» (e-Media Institute). Nel 1992 per guardare la tv e andare al cinema le famiglie italiane spesero poco meno di 2 miliardi di euro, così divisi: canone radio-tv 55%, home video 25%, cinema 18%, pay tv 2%. L’esborso nel 2012 potrebbe attestarsi intorno ai 21 miliardi di euro, e la pay tv potrebbe generare il 58% del totale della spesa. Il resto dovrebbe essere ripartito tra canone (23%), home video (8%), cinema (8%), internet (3%). In linea generale, il finanziamento della Rai avviene per il 47 per cento mediante gli introiti del canone, per il 40 per cento da proventi pubblicitari, per il restante 13 da altre attività, quali la cessione di diritti per la diffusione di programmi sportivi o film. La tv di Stato ha 956 milioni di euro di debiti, in gran parte, come tutte le imprese soprattutto pubbliche, nei riguardi dei fornitori. Non c’è altra azienda pubblica, a parte la Tirrenia di navigazione, che debba fare i conti con problemi strutturali tanto pesanti. Il calo della pubblicità, per esempio. Nel 2009 la flessione netta degli introiti si è aggirata intorno ai 140 milioni, dopo i 40 già perduti nel 2008. Compresi i lavoratori a tempo determinato, la Rai paga 13.236 dipendenti, spendendo un miliardo e 9 milioni di euro. Mediaset Italia nel 2008 ne ha retribuiti mediamente 5.122. Nel 2009, con gli introiti, Mediaset ha sorpassato la Rai: 3.271 milioni contro 3.210. la prima volta che accade. Merito degli incassi della pay tv, opzione strategica alla quale la Rai ha sostanzialmente rinunciato. L’offerta dei canali digitali Rai, ai quali si accede con il pagamento del canone, comprende, oltre Rai Uno, Rai Due e Rai Tre, canali di news, storia, intrattenimento per ragazzi, film e serie tv. Mediaset Premium, lanciata nel 2005, offre sul digitale, a partire da 19,90 euro al mese, pacchetti con serie tv, cinema e sport. Sky ha avviato quest’anno una campagna, per vecchi e nuovi abbonati, con la promozione di televisori ad alta definizione (Samsung o Sony Full Hd). L’offerta prevede 50 euro di ingresso e 6 euro mensili per 3 anni (266 euro di spesa suddivisa in 36 mesi). Sul mercato italiano è presente un’altra piattaforma televisiva a pagamento: Dahlia. Conosciuta in Svezia come Boxer, in Finlandia come Plus TV e in Spagna con lo stesso nome italiano, offre diversi canali dedicati allo sport, Dahlia Eros (il primo canale in Italia dedicato interamente all’eros), Dahlia Adult e Dahlia Explorer, il primo canale sul digitale terrestre interamente dedicato ai documentari. Le carte prepagate partono da 29 euro al mese, ma ci sono anche pacchetti a partire da 57 euro per tre mesi.